
Gli attivisti di sinistra manifestano per George Floyd e in nome della lotta alle discriminazioni tornano a chiedere lo ius soli. Intanto 20.000 persone sono pronte a partire dalla Libia e l'immigrazione è di nuovo fuori controllo. Così le tensioni crescono.Come possono amare l'Italia movimenti politici che ne hanno così scarsa considerazione? Se si ascoltano attentamente i discorsi dei vari attivisti di sinistra - a partire dalle sardine appena ripescate dall'abisso in cui la Storia le aveva giustamente confinate - ci si rende conto che costoro considerano la nostra nazione una triste periferia dell'impero. Il massimo dell'innovazione, per loro, consiste nell'adeguarsi alle tendenze provenienti da Oltreoceano. Che si tratti di discussioni sul gender o di rampogne sul razzismo, i progressisti italiani prendono il peggio che il mondo anglosassone ha da offrire e lo trasportano qui, senza curarsi delle diverse condizioni ambientali, culturali, storiche e politiche.È un vizio antico: come una volta sfilavano contro la guerra in Vietnam, adesso si inginocchiano per George Floyd. Imbevuti di politicamente corretto - cioè di un pensiero che, nella sua forma corrente, origina dalle università statunitensi - si comportano come se la Penisola fosse l'Alabama degli anni Cinquanta. A uno sguardo superficiale, tale fenomeno risulta semplicemente grottesco: le piazze di Torino, Roma e Bologna gonfie di indignazione per il comportamento della polizia di Minneapolis fanno ridere, e suscitano anche un po' di pietà. Però questo trapianto forzato d'ideologia produce comunque esiti nefasti. Negli Stati Uniti, fino a qualche decina di anni fa, era in vigore la segregazione razziale, che ha resistito a lungo dopo essere cresciuta sulle rovine della schiavitù. Per lavarsi la coscienza, gli americani hanno cercato di tappare i buchi neri con trovate balzane come l'affirmative action, le quote e altri strumenti che - nel tentativo di ricalibrare le diseguaglianze - hanno prodotto soltanto più tensioni e ingiustizie. La discussione sul razzismo in America non può prescindere da questo contesto storico. Ed è certamente più sensata di qualunque ragionamento analogo riguardante l'Italia. Qui da noi il razzismo biologico non ha mai attecchito fino in fondo, le discriminazioni in base alla razza sono proibite per legge da molto prima che negli Usa si iniziasse a discutere di diritti civili. Noi, insomma, non abbiamo un problema di razzismo, ma abbiamo in compenso molti problemi con l'immigrazione. Anche perché, a differenza dell'America, non nasciamo come nazione di immigrati. Eppure, le sardine, Leu e altri militanti assortiti cercano di sovrapporre la vicenda di George Floyd alla gestione italiana del fenomeno migratorio. Approfittando dell'ondata emotiva, sono addirittura tornati a pretendere l'approvazione di una legge sullo ius soli. «Noi saremmo per lo ius soli puro, ma siamo convinti che prima serva un'opera di sensibilizzazione, di educazione», ha detto Mattia Santori, un uomo chiamato cerchietto. Posto che ad aver bisogno di un po' di educazione sarebbero piuttosto i pescetti avariati, il punto è che queste odiose pantomime sull'Italia razzista e intollerante impediscono ogni discussione sensata sul tema migratorio. La stragrande maggioranza degli italiani non è infastidita dagli stranieri, e quando lo è ciò non dipende dal diverso colore della pelle. A irritare sono ricadute sociali delle migrazioni di massa, che a quanto risulta sono riprese a pieno ritmo. I cittadini siciliani non protestano perché arrivano centinaia di persone nere, mulatte o color del caffè. Sono infuriate perché i centri di accoglienza sono allo stremo, eppure si continua a far entrare gente. Gli italiani si adirano perché i costi dell'accoglienza sono ingiustificati. Si oppongono alla sanatoria voluta dal governo perché è inutile, anzi dannosa: sta favorendo il racket dei permessi di soggiorno, non aiuta l'agricoltura, non migliora le condizioni degli schiavi che vivono nelle baraccopoli. Secondo un report d'intelligence diffuso ieri, ci sarebbero circa 20.000 persone pronte a partire da Turchia e Libia, e guarda caso le Ong hanno ripreso l'attività di taxi proprio in queste ore. Il governo, di fronte a questo caos, non fa nulla, anzi parla di abolire i decreti sicurezza, mentre alcune forze di maggioranza tornano a baloccarsi con l'idea dello ius soli. Che cosa ha che fare tutto ciò con un nero ucciso dalla polizia negli Usa? Niente, se non altro perché Floyd era un cittadino americano e non un clandestino arrivato da un altro Stato su un barcone. Da un lato agli italiani viene imposta l'accoglienza, dall'altro li si accusa di essere razzisti proprio mentre sopportano le conseguenze dell'immigrazione senza regole. Anche se qui il razzismo non è diffuso, avanti di questo passo potrebbe diffondersi ulteriormente l'intolleranza, alimentata dal moralismo peloso e dalle politiche sciagurate. È l'ennesimo paradosso: quelli che dicono di voler combattere l'odio, sono i primi a generarlo.
Cristian Murianni-Davide Croatto-Andrea Carulli
Il proprietario del negozio Union Fade di Milano Cristian Murianni: «Una borsa Hermès degli anni Venti vale più di una odierna. Dentro c’è la cultura, la mano, il tempo. Noi viaggiamo in tutto il mondo alla ricerca di vestiti autentici e rari».
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