2023-02-28
Su Sky «Morte a Corso Francia: l’ultima notte di Gaia e Camilla»
True
«Morte a Corso Francia» (Sky)
La docuserie in due puntate sull'incidente che nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2019 causò la scomparsa delle due ragazze sedicenni, travolte da un suv mentre attraversano la strada sulle strisce pedonali nel cuore di Roma Nord, ha debuttato nella serata di lunedì 27 febbraio su Crime+Investigation.Ripercorrere casi di cronaca, porsi le domande cui i vuoti di legge e l’etica individuale non permettono di dare una risposta univoca, rivangare il passato per leggerlo una volta di più, alla luce di un presente contraddittorio, è diventato un esercizio noto della narrativa televisiva. «True crime», lo chiamano gli americani, «Crimini accaduti davvero», crimini nei quali la realtà – come da detto popolare – ha spesso superato la fantasia. Morte a Corso Francia, dunque, non è una produzione che possa stupire. Non nel senso stretto del termine. Eppure, qualcosa di nuovo, nella docuserie in due puntate che Crime+Investigation manderà in onda il 27 e 28 febbraio, alle 22.55, c’è: un tentativo di spiegare l’orrore attraverso un’analisi ponderata delle abitudini moderne, la ricerca di un senso che sia, soprattutto, sociale, la volontà di provare ad utilizzare la tragedia di tre famiglie per evitare ad altre uno stesso inferno. Morte a Corso Francia ha la sua ragione d’esistere in quel che la madre di Gaia Von Freymann ha detto essere la voglia di «ricordare che questa tragedia era evitabile». Gaia, sedicenne, non sarebbe dovuta morire. Avrebbe potuto attraversare le strisce pedonali di Corso Francia, a Roma, mano nella mano con la sua Camilla Romagnoli, l’amica di sempre, senza che un suv piombasse loro addosso. «Deve entrare in testa a tutti che per una stupidaggine può accadere una tragedia. In questa docuserie ci abbiamo messo il cuore e l’anima. Magari sarà una goccia di un oceano ma può allargare la mente. Io ancora non mi sento di andare nelle scuole, mi sono dedicata alla mia famiglia che si è distrutta dopo l’incidente. Lo dico ai giovani: non bevete non fate uso di sostanze, in questo caso fate guidare il vostro amico. La vita è una ed è meravigliosa, godetevela. Voi siete il futuro», ha ribadito con forza la mamma di Camilla, tornando con la mente al 22 dicembre 2019. Era passata da poco la mezzanotte, quando le ragazze hanno messo piede sulle strisce pedonali di Corso Francia, nel cuore di Roma Nord. Pochi passi e lo schianto. Un suv le ha travolte. Le sedicenni sono morte sul colpo, vittime di un impatto di violenza inaudita. Chi guidasse, per breve tempo, è stato taciuto. Poi, sui media è trapelato il nome di Pietro Genovese, figlio del regista Paolo. All’epoca dei fatti, quella notte del 2019, Genovese aveva diciott’anni. S’era messo alla guida dopo aver bevuto. Con gli amici giocava ai sorpassi. Mandava messaggi mentre guidava. Veloce, velocissimo. Troppo veloce per accorgersi di Gaia e Camilla e risparmiare loro la vita. La macchina del diciottenne ha investito le ragazze. Nessun attraversamento azzardato, nessuna goliardia. Avevano il verde Gaia e Camilla, credevano che le macchine, tre in totale, coinvolte nella gara, le avessero notate. Invece, arrivate alla terza corsia di Corso Francia sono state travolte. Nel 2021, il gup Gaspare Sturzo ha definito «assai elevato il grado di colpa» di Pietro Genovese, che con rito abbreviato è stato condannato ad otto anni di carcere per la morte delle sedicenni. «Mi auguro che questa docuserie possa restare come documento affinché i ragazzi non sciupino la vita. Basta un secondo o una distrazione per colpa del telefono. Oggi, chiedo che questa docuserie abbia un valore educativo per i ragazzi. È stato doloroso ripercorrere la vicenda, ma è stato un sacrificio necessario per i giovani e ne sono felice», ha proseguito la mamma di Gaia, che insieme al marito e ai genitori di Camilla ha rilasciato nella serie la propria testimonianza. Morte a Corso Francia: L’ultima notte di Gaia e Camilla ha dato voce ai genitori, agli amici, ai compagni delle ragazze. Si è chiesto cosa si celi veramente sotto la patina luccicante che ammanta Roma Nord, descritta come un’oasi felice, di ricchezza e benessere. Poi, si è spinto oltre, a capire (o cercare di) che responsabilità abbia in questa tragedia lo stile di vita dei giovani d’oggi, i social, la televisione, una goliardia di maniera che le abitudini (tecnologiche e non) dei ragazzi hanno gonfiato a dismisura.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)