2025-04-03
La sinistra ora teme per i ragazzi sbandati. Ma sono il frutto dei suoi cari lockdown
Intellettuali ed esperti adesso scoprono la violenza tra i giovani: «Stanno troppo in camera». Però nel 2020 glielo hanno imposto.D’ora in poi conviene che i politici, invece di perdere tempo in estenuanti conciliaboli di partito, trascorrano più tempo a guardare le serie televisive: quelle sì che possono dettare la linea. Da quando è uscita su Netflix la celeberrima Adolescence - storia di violenza brutale tra tredicenni - non si fa altro che parlare dei giovani italiani. Tutti sono preoccupati, tutti forniscono importantissime letture psico-sociologiche, tutti hanno soluzioni nel taschino. Il Corriere della Sera, ad esempio, sfodera uno studio di Espad Italia condotto dall’istituto di fisiologia clinica del CNR, il quale spiega che la violenza è in mostruosa crescita: aumentano le risse, le botte di gruppo, gli attacchi agli insegnanti. Sono soprattutto i maschi i protagonisti, ma crescono anche gli episodi di violenza femminile. Nel frattempo, grazie agli smartphone, il bullismo è enormemente amplificato. Quali sarebbero le cause di tale degrado? La parola che va per la maggiore è «fragilità». Gli adolescenti sono fragili, dunque diventano violenti. «II movente c’è sempre e ha a che fare con una forma di disperazione, di impossibilità a esprimere le emozioni che diventano, a un certo punto, dirompenti», spiega lo psicologo Matteo Lancini. «Si tratta di una fragilità emotiva che quando coglie i più fragili, quando resta muta, se non trova uno spazio di condivisione con l’altro si trasforma in gesto disperato».E come mai questi giovani fragili escono con i coltelli in tasca? Beh, ovvio: perché le lame sono un rimedio alla fragilità. «La lama in tasca li protegge dai demoni esterni e interni», dice Lancini. «Dietro questi fenomeni violenti c’è una forma profonda di fragilità mista a paura e frustrazione. Sono soggetti mossi dalla volontà di non essere catalogati come persone deboli e impaurite». A colpi di coltello contro i demoni interiori, niente male.Una bella responsabilità, secondo l’esperto, ricade sui genitori. «I ragazzi si sentono soli, c’è qualcosa che non sta funzionando nella trama affettiva che regola i rapporti. Manca la relazione autentica che è molto di più di un ascolto, ma è il sentire che c’è qualcuno con cui si può mettere in parola le proprie emozioni, anche quelle terribili e di cui ci si vergogna o quelle che possono ferire», continua Lancini. «Ma non solo. I ragazzi hanno bisogno di fare esperienze con il corpo. Oggi un preadolescente che non sta fermo a scuola viene considerato agitato, non si può muovere se non in contesti sportivi, ma a volte non basta. Ci preoccupiamo dei videogiochi perché istigano alla violenza, non della repressione che esercitiamo sui nostri giovani rinchiusi in camera». Segnatevela, questa storia della repressione, perché fra un attimo ci torneremo. Prima, però, dobbiamo sentire che cosa ha da dire sul tema della gioventù problematica l’illustre economista Tito Boeri. «Secondo l’Unicef sarebbero circa 11 milioni i bambini e gli adolescenti che soffrono di disagio psicologico nell’Unione Europea», scrive il nostro sulla Stampa. «Sono molte le spiegazioni offerte per questo fenomeno e, come sempre, c’è probabilmente un concorso di cause anziché un solo motivo. La pandemia ci ha lasciato in eredità un lungo strascico di condizioni di disagio avendo privato per lungo tempo gli adolescenti di interazioni sociali fondamentali in quella delicata fase evolutiva permeabile alle condizioni ambientali. La causa maggiormente richiamata per spiegare l’aumento del disagio giovanile è comunque legata all’accesso precoce ai social media e alle restrizioni imposte dai genitori alle interazioni nella vita reale per una forma di protezione eccessiva dei propri figli». Rieccola qui, la repressione.Conclude Boeri: «I possibili rimedi a questo stato di cose andrebbero cercati in alternative all’uso ossessivo degli smartphone, piuttosto che alla proibizione del loro uso. Invece di utilizzare i soldi del Pnrr per distribuire dispositivi elettronici agli studenti delle scuole elementari, meglio sarebbe destinare quelle risorse a costruire campetti da calcio, palestre di basket e piscine, incoraggiando alla vita sportiva e alla socialità. Anche la musica può essere un potente antidoto contro gli stati depressivi e l’emarginazione». Riassumendo, grazie ai grandi giornali italiani abbiamo scoperto che i giovani sono violenti. E sono violenti perché sono fragili. E sono fragili perché i genitori li reprimono e gli smartphone li alienano dalla vita reale. Una diagnosi perfetta, che condividiamo in toto. Ci chiediamo tuttavia dove siano stati nascosti questi luminari negli ultimi cinque anni e passa. I sinceri progressisti che oggi si struggono per le sorti di ragazze e ragazzi, non molto tempo fa erano in prima a fila a celebrare le bellezze della tecnologia, la potenza dei social network e la grandeur della Silicon Valley. Questo giornale - quasi dieci anni fa ormai - ha condotto una strenua battaglia contro la presenza nelle classi dei dispositivi digitali, e all’epoca le forze illuminate e di sinistra ci trattavano come trogloditi passatisti. Ora piangono per i risultati. Quanto agli adolescenti rinchiusi nelle loro camerette: dite sul serio? Sicuramente è vero che i genitori odierni sono troppo ansiosi e ossessionati dalla cura, ma qui qualcuno dimentica la reclusione forzata a cui i giovani sono stati inutilmente sottoposti durante la pandemia. Didattica a distanza, lockdown, isolamento sociale, divieto di praticare sport per i non vaccinati: è stata abusata una generazione, e tutti gli studi dimostrano un peggioramento del quadro psichico e un aumento delle violenze a seguito di queste sciagurate imposizioni. C’è qualcuno, fra i grandi esperti che ora prendono la parola, che abbia il coraggio di dire le cose come stanno, a costo di criticare i politici di riferimento? A quanto pare il coraggio non abbonda. Veniamo infine alla benedetta fragilità. È un discorso che ritorna con frequenza, e fa il paio con la riflessione sul narcisismo diffuso. La fragilità - sicuramente presente - ha infatti una doppia faccia. Da un lato rende gli adolescenti sofferenti e vulnerabili, dall’altro alimenta le risposte violente, anche nei rapporti sentimentali. Scrive bene Michela Marzano su Repubblica commentando l’omicidio della ventiduenne Sara Campanella da parte di un compagno di università non molto più grande (Stefano Argentino, 27 anni): bisogna imparare ad accettare i no. Occorre affrontare e gestire i fallimenti, le emozioni negative, le fatiche e le asperità dell’esistenza. Ma i giovani fragili - ci sia concessa la semplificazione - non sanno farlo. E occorre chiedersi il perché. La risposta, con tutta probabilità, è che questa società non li ha abituati al confronto con la difficoltà. Bisogna dire dei no, certo: ma chi dovrebbe dirli, questi no? La famiglia? Beh, forse sì, ma è un po’ tardi invocarla oggi dopo averla combattuta e svalutata per decenni, dopo aver brigato per dissolverla in quanto istituzione autoritaria. Più in generale, tutte le forme di autorità sono state (e sono ancora) avversate e svilite, dal padre alla scuola. La modernità ha eletto l’ordine verticale a nemico, ha promosso i promesso di eliminare il male creando paradisi artificiali. Che cosa ha ottenuto? Altro male, altra violenza, altra alienazione.Nel 1988 lo scrittore britannico James G. Ballard aveva previsto tutto con il romanzo Un gioco da bambini, in cui i figli di un sobborgo ricco e iperprotetto improvvisamente fanno esplodere una violenza spaventosa. Il motivo? «Incapaci di manifestare i propri sentimenti o di reagire a quelli altrui, soffocati sotto una coltre di elogi e approvazioni, si sentivano imprigionati per sempre in un universo perfetto. In una società totalmente sana, l’unica libertà è la follia». Ebbene, la follia ci ha raggiunto, ed è patetico piangere ora sul sangue versato.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.