2024-09-24
Pandemia, la sinistra inglese indaga. Quella italiana ha paura della verità
Il governo laburista britannico ha annunciato approfondimenti sui contratti stipulati durante l’emergenza per un valore di oltre 600 milioni di sterline. Qui basta una semplice commissione per gridare allo scandalo.Non è raro – anzi, si può affermare sia una consuetudine – che la sinistra italiana copi temi e battaglie dai progressisti stranieri, talvolta con lo straniante effetto di deviare il dibattito italiano su questioni lontanissime dalla nostra realtà. A quanto pare, tuttavia, questa abitudine alla clonazione si manifesta soltanto relativamente alle cattive idee straniere, evitando accuratamente quelle buone. Ad esempio quella appena partorita dai laburisti britannici riguardo all’epidemia da Covid 19.Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere inglese (l’equivalente del nostro ministro delle Finanze o del Tesoro) ha annunciato che avvierà indagini su contratti stipulati durante l’emergenza Covid per un valore di oltre 600 milioni di sterline (più o meno 716 milioni di euro). Si tratta di accordi stipulati dal governo conservatore e, come spiega Agenzia Nova, «si riferiscono agli appalti pubblici per l’acquisto di forniture mediche e dispositivi di protezione individuale (Dpi), come mascherine e guanti, necessari per affrontare l’emergenza sanitaria».I conservatori non si erano tirati indietro riguardo al Covid: sono stati tra i primi in Europa a promuovere una riflessione e una rielaborazione di quanto accaduto negli anni neri della pandemia, e proprio dal fronte destrorso britannico sono arrivate parecchie ammissioni di responsabilità sulle politiche sanitarie, ammissioni di gravi errori compresi. Mancava forse l’aspetto più economico della faccenda, su cui ora la Reeves vuole indagare. La cancelliera ha spiegato che questi contratti riguarderebbero «miliardi di sterline di denaro pubblico consegnati ad amici e donatori del Partito conservatore. Miliardi di sterline in più frodati ai danni dei contribuenti».Stando a quanto scrive il Guardian, la Reeves «deferirà più della metà dei contratti per materiali come le mascherine al nuovo commissario per la corruzione in materia di Covid, dopo che il governo precedente aveva raccomandato di abbandonare qualsiasi tentativo di indagine al riguardo».Proprio il Guardian aveva rivelato l’anno scorso che una pari conservatrice, Michelle Mone, aveva tratto beneficio dal «modo in cui i lucrativi contratti Covid venivano assegnati tramite una corsia vip». La Mone era legata a Ppe Medpro, società «a cui erano stati assegnati contratti per un valore di 200 milioni di sterline. La società è oggetto di una lunga indagine da parte della National Crime Agency».«Quando siamo entrati a far parte del governo», ha dichiarato la Reeves, «abbiamo trovato 674 milioni di sterline di contratti per dispositivi di protezione individuale in contestazione. Stiamo rispettando il nostro impegno di nominare un commissario per la corruzione legata al Covid. Non potrebbe essere più urgente».Tra i vari contratti segnalati pare ve ne sia uno da 33 milioni di sterline assegnato a una società di ricerca sulla cannabis e riguardante, chissà come, la fornitura di dispositivi di protezione individuale. Sempre il Guardian riporta che i rappresentanti del partito laburista «hanno dichiarato che ora deferiranno poco più della metà dei contratti Covid ancora in discussione al nuovo commissario per la corruzione, la cui nomina è prevista nei prossimi mesi. Essi ritengono che il commissario probabilmente ne deferirà alcuni alla National Crime Agency o al Serious Fraud Office, aprendo così la strada a possibili azioni penali. Si potrebbero recuperare 2,6 miliardi di sterline derivanti da sprechi, frodi e contratti difettosi».Ora, come è evidente la questione dei contratti di fornitura dei dispositivi di protezione è largamente dibattuta in varie nazioni, non soltanto nel Regno Unito. E si tratta, in fondo, di una questione quasi marginale rispetto all’enormità dei problemi sollevati dalla gestione sanitaria della pandemia. Ciò non significa che la faccenda non vada indagata e sbrogliata. L’aspetto più interessante, in ogni caso, è un altro, almeno per noi. E cioè il fatto che siano i laburisti a voler indagare sulla pandemia: qui succede l’esatto contrario, la sinistra da mesi e mesi si oppone con ogni mezzo alla commissione d’inchiesta sul Covid.Giusto pochi giorni fa, quando sono finalmente partiti i lavori della commissione, la presidente dei deputati del Pd, Chiara Braga, ha fatto fuoco e fiamme: «Un ulteriore grave strappo istituzionale, la nuova commissione d’inchiesta nasce a colpi di maggioranza. Più che un luogo di garanzia nasce oggi un tribunale politico che le forze di governo intendono utilizzare a proprio piacimento per colpire le opposizioni con sentenze già scritte», ha detto. «La Commissione d’inchiesta sul Covid è un’inaudita forzatura perché è il tentativo della maggioranza di mistificare la realtà dei fatti. Ha l’obiettivo, infatti, di creare una versione alternativa degli eventi, con l’unico scopo di attribuire colpe e responsabilità politiche a chi allora aveva la responsabilità di quelle scelte e che oggi per la maggioranza è solo un avversario politico».Ancora più duro, sempre sul fronte Pd, il commento dell’ex virostar Andrea Crisanti, secondo cui la commissione è «un monumento alla disinformazione», nientemeno. Secondo Crisanti «questa commissione non ha né le competenze tecniche né l’autorevolezza e la credibilità per giungere a nessuna conclusione. Non parlo di legittimità, perché quella ce l’ha, gliel’ha data il Parlamento, ma di autorevolezza e credibilità. Lì dentro non c’è nessuno che capisce nulla di microbiologia o di epidemiologia. Non solo: ha anche un mandato ristretto». Insomma, i dem ce la mettono tutta per screditare il lavoro d’inchiesta ancora prima che inizi. Eppure, di là dalla Manica, sono proprio il loro cugini laburisti a pretendere che si indaghi sulla gestione della pandemia e si faccia chiarezza su quanto deciso negli anni del Covid. Anche i laburisti sono in malafede e intendono soltanto colpire gli avversari? Può darsi. Ma la sensazione è che a essere in malafede siano più che altro i nostri cari democratici, timorosi di aprire l’armadio per non far prendere freddo ai numerosi scheletri che contiene.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.