
I democratici sono buoni a prescindere nonostante fomentino il risentimento anche di Stato contro chi, per esempio, non si vaccina. E il movimento Lgbt? Una minoranza che non protegge gli omosessuali dall’unico, vero pericolo: l’islamizzazione dell’Europa.Lunedì 20 giugno ha fatto sentire la sua dolente voce la Commissione straordinaria intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza, guidata dalla senatrice Liliana Segre. La commissione ha lo scopo di dare valenza oggettiva a giudizi tragicamente soggettivi, cioè di parte, annientando qualsiasi speranza di libertà di parola. Il mondo si divide in buoni e cattivi e i buoni decidono chi sono i cattivi. Permettere agli immigrati diritti negati agli italiani, rifiutare tamponi e vaccini, per esempio, eliminare solo per loro doveri, invece, assoluti per gli italiani, pagare i biglietti sui treni, non insultare la polizia, è razzismo o antirazzismo? Oppure si considera razzismo soltanto essere allibiti dalle centinaia di tunisini, provenienti quindi da una nazione assolutamente normale, scaricati sulle nostre coste negli ultimi giorni perché gli italiani li mantengano?Perché l’antisemitismo deve essere combattuto per legge, mentre il cristianesimo può essere oltraggiato a ogni Gay pride e nessun personaggio politico ricorda mai i cristiani massacrati ogni giorno per la loro fede? Gli immigrati cristiani sono perseguitati da immigrati islamici anche sul suolo italiano, sono stati assassinati sui barconi, l’indifferenza al loro martirio non è una forma ignobile di razzismo? Ogni europeo assassinato da qualcuno che grida «Allah akbar» è ignorato come vittima. Ricordarlo, anzi, potrebbe fomentare l’odio. Pensavamo di esserci liberati di questa boiata, ma è stata una tenerissima illusione. Per inciso: ma dove sono gli impavidi combattenti contro l’odio mentre Dostoevskij è vietato all’università, Tchaikovsky è vietato a teatro, gli atleti russi, i ballerini russi, le violiniste russe, gli scrittori russi, i cani russi e anche gli alberi russi sono espulsi da qualsiasi competizione? Dove sono i guerrieri contro l’odio quando la lettera «Z» è esclusa dall’alfabeto, vietata come era vietata la svastica, fino a quando, però, non l’hanno adottata quelli del battaglione Azov, che sono brave persone e usano la svastica per motivi puramente folkloristici? Dove si erano cacciati mentre David Parenzo, Selvaggia Lucarelli, Renato Brunetta e innumerevoli altri, alcuni anche medici, invitavano alla persecuzione più odiosa contro tutti coloro che, rifiutando un siero genico sperimentale, hanno non solo esercitato i loro diritti, ma anche costituito in gruppo di controllo necessario perché i danneggiati dal vaccino anti Covid possano mai sperare in un risarcimento? Queste persone sono state multate e private dei più elementari diritti umani, dal lavorare all’usare i mezzi pubblici. E questo è stato possibile grazie a una violentissima e capillare campagna di odio. I vari discorsi contro l’odio sono semplicemente un ennesimo bavaglio. Campagne di odio sono state, da sempre, lanciate contro i leader di destra, soprattutto nel momento in cui davano l’impressione di vincere. L’odio a sinistra è permesso perché loro sono buoni a prescindere, dotati geneticamente dell’unica etica disponibile. Dopo il massacro di Silvio Berlusconi e quello di Matteo Salvini quando stravinceva le elezioni, ora è il turno di Giorgia Meloni. La sua oratoria non è abbastanza sussurrata. La Meloni ha detto in Spagna cose ovvie, e particolarmente ovvie per un partito moderato: sì alla famiglia naturale, sì alla cultura della vita, non alle istanze Lgbt, ma le ha dette con un tono di voce non abbastanza sussurrato. Il movimento Lgbt, vale la pena di ricordarlo, è un movimento di sinistra, che include solo una minoranza dei maschi omosessuali, un’infima minoranza di donne lesbiche, che si sono dissociate dal movimento in quanto contrarie alla pratica crudele e atroce della gestazione per altri. Fanno parte, in compenso, del movimento tutti i suoi sponsor, Onu, Ue, partiti di sinistra di tutto il mondo, Hollywood, cantanti, registi, attori, il mondo accademico, l’Associazione psichiatri americani, tutte le multinazionali e le banche che sponsorizzano i pride. La stragrande maggioranza degli omosessuali non si riconosce nelle sue istanze. Il gruppo degli omosessuali di destra dichiara orgogliosamente: «Sì, esistiamo. Siamo omosessuali e non siamo di sinistra. Non siamo “persone Lgbt”, ma persone e basta, come tutte le altre. Non ci riconosciamo nello stile e nei contenuti delle rivendicazioni delle lobby gay, né siamo fan dei gay Pride o dell’arcobaleno. Non siamo definiti da un orientamento e non siamo orgogliosi, né ci vergogniamo del nostro essere. Riteniamo che la famiglia naturale non sia equiparabile ad altre forme di unione e che, per quanto possibile, ogni persona debba avere il diritto ad avere un padre e una madre, o almeno a sapere chi sono. Guardiamo con preoccupazione alla crescente promozione della transessualità nei bambini e alla diffusione delle teorie gender nelle scuole. Siamo contrari all’indefinito concetto di identità di genere, che pone problemi di carattere sociale e giuridico. Pensiamo sia ingiusta la logica del “figlio a ogni costo” e che pratiche come l’utero in affitto non siano progresso o gesti di altruismo, ma regresso ed egoismo. Riteniamo che il concetto di omofobia, troppe volte, sia utilizzato in maniera strumentale per screditare il pensiero altrui. Non siamo quelli che fanno clamore o che fanno del vittimismo la propria bandiera, ma è giunto il momento in cui, come diceva Oriana, “tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo”».Il movimento Lgbt non protegge gli omosessuali dall’unico vero pericolo: l’islamizzazione dell’Europa. Nelle scuole coraniche si inneggia alla loro persecuzione, nei quartieri a maggioranza islamica sono a rischio. Il movimento Lgbt è cancel culture, e la cancel culture spiana la strada all’islam. Lo hanno intuito gli omosessuali di destra e lo aveva intuito Pim Fortuyn, uomo politico omosessuale olandese che il 6 maggio 2002 fu assassinato solo nove giorni prima delle elezioni generali in Olanda. Il movimento Lgbt, di sinistra e quindi favorevole all’immigrazione incontrollata, non lo ricorda come un martire. E invece lui lo è.
Nel 2025 la Bce ha tagliato di 1 punto gli interessi, ma i prestiti casa sono diventati più cari. Su un fisso (9 su 10 lo preferiscono al variabile) da 150.000 euro a 25 anni il salasso è di 600 euro all’anno. Motivo? I mercati non credono possano esserci altre sforbiciate.
La Bce taglia i tassi o comunque non li aumenta e i mutui per comprare casa sono sempre più cari. È questo il paradossale fenomeno con il quale devono fare i conti le famiglie italiane che hanno deciso di indebitarsi pur di coronare il sogno di una vita: l’abitazione di proprietà. Tanto per intenderci: nel 2025, la Banca Centrale Europea ha limato per quattro volte il costo del denaro portandolo dal 3 al 2%. Si poteva sperare in qualcosa in più soprattutto con un Europa che cresce a ritmi lentissimi e con un’inflazione tutto sommato stabile, ma tant’è.
Le fake news russe diventano la scusa per varare il Democracy shield, l’ente per la «resilienza democratica» con cui l’Europa si arrogherà il diritto di controllare l’informazione. Che già influenza coi soldi a tv e giornali.
La Commissione europea si prepara a sferrare un attacco frontale contro quella che definisce «disinformazione» e «ingerenza straniera», ma i suoi piani sollevano gravi interrogativi sulla libertà di espressione dell’Unione. L’iniziativa, presentata come il nuovo «Scudo europeo per la democrazia» (Democracy shield), viene lanciata oggi a Bruxelles. Al centro di questo piano c’è la proposta di istituire una nuova struttura, il Centro europeo per la resilienza democratica, presentata come un polo per coordinare gli sforzi tra l’Ue e i Paesi membri contro attacchi ibridi di disinformazione provenienti, in particolare, da attori stranieri come la Russia.
Antonio Chiappani (Ansa)
Proteste in commissione Covid per l’audizione di Antonio Chiappani, il procuratore che indagò Conte e Speranza per epidemia colposa. Lui cita il codice penale: non impedire un evento evitabile equivale a cagionarlo.
Ancora una volta gli auditi proposti dalla maggioranza sono puntualmente contestati dall’opposizione. Succede in commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria Covid. Ieri, a essere ascoltato era Antonio Chiappani, già procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Bergamo. «Sono qui per rappresentare tutte le criticità della prima fase della pandemia», ha spiegato più volte il magistrato, elencando le conseguenze del mancato aggiornamento e della non attuazione del piano del 2006. Apriti cielo. Il deputato Alfonso Colucci del M5s ha strepitato che «non è il caso di rifare il processo a Conte e Speranza», e che Chiappani avrebbe definito «sbagliato il provvedimento del tribunale dei ministri» mentre «le tesi dell’accusa si sono rivelate un buco nell’acqua».
2025-11-12
Viale Papiniano, il cantiere finisce sotto sequestro: per la Procura è nuova costruzione abusiva
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Dopo le inchieste dell’estate scorsa, arriva il provvedimento della magistratura: bloccato il palazzo di otto piani che avevamo raccontato su La Verità. Secondo i pm, dietro la Scia di ristrutturazione si nascondeva un intervento fuori scala, privo di piano attuativo e permesso di costruire.
In agosto era soltanto uno dei tanti cantieri finiti sui tavoli della procura di Milano tra le decine di filoni dell'inchiesta urbanistica. Oggi, quelle carte sono diventate un fascicolo giudiziario. E' stato disposto il sequestro preventivo dell’area di viale Papiniano 48, dove la società Papiniano 48 Srl stava realizzando un edificio residenziale di otto piani e due interrati al posto di un vecchio laboratorio commerciale di tre piani.
Secondo il decreto firmato il 10 novembre dal pubblico ministero Giovanna Cavalleri, con la co-firma del sostituto Luisa Baima Bollone e coordinanti dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, si tratta a tutti gli effetti «di una nuova costruzione in assenza di valido titolo edilizio». Il provvedimento, emesso d’urgenza, ordina il blocco immediato dei lavori «per evitare l’aggravamento delle conseguenze del reato e l’ulteriore avanzamento dell’edificio abusivo».
Gli indagati sono Mauro Colombo, direttore dei lavori e progettista, e Salvatore Murè, amministratore unico della Papiniano 48 Srl e della Murè Costruzioni. Entrambi sono accusati di lottizzazione abusiva e costruzione senza permesso di edificare, in violazione del Testo unico dell’edilizia.
La storia del cantiere — già raccontata questa estate dalla Verità — era iniziata con una Scia edilizia (Segnalazione certificata di inizio attività) presentata nel 2021 come “ristrutturazione con demolizione e ricostruzione”. In realtà, scrive la Procura, l’intervento “consiste nella demolizione integrale di un fabbricato e nella costruzione di un nuovo edificio di otto piani fuori terra e due interrati, con caratteristiche morfologiche e volumetriche completamente diverse”.
In altre parole: non un recupero, ma una nuova costruzione. E non una qualsiasi. L’immobile, una volta completato, avrebbe superato i 25 metri di altezza e i 3 metri cubi per metro quadrato di densità, soglie che — spiega il decreto — obbligano per legge a un piano attuativo o una lottizzazione convenzionata. Nessuno dei due strumenti era stato approvato.
Il Comune di Milano aveva già sospeso i lavori nel maggio 2024, rilevando «caratteristiche dimensionali e morfologiche eccedenti i limiti consentiti» e avviando un procedimento di annullamento d’ufficio della Scia. La società, tuttavia, ha ripreso il cantiere nell’autunno di quest’anno, dopo aver tentato — invano — di trasformare la pratica in un permesso di costruire convenzionato tramite un accordo con Palazzo Marino.
Il 16 ottobre scorso la Papiniano 48 Srl ha comunicato la ripresa dei lavori “a prescindere dall’esito del procedimento”, e pochi giorni dopo gli agenti della Polizia Locale hanno documentato la gettata del primo piano in cemento armato. Da qui l’intervento urgente della Procura.
Nel decreto si parla esplicitamente di una vicenda “sovrapponibile” ad altri cantieri già finiti sotto sequestro — come quelli di via Crescenzago e via Cancano — e di una “prassi illegittima” consolidata negli anni, in cui opere edilizie ad alto impatto urbanistico venivano impropriamente qualificate come ristrutturazioni per evitare piani attuativi e permessi di costruire.
La Procura ricorda anche la circolare comunale del 2023, sospesa la scorsa primavera, che aveva aperto la strada a interpretazioni “elastiche” dell’articolo 41-quinquies della legge urbanistica, quello che impone limiti di altezza e densità. «Tale disposizione — scrivono i magistrati — esprime un principio fondamentale della pianificazione, non derogabile da circolari o leggi regionali».
Il terreno di viale Papiniano 48, inoltre, è sottoposto a vincolo paesaggistico e rientra nel “Nucleo di Antica Formazione” del Comune, oltre che nel vincolo regionale “Naviglio Grande – Nucleo rurale di interesse paesaggistico”. Per la Procura, la trasformazione dell’area «comporta una lesione irreversibile dei beni tutelati dalla normativa urbanistica e ambientale».
L’edificio preesistente era basso, a uso commerciale, compatibile con il tessuto storico. Il nuovo, con otto piani e due interrati, cambierebbe completamente la morfologia dell’isolato.
Il sequestro di viale Papiniano arriva in un momento cruciale per l’amministrazione milanese, ancora alle prese con le inchieste sull’urbanistica che hanno toccato anche dirigenti comunali, professionisti e imprenditori. La stessa delibera di Giunta del maggio 2025 — citata nel decreto — era nata per fare chiarezza dopo mesi di indagini e polemiche.
Ora, con questo nuovo provvedimento, la magistratura sembra consolidare una linea: la stagione delle “Scia creative” è finita.
E quel palazzo che in agosto sembrava solo “troppo alto per essere vero” diventa oggi un simbolo giudiziario del nuovo corso milanese, dove i confini tra ristrutturazione e nuova costruzione non sono più soltanto una questione tecnica, ma un banco di prova per la legalità urbanistica della città.
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