2025-06-28
Sinistra contro le cliniche private. Ma se fanno aborti sono intoccabili
Da sempre i progressisti osteggiano i finanziamenti pubblici alle compagnie sanitarie. Eppure, ora frignano per il taglio dei fondi statali Usa a Planned Parenthood, colosso milionario delle interruzioni di gravidanza.Dopo una vita passata a difendere la magnificenza dello Stato e a celebrare le meraviglie della sanità pubblica, sono finiti a fare i difensori d’ufficio delle corporation e degli interessi privati sulla salute. In effetti è stupefacente osservare la veemenza con cui i progressisti di ogni ordine e grado stanno difendendo Planned Parenthood - la più potente organizzazione responsabile di cliniche per aborto negli Stati Uniti - da quelli che vengono giudicati indegni attacchi trumpiani alla libertà e al corpo delle donne.I fatti sono noti. La Corte suprema americana si è espressa sul caso Medina v. Planned Parenthood South Atlantic. Con una maggioranza di sei a tre - e con l’ovvia opposizione dei liberal - la Corte ha deciso che gli Stati possono tagliare i finanziamenti pubblici elargiti tramite Medicaid a Planned Parenthood. Riviste sinistrorse come The New Republic si sono immediatamente stracciate le vesti parlando di attentato ai diritti femminili, e i media nostrani non sono stati da meno. L’articolo più impressionante è probabilmente quello del Manifesto. «Stavolta», scrive il giornale comunista, «non è solo l’Ivg nel mirino, ma ogni aspetto della salute riproduttiva delle donne, in particolare quelle a basso reddito che vengono private del diritto di rivolgersi agli operatori sanitari di loro scelta. A partire dal South Carolina, lo Stato da cui ha avuto origine il caso e dove nel 2018, con un ordine esecutivo del governatore Henry McMaster, è stato impedito alle cliniche che eseguono aborti di ricevere i rimborsi erogati da Medicaid (il programma assicurativo federale di cui beneficiano oltre 80 milioni di statunitensi a basso reddito), per qualunque forma di assistenza sanitaria fornita alle proprie pazienti. Per questo Planned Parenthood - organizzazione no profit la cui galassia di cliniche in tutti gli Usa ne fa il principale erogatore di servizi per la salute riproduttiva in tutto il Paese - aveva fatto causa contro l’ordine di McMaster insieme a una propria paziente, Julie Edwards, danneggiata dal taglio ai finanziamenti». Curioso: se si occupano di aborti, le organizzazioni private diventano all’improvviso fondamentali per garantire la libertà di scelta. I cari compagni la pensavano diversamente, tuttavia, quando si trattava di discutere di finanziamenti pubblici alla sanità privata e soprattutto alle scuole private. Ma i tempi cambiano e con essi, evidentemente, pure le esigenze. Non troppo diversi i toni di Repubblica: «Tre anni dopo aver abolito il diritto federale all’aborto, la Corte Suprema ha assestato un altro colpo alla libertà delle donne americane», scrive il quotidiano della sinistra intellettuale. «Ha riconosciuto al South Carolina il diritto di bloccare il trasferimento di fondi pubblici a Planned Parenthood, la più grande organizzazione negli Stati Uniti che si occupa di diritti riproduttivi. I fondi federali in questione sono quelli di Medicaid, il sistema pubblico di assistenza sanitaria per persone a basso reddito. La sentenza, approvata dai sei giudici conservatori e contestata dai tre membri liberal, rappresenta una vittoria per l’amministrazione Trump e il movimento antiabortista». Non potrebbero esserci lamenti più ipocriti e falsi. Tanto per cominciare, non è stato cancellato il - peraltro inesistente - diritto all’aborto. Semplicemente la Corte suprema negli anni passati ha difeso la libertà degli Stati di mettere regole più stringenti per l’interruzione di gravidanza. Quelli che lo desiderano possono limitarla, tutto qui: semplice e democratico. Quanto a Planned Parenthood, non si tratta esattamente di una organizzazione di buoni samaritani. Nata dall’iniziativa di fan dell’eugenetica, è diventata a tutti gli effetti un colosso che macina milioni e milioni. Un rapporto delle American Life League del 2023 ha dimostrato che «non solo gli amministratori delegati del gruppo sono pagati di più rispetto agli anni passati, ma percepiscono anche stipendi molto più elevati rispetto agli amministratori delegati di altre organizzazioni non-profit. Nel 2015, lo stipendio medio di un amministratore delegato di Planned Parenthood era di 237.999 dollari, mentre nel 2020 è salito a 317.564 dollari, con un aumento del 34%. L’amministratore delegato di Planned Parenthood meno pagato, una donna di colore, ha ricevuto 124.045 dollari, una delle quattro amministratrici delegate di colore presenti nell’organizzazione. Stopp International ha scoperto che questa Ceo supervisionava un’affiliata che guadagnava più di altre (36esima su 53 affiliate elencate), eppure il suo stipendio era il più basso - una scoperta degna di nota considerando le accuse quasi costanti di razzismo istituzionale rivolte a Planned Parenthood negli ultimi anni. Un’eccezione degna di nota è, ovviamente, Alexis McGill Johnson, presidente e ceo della Planned Parenthood Federation of America. Il suo stipendio nel 2020 era di 683.697 dollari». Capite bene che qui il lucro c’entra eccome.In ogni caso, ancora una volta, non c’è alcun diritto negato. Per decisione della Corte suprema, gli Stati potranno scegliere come spendere i propri soldi e a chi destinarli. Chi vorrà abortire potrà farlo in altre strutture o, pagando, da Planned Parenthood. E se davvero l’organizzazione non ha come scopo quello di fare soldi, il problema non sussiste: basterà che offra interventi gratuiti o a basso costo, sostenendosi con le donazioni come fanno tutte le associazioni no profit. Nessuna libertà cancellata, nessun diritto eliminato, nessuna donna vessata. Al contrario, viene garantita realmente la libertà degli Stati di autodeterminarsi. È risaputo, tuttavia, che a sinistra piace soltanto la libertà di obbedire.
Marco Risi (Getty Images)
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