2024-06-01
Silvia Sardone: «Europa minacciata dal jihadismo»
Silvia Sardone (Getty Images)
L’eurodeputata della Lega: «Le femministe in silenzio sulla ragazza ammazzata. Via il velo, le donne si sentano libere. E stop alla costruzione di moschee abusive».L’arresto in Pakistan della mamma di Saman, condannata all’ergastolo assieme al marito per aver organizzato e compiuto l’omicidio della figlia, rea a loro avviso di voler vivere all’occidentale e non accettare un matrimonio combinato, ha riportato d’attualità la questione della compatibilità dell’islam con la cultura e le istituzioni italiane. Vicende come quella di Saman dimostrano che spesso atti di fanatismo non riguardano esclusivamente imam integralisti o jihadisti radicalizzati, ma famiglie comuni che vivono e lavorano nel nostro paese. Poi c’è quanto accaduto ieri a Mannheim, in Germania, dove alcuni esponenti di un movimento di destra e un agente di polizia sono stati accoltellati da un integralista islamico, che pone fortemente l’accento sulla libertà d’espressione minacciata e sulla difesa della democrazia.Ne abbiamo parlato con Silvia Sardone, eurodeputata in carica della Lega e ricandidata per le elezioni, da sempre esposta in prima persona su questi temi, tanto da vivere sotto scorta per le minacce ricevute.Partiamo dall’arresto della mamma di Saman. Cosa insegna questa storia, che molti forse non vogliono capire? «Non è un caso isolato, purtroppo. Moltissime donne musulmane non sono libere di decidere della propria vita ma la sinistra ha scandalosamente derubricato il tutto a una vicenda solo culturale, a una questione di “patriarcato”. Ma quale patriarcato? Anzi, nella tragica morte di Saman, a quanto pare è stata proprio la madre a ricoprire un ruolo cruciale. È assurdo vedere come le nostre femministe, anche in queste ore, siano ancora in silenzio. In Italia e in Europa loro preferiscono parlare più di islamofobia che di rispetto per le donne. E io, che denuncio più di un caso di sopraffazione delle donne, ricevo minacce di morte e vado in giro sotto scorta».A proposito, ha visto cosa è successo ieri in Germania...«È l’ennesimo caso di questo genere. Altri politici sono stati uccisi, come in Olanda. La cosa inconcepibile è che di fronte a fatti oggettivi come l’islamizzazione e la violenza assassina, in Europa prevale il politicamente corretto, che indietreggia di fronte all’intimidazione, invece di difendere la nostra cultura con orgoglio, come facciamo noi. Ci stiamo ammorbidendo, ed è pericoloso».Cosa si può fare, in concreto, per invertire la tendenza? «Io all’Europarlamento ho promosso un atto per vietare il velo integrale nelle scuole. Se ne vedono sempre di più, anche alle elementari, e non mi si venga a dire che è una scelta consapevole a quell’età. Poi, le regole devono valere per tutti: si aprono moschee in barba a ogni autorizzazione, senza la destinazione d’uso e senza alcuna prescrizione igienica e di sicurezza. Se vogliono fare la moschea, chiedano le autorizzazioni che ogni cittadino italiano deve chiedere per qualsiasi attività, facciano accordi con lo Stato, facciano un albo degli imam, e li facciano predicare in italiano. Ricordo che negli ultimi 20 anni, dall’Italia, sono stati espulsi più di 30 predicatori d’odio».Sembra comunque che in Europa il vento stia cambiando anche su questi temi, oltre che per l’integralismo green. Cosa si aspetta da queste elezioni? «Spero che per la prima volta si possa avere un governo di centrodestra anche in Ue. Posso garantire che la Lega non voterà mai Ursula von der Leyen e che siamo quindi l’unica forza veramente d’opposizione. E per quello che mi riguarda, baluardo della libertà delle donne. Quella vera».
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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