2018-05-08
Il re dei diritti del calcio ama l'arte, Miami e il Milan
True
Il manager Riccardo Silva esce dall'inchiesta Infront sulle partite di serie A. Dalla perizia dei consulenti della procura emergono anche i contatti d'affari con Barbara Berlusconi e Geronimo La Russa. Il manager ha ricapitalizzato la Cardi black box, galleria d'arte londinese.Riccardo Silva, neppure cinquantenne, bocconiano rampante, è uno degli uomini più potenti del mondo. Basta guardare la sua pagina Instagram dove viene immortalato con i calciatori più forti, da Neymar a Kaka, o i manager che muovono le leve del calcio, come il numero uno della Fifa Gianni Infantino o lo sceicco Al Thani, proprietario del Paris Saint Germain ma soprattutto sceicco del Qatar. Proprietario di palazzi, ristoranti, aziende, si può definire tra i migliori imprenditori globali. Figlio d'arte, la famiglia paterna proprietaria da più di cento anni di Italsilva - gruppo Desa, uno dei principali gruppi chimici per produzione e distribuzione di detersivi e saponi, con sede a Seregno.Non a caso ha anche stretti rapporti con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, tanto da vantare persino una quota nella Cardi black box srl dal 2014, dopo un anno orribile per la rinomata galleria d'arte dove siedono tra i soci la figlia del presidente, Barbara Berlusconi (già a capo del Milan), Geronimo La Russa (figlio dell'ex ministro della Difesa Ignazio) e Luca Etro, figlio del noto stilista: nel 2013 il buco era di 150.000 euro. Di sicuro l'entrata di Silva è servita a dare un po' d'ossigeno.Per questo motivo nel 2014, poco prima dell'asta dei diritti televisivi vinta da Infront, Cardi ha portato la sede della società a Londra e ha preso come socio proprio Silva, che ora vanta il 40,70% della galleria. È questo uno degli aspetti più interessanti emerso nella relazione tecnica fornita da Axerta nel luglio del 2016 ai magistrati milanesi che però non hanno avuto spazio per approfondire ulteriormente la vicenda.Del resto non è una novità. La storia di Silva, ora di stanza a Miami, anche se iscritto all'anagrafe degli Italiani residenti all'estero dal 16 novembre 2010 con residenza a Londra, s'intreccia più volte con quella di Berlusconi. Amministra società che spaziano appunto dai detersivi (Chanteclaire) alle agenzie di modelle, vanta persino una gallery personale al Bass museum of art di Miami beach intitolata a lui e alla moglie Tatyana Silva, da cui ha avuto due figli, Giorgio e Nicolay. Ma il core business di Silva sono i diritti televisivi dei più importanti eventi sportivi del mondo, dal torneo di tennis Roland Garros fino alla Formula Uno al calcio. Caso vuole che nel 2016, anno in cui le indagini emergono con maggior forza, Silva abbia deciso di vendere la sua Media Partners & Silva ai cinesi di Wanda group dopo che gli stessi avevano rilevato l'anno prima Infront. Costo dell'affare? Più di un miliardo di euro gestito nei mesi in cui Berlusconi cedeva il Milan ai cinesi. Per di più Silva é proprietario della squadra di calcio di Miami con l'ex capitano del Milan Paolo Maldini. Ha uno stadio a lui intitolato e sta organizzando a Miami un campionato del mondo per club in vista del 2020 insieme con Stephen Ross, padrone dei Miami Dolphins, squadra di football, ora interessato a salvare il Milan. Ma come ha iniziatola sua carriera Silva, un manager che ama farsi fotografare con Chiara Ferragni e Fedez? Tutto nasce dal gruppo Media partners che a partire dai primi anni Duemila fino alla cessione al gruppo Infront (agosto 2006) ha operato a livello mondiale come titolare dei diritti di diffusione di eventi sportivi (anche italiani) presi in licenza direttamente dalle società. In base alla documentazione analizzata dai consulenti della procura di Milano, Ignazio Arcuri e Stefano Martinazzo, i rapporti tra il gruppo Media partners e Riccardo Silva, risalgono almeno al maggio 1999, quando quest'ultimo ha sottoscritto il 40,8% del capitale della neo-costituita Mediaweb, poi denominata MP web. Non solo. Nel luglio 2003 e nel dicembre 2004 Riccardo Silva ha rilevato complessivamente il 95% di Milan channel dalla società olandese MP Channels bv, quest'ultima detenuta da Mpi. Media partners international bv e riconducibile a Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli. Infine, nel luglio 2004, Riccardo Silva ha fondato la Media partners & Silva limited con sede a Dublino con il fine di intermediare i diritti audiovisivi del campionato di calcio italiano sui mercati internazionali. Silva vanta anche rapporti con la spagnola Mediapro, vincitrice dell'asta dei diritti delle partite di calcio in Italia 2018-2021, anche se ancora alle prese con la definizione dell'offerta dopo l'alleanza inedita tra Sky e Mediaset.Nel mondo di Silva è tutto perfetto, ma i consulenti della procura hanno scoperto un problema a carico della moglie. Tutto nasce da una mail dell'8 agosto 2015. «In particolare" si legge «nel messaggio si evidenzia che in seguito all'intensificarsi di alcuni contrasti sulla ripartizione delle quote di Mp & Silva intervenuti tra Marco Auletta e Carlo Pozzali, quest'ultimo ha ricordato a Riccardo Silva che Tatyana Perevozchikova (moglie di Riccardo Silva) risiede negli Stati Uniti «totalmente in maniera illegale» grazie, si evince dal tenore dell'email, «alla copertura fornita da un contratto di lavoro fittizio». «Io da anni», scrive Pozzali a Riccardo Silva, «metto a repentaglio la mia permanenza negli Stati Uniti a causa del favore di sponsorizzare un "working visa" a Tatyana totalmente in maniera illegale». In realtà Perevozchikova «non ha mai avuto a che fare nulla con la mia azienda», scrive Pozzali a Silva.Ancora più interessanti sono le mail dove Silva concordava i bandi dei diritti televisivi in Italia. Dalla lettura della relazione dei consulenti della procura si evince «che già la sera prima del giorno di disamina delle offerte (3 novembre 2009) e a qualche giorno della data in cui l'Assemblea della Lega Professionisti avrebbe proceduto ad assegnare i diritti audiovisivi esteri (6 novembre 2009), Riccardo Silva aveva ricevuto per email il dettaglio del contenuto delle buste, con l'indicazione dell'identità dell'offerente, dell'importo offerto e i commenti riguardanti le difformità riscontrate rispetto ai requisiti previsti dall'invito a offrire. Tutte informazioni che sarebbero dovute rimanere riservate fino all'assegnazione del 6 novembre successivo. Il 2 novembre Silva, sottolineano Arcuri e Martinazzo, avrebbe ricevuto, dal legale di Infront, che in quel momento è advisory della Lega nazionale professionisti, pure la bozza del verbale che la Lega nazionale professionisti avrebbe stilato il giorno successivo (3 novembre 2009) nel corso della riunione finalizzata ad esaminare le offerte pervenute.La stessa mail arrivò pure ai vertici di Infront. «Alla luce di quanto descritto» - scrivono i consulenti nella relazione - «appare evidente che l'invio della bozza del verbale a Riccardo Silva, in via anticipata rispetto alle valutazioni e all'assegnazione dei diritti audiovisivi esteri da parte della Lega Calcio contenente dati relativi alle offerte economiche e alle valutazioni sugli eventuali elementi di difformità emersi, sia da considerarsi irregolare e in conflitto con i doveri di confidenzialità ai quali il legale di Infront Italy era tenuto». In ogni caso l'asta è da ritenersi regolare: «non sussistono elementi idonei a sostenere l'accusa», tra le altre pure quella di turbativa d'asta che i magistrati milanesi hanno archiviato.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Flaminia Camilletti