2022-09-02
«Il Signore degli Anelli», la serie da un miliardo di dollari è su Prime
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La produzione de Il Signore degli Anelli, versione serie televisiva, disponibile da oggi su Amazon Prime Video, non è stata veloce, e nemmeno facile. Quasi un miliardo di dollari per realizzare una mole immensa di episodi: 40 in totale, suddivisi in 5 stagioni.Cinque anni di parole, di promesse. Cinque anni di attesa, un’attesa febbricitante dove la paura dell’ignoto, la sola idea di poter vedere rovinata la materia dei propri sogni ha rincorso la speranza di un mondo nuovo. La produzione de Il Signore degli Anelli, versione serie televisiva, disponibile da oggi su Amazon Prime Video, non è stata veloce, e nemmeno facile.Si è protratta negli anni del Covid-19, uno sforzo economico immane, il più grande mai compiuto per dare sostanza a un prodotto televisivo. Quasi un miliardo di dollari è stato messo sul tavolo per realizzare, a scatola chiusa, senza test di mercato a indicare in via aprioristica il gradimento del pubblico, una mole immensa di episodi: quaranta in totale, suddivisi in cinque stagioni. «Ti prego, non fare puttanate», è stato il monito franco che Bezos figlio ha rivolto a suo padre, Jeff, magnate di Amazon, della piattaforma che si è incaricata di produrla e trasmetterla, questa mole immensa. Bezos padre lo ha ringraziato e ha ringraziato i propri showrunner, Patrick McKay e JD Payne, per aver ascoltato alcuni consigli e averne ignorati altri. Per aver portato alla luce un universo che le trilogie di Peter Jackson avevano lasciato sommerso, per averlo fatto in tempo per un lancio settembrino.Il Signore degli Anelli - Gli anelli del potere, su Amazon Prime Video dal 2 settembre, è il titolo di punta della stagione autunnale. Atteso, temuto, circondato da quel misto di paura e riverenza che accompagna di solito le sacre scritture. «C’è gratitudine e la gioia di stringere un figlio per la prima volta fra le braccia: ora è nel mondo», hanno dichiarato gli showrunner, cui è andato il compito più arduo, adattare per la televisione la parte di J. R. R. Tolkien che Peter Jackson ha lasciato sottesa. La Seconda Era, la Terra di Mezzo colta tremila anni prima degli eventi che si sono visti al cinema, diciannove anelli del potere, divisi fra Elfi, Nani ed esseri umani, e il Male, Sauron, in ascesa. Gli anelli del potere, un cast di attori poco noti, è stato costruito su scritti «minori»: le Appendici apposte da Tolkien a Il ritorno del re, Silmarillion e i Racconti Incompiuti. È un atlante nuovo, visivamente nuovo, quello proposto allo spettatore. I luoghi che il cinema, la trilogia dell’Anello, ci ha raccontato in rovina sono floridi e prosperi. Gli Hobbit non ricoprono (ancora) il ruolo da protagonista che la narrazione assegnerà loro. Elfi e Nani vivono in armonia, certi di aver sconfitto Sauron e liberato la Terra di Mezzo dalla minaccia di una tirannia spietata, distruttiva. Isildur, figlio del re, ha brandito la spada paterna e tagliato di netto la mano di Sauron, vestita dell’anello più importante, il ventesimo, forgiato «per domarli tutti». Nulla più, dunque, potrebbe minare la libertà della Terra di Mezzo. L’alleanza di uomini ed Elfi ha vinto. E all’eternità di questa vittoria, così netta, così definitiva, sembra voler credere ciecamente. Stupidamente, quasi, perché una giovane Galadriel - elfa interpretata nei film dalla sempre eterea Cate Blanchett - ha provato a dar voce alle proprie paure. «Sauron non è sconfitto», ha cercato di dire inascoltata, plasmando un futuro di guerre, presagendo il ritorno del Male, silente ma presente. Galadriel ha messo in guardia il suo popolo, ma pochi si sono detti disposti a condividerne i timori: Halbrand, umano, Ellrond, mezzelfo. Poi, nulla o quasi.Gli anelli del potere, maestosa da un punto di vista visivo, è, dunque, il racconto di una determinazione feroce, quella di Galadriel, eroina - se così si è costretti a chiamarla - della serie televisiva.Galadriel è il traino dello show, il suo personaggio chiave. È il motore dell’azione, punto di unione e contatto fra la trilogia di Peter Jackson e l’ambizione di Jeff Bezos. Ed è credibile, fatto non scontato per un’attrice (Morfydd Clark) semisconosciuta, costretta a fare i conti con l’eredità di Cate Blanchette l’ossessione a tratti compulsiva di chi ha letto Tolkien e accettato poi di vederlo trasposto al cinema, con una geografia che il passare del tempo sembrava aver reso immutabile.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)