2019-01-29
Sicurezza e controlli dei mega concerti in mano ai clandestini: «Sfiorata la strage»
Migranti sottopagati ingaggiati come steward per gli spettacoli di Vasco, Rolling Stones e molti altri. Fermate quattro persone.Ricordate il concerto di Vasco Rossi a Modena Park, che si è tenuto nella città dell'Emilia Romagna il 17 luglio 2017, con uno spiegamento di forze di sicurezza senza precedenti e un'intera città bloccata per le misure antiterrorismo? Ecco, proprio lì, in mezzo ai 220.000 spettatori in visibilio, decine di clandestini, nomadi e pregiudicati si aggiravano tra il pubblico travestiti da steward. Senza che nessuno fosse a conoscenza della loro presenza né avesse la minima idea di cosa avessero portato all'interno dell'area e fin sotto al palco. E non è successo solo a Modena, ma anche a Imola al live dei Guns n' Roses che si è tenuto il 10 giugno dello stesso anno all'autodromo, alla serata dei Depeche Mode organizzata a Milano il 28 giugno, alla performace di David Guetta che si è svolta a Padova il 28 luglio, o ancora a Modena il 9 settembre per il concerto di dj Salmo e a Lucca per quello dei Rolling Stones, il 23 settembre 2017. Ad assoldare, in nero, lo staff irregolare due società che avevano l'incarico di fornire operatori formati e professionisti e che, invece, per fare la cresta sulla paga oraria, falsificavano i documenti per sfruttare manodopera a basso costo. L'inchiesta, denominata Security danger, è stata condotta dai carabinieri di Reggio Emilia e ha portato a quattro ordinanze cautelari e a varie perquisizioni. Gli attori principali del raggiro sarebbero i titolari di due importanti società di sicurezza operanti su tutto il territorio nazionale, un trentottenne modenese e un bolognese di 63 anni, che agivano in combutta con due pregiudicati campani, madre e figlio originari di Salerno, già noti come truffatori seriali e già arrestati nel 2016 perché, sempre nel Reggiano, avevano messo in piedi una catena di truffe online sugli affitti delle case vacanza. Questa volta invece, agendo di nuovo indisturbati, reclutavano direttamente dai centri di accoglienza sedicenti profughi appena sbarcati, o se capitava anche nomadi e altri pregiudicati. Il sistema era ben rodato: madre e figlio pubblicavano su siti di annunci, o sui social, offerte di lavoro per cercare candidati che volessero prendere parte ai concerti nella veste di uomini della security. Quando avevano messo insieme un numero sufficiente di candidati, questi venivano convocati a casa dei due, muniti di fototessera. A quel punto la foto veniva appiccicata su un tesserino di riconoscimento che riportava false autorizzazioni della prefettura di Napoli e i neoassunti venivano fatti salire su un furgoncino che li accompagnava sul luogo dell'evento. Qui venivano presentati ai responsabili, che, del tutto ignari di quanto stava accadendo, li prendevano in carico per spiegare loro il da farsi. Il lavoro consisteva nel controllare gli accessi, le borse e gli zaini dei fan in arrivo, far defluire la folla a fine serata e, comunque, rimanere sotto al palco per qualsiasi evenienza, per tutta la durata del concerto. In realtà nessuno dei sedicenti profughi arruolati per 6 euro all'ora (questa era la paga prevista) aveva la minima idea di cosa fare in caso di pericolo: molti di loro non parlavano nemmeno l'italiano e, ovviamente la società di truffatori non si era preoccupata di fare corsi di preparazione. Un fatto che già di per sé «ha esposto decine di migliaia di persone a un rischio incommensurabile in termini di sicurezza», hanno sottolineato i carabinieri. Ma c'è di più. Sulle decine di steward messi in campo dai truffatori nessuno ha mai effettuato alcun controllo: né sulla loro reale identità, né sugli effetti personali che portavano, indisturbati in mezzo alla folla. Erano i mesi degli attentati terroristici di Londra (quattro morti e 40 feriti davanti al Parlamento di Westminster il 22 marzo e sette morti e 48 feriti sul London bridge a giugno), Parigi (il 19 giugno un poliziotto colpito a martellate davanti a Notre Dame) e Barcellona (13 morti e più di 100 feriti il 17 agosto) e mentre anche in Italia era massima allerta per le forze dell'ordine, nelle zone più sensibili di grandi eventi si aggiravano persone senza identità appena sbarcate sulle nostre coste. «Se io fossi stato un terrorista avrei potuto fare qualsiasi cosa», ha spiegato ai carabinieri uno degli sfruttati, «nessuno ci ha mai controllato gli zaini, né passati al metal detector». L'indagine che ha portato a scoprire il sistema di reclutamento era partita quasi per caso dopo il ritrovamento fortuito, avvenuto durante una perquisizione eseguita per un'altra inchiesta, di decine di tesserini di riconoscimento plastificati tutti recanti nomi di stranieri. La faccenda aveva insospettito gli inquirenti che avevano verificato come, per la maggior parte, le tessere da «addetti ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi» fossero completamente false e intestate ai richiedenti asilo ospiti di un centro di accoglienza a Reggio Emilia.Oltre a reclutare i clandestini, i quattro ideatori del business non li pagavano nemmeno a fine lavoro, obbligandoli ad accettare altri incarichi nella speranza di recuperare la paga trattenuta. Ora i quattro finiti nel mirino degli inquirenti devono rispondere dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazioni a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.
Getty Images
Le manifestazioni guidate dalla Generazione Z contro corruzione e nepotismo hanno provocato almeno 23 morti e centinaia di feriti. In fiamme edifici istituzionali, ministri dimissionari e coprifuoco imposto dall’esercito mentre la crisi politica si aggrava.
La Procura di Torino indaga su un presunto sistema di frode fiscale basato su appalti fittizi e somministrazione irregolare di manodopera. Nove persone e dieci società coinvolte, beni sequestrati e amministrazione giudiziaria di una società con 500 dipendenti.