2025-03-31
Si rischia la guerra tra Etiopia ed Eritrea
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Membri delle forze armate eritree (Getty Images)
Cresce la tensione nel Corno d’Africa. Sta infatti aumentando il rischio di un conflitto armato tra Etiopia ed Eritrea. Al centro delle fibrillazioni sta la volontà di Addis Abeba di avere un accesso al Mar Rosso, che, secondo il primo ministro etiope Abiy Ahmed, risulterebbe una «una questione esistenziale».Il governo di Asmara, dal canto suo, si è detto «perplesso», definendo inoltre le ambizioni etiopi «fuorvianti e obsolete». Almeno per il momento, Abiy ha escluso la volontà di avviare un’azione militare. «L'Etiopia non ha alcuna intenzione di entrare in conflitto con l'Eritrea allo scopo di ottenere l'accesso al mare», ha dichiarato lo scorso 20 marzo. Tuttavia, secondo Reuters, Addis Abeba avrebbe schierato truppe al confine eritreo, mentre Asmara avrebbe avviato una mobilitazione militare. Insomma, la tensione starebbe rapidamente salendo. E, al momento, un conflitto non sembra affatto escludibile. Tanto più che la questione dell’accesso etiope al Mar Rosso non è l’unico nodo nei complicati rapporti tra Asmara e Addis Abeba. Le due capitali si allearono durante la guerra civile che, tra il 2020 e il 2022, vide contrapposti il governo etiope al Fronte di liberazione popolare del Tigray. A seguito dell’accordo di pace siglato a Pretoria, il Fronte di liberazione popolare, che sta amministrando provvisoriamente il Tigray, si è spaccato al suo interno, secondo Al Jazeera, tra una fazione filo-etiope e un’altra filo-eritrea. Il che sta contribuendo ad alimentare le fibrillazioni tra Amara e Addis Abeba. In tutto questo, non sono esclusi collegamenti con altre crisi. Come recentemente riportato da Chantam House, «i combattenti del Tigray svolgono un ruolo significativo nel sostenere le Forze Armate Sudanesi (SAF) contro la Forza di Supporto Rapido (RSF) nel vicino Sudan, dove anche l'Eritrea sostiene le SAF».Quello di cui stiamo parlando non è l’unico episodio di instabilità verificatosi recentemente nel Corno d’Africa. L’anno scorso, si erano registrate notevoli tensioni tra Etiopia e Somalia. In quel caso, l’Etiopia si era mostrata disposta a riconoscere internazionalmente il Somaliland per ottenere in cambio un accesso al Mar Rosso: una circostanza che aveva notevolmente irritato Mogadiscio, che considera il Somaliland come parte del proprio territorio. Anche allora si rischiò un conflitto armato. Tuttavia, a dicembre, il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, era riuscito a mediare una distensione tra i due rivali, acquisendo così una significativa influenza sul Corno d’Africa. Non è quindi escluso che Ankara possa intervenire anche nella questione tra Etiopia ed Eritrea: d’altronde, la Turchia ha tutto l’interesse a mantenere la regione almeno relativamente stabile. Un’altra potenza che teme un conflitto nell’area è la Cina. A dicembre scorso, l’inviato speciale cinese per il Corno d’Africa, Xue Bing, si era recato in visita proprio in Eritrea. Tutto questo, senza trascurare che, rispetto al primo mandato, Donald Trump sembra stavolta maggiormente interessato allo scacchiere africano. Appena venerdì scorso, è stato reso noto che la Somalia avrebbe offerto agli Stati Uniti il controllo esclusivo di basi e porti strategici.
Il magistrato penale Giuseppe Bianco (Imagoeconomica)
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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