2020-08-15
Si condanna la furbata dei 600 euro e non ci si indigna per l’aborto facile
La circolare ministeriale sull'Ivg a domicilio mira a traviare e anestetizzare le coscienze.Il male è sempre male e un'azione malvagia è sempre un'azione da condannare. Il giudizio morale verso un evento di male non dipende dall'intensità del male in sé, perché in quanto tale il male è oggettivamente inaccettabile, ma l'oggetto della condotta malvagia presenta una gradazione di danno che deve essere riconosciuta. Calpestare un'aiola di fiori è male, seviziare un animale è peggio e uccidere un uomo innocente, inoffensivo, è un male assoluto. L'oggetto del male gioca dunque un ruolo non indifferente, soprattutto a livello di condanna pubblica. In questi giorni sembra di essere tornati al tempo della caccia alle streghe, ossessionati dal conoscere il nome dei parlamentari/amministratori «furbetti» che si sono intascati i 600 euro di sussidio per l'emergenza Covid che ha colpito i lavoratori autonomi. Al netto che non è stata violata alcuna legge, anzi semmai si è usufruito di una legge scritta in modo confuso - e di questo atto, l'unico responsabile è il Dpcm relativo - è indiscutibile che si è trattato di un gesto inopportuno e poco corretto. Un gesto che va stigmatizzato in quanto modello deontologicamente negativo per una persona eletta a rappresentare un popolo, ora in sofferenza, che chiede segni di condivisione e solidarietà e che - al contrario - assiste attonito alla rincorsa addirittura di poche centinaia di euro. È verosimile che quella somma conti poco o nulla per un parlamentare, mentre per un padre di famiglia con la serranda del negozio abbassata vuol dire un aiuto concreto, oltre che un gesto di attenzione sociale. Ciò detto, se la posta in gioco è l'affermazione della giustizia morale, allora avremmo ben altri fatti e condotte cui rivolgere le attenzioni e gli strali dei cittadini italiani. Solo pochi giorni fa una circolare del ministro Roberto Speranza ha inflitto un ulteriore danno al popolo italiano e alle donne in particolare, garantendo l'aborto a domicilio «facile e sicuro». «Culle vuote, culle vuote» è l'allarme che da tempo sentiamo ripeterci; gli italiani non fanno più figli e siamo destinati all'estinzione; l'inverno demografico ci attanaglia; si deve cambiare rotta! Appunto, cambiare rotta ed ecco il rimedio: incentivare la pratica abortiva, a casa, in totale solitudine, senza personale sanitario dedicato, con la pillola killer che il professor Jerome Lejeune definì «pesticida umano». E, già che ci siamo, allungamento dei tempi di utilizzo da sette a nove settimane. La ratio? Nessuna, salvo la menzogna del lockdown dei servizi Ivg a causa del Covid. Falso, perché i presidi sanitari Ivg hanno continuato a essere perfettamente operativi. Si aggiunga che questa pillola, RU 486, è tutt'altro che sicura per la donna, soprattutto se paragonata all'aborto chirurgico. Non è un bel regalo per la donna garantire una pratica abortiva con una mortalità materna dell'1,1 per 100.000 aborti, cioè dieci volte di più dell'Ivg chirurgica. Per non parlare del povero embrione che, a nove settimane, è una creaturina con il suo cuoricino battente, le sue impronte digitali, e il suo apparato riproduttore ben differenziato fra maschio e femmina. Ritorna, dunque, la domanda: la ratio? Una volontà distruttiva, un furore ideologico contro la vita, che contraddice, una volta di più, la stessa legge 194, ove dichiara: «Lo Stato… riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Certamente un capolavoro d'ipocrisia alla luce dei fatti degli ultimi 40 anni, con più di sei milioni di aborti, che ora questa decisione, inutile e dannosa, contribuirà ad alimentare. A questo punto, possiamo riproporre la questione sollevata all'inizio: è peggio lucrare 600 euro in modo non proprio opportuno, o firmare una circolare che allunga la lista dei bimbi uccisi per aborto? È più dannoso per la società non osservare regole di bon ton istituzionale, o promuovere norme che riducono la pratica abortiva a una banalità tale che «con una semplice pillola» tutto è fatto? E mentre si sono usati toni di aspra condanna per quella «furbata», non ci è dato di registrare altrettanta indignazione verso quella mortifera circolare. Anzi, il governo, nella persona del ministro della Salute, ha promosso una normativa che non solo non riempie le culle, ma mette anche a rischio la salute della donna e tutto questo senza che esista una sola reale ragione per promuoverla. Suonano quanto mai attuali le parole che Giovanni Paolo II pronunciò nel maggio 1981, subito dopo il referendum: «Se è lecito togliere la vita a un essere umano quando esso è più debole … allora si ammazza non solo un uomo innocente, ma anche le stesse coscienze. E non si sa quanto largamente e quanto velocemente si propaghi il raggio di quella distruzione delle coscienze …». Questa norma va esattamente in quella direzione: anestetizzare, addormentare, traviare le coscienze riducendo un atto di incalcolabile valore morale e sociale, a una banalità come è assumere una semplice pillolina in privato. Una vergogna che ci si poteva risparmiare.