2022-04-09
Sgominata la cricca delle docenze pilotate. Arrestati prof e figlia: «Penso alla famiglia»
Il video dei Carabinieri e uno scritto del prof Gulotta (Ansa/Carabinieri)
Gli scambi di favori per i concorsi nel Policlinico di Palermo. Il gip: soldi in nero e certificati farlocchi per assenze dal lavoro.«Ho sempre cercato di infilare i miei, la famiglia...». E il reparto che dirigeva al Policlinico di Palermo si era trasformato «in un salotto privato» nel quale sarebbero stati «discussi» giochi di potere con «logiche illegali». Almeno stando alle accuse con cui il gip del Tribunale di Palermo Donata Di Sarno ha privato della libertà il prof Gaspare Gulotta, 71 anni, direttore di Chirurgia, e sua figlia Eliana, chirurgo dell’ospedale Civico, disponendo gli arresti domiciliari. Con la stessa ordinanza, poi, ha interdetto dai pubblici uffici altri undici indagati (tra i quali il figlio del prof, Leonardo Gulotta, tirocinante al Policlinico di Messina, quattro professori ordinari di Chirurgia in servizio al Campus Biomedico di Roma, all’Università Vanvitelli di Napoli e a quella di Messina). Ma nell’inchiesta che viene presentata come uno scandalo baronale-universitario gli indagati sono in tutto già 23, tra i quali un ex professore ordinario, un professore ordinario, un associato, un ricercatore e un infermiere. E al centro dell’accusa ci sono alcuni concorsi per professori ordinari e ricercatori universitari del Paolo Giaccone di Palermo che, stando alle ricostruzioni dei carabinieri del Nas, sarebbero stati truccati. Le ipotesi: corruzione, peculato, turbata libertà di scelta del contraente, truffa, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, falso ideologico in documenti informatici, calunnia e abuso d’ufficio. Il prof sarebbe scivolato sulla classica buccia di banana nel 2019, per una postazione da ordinario che apparve subito essere stata influenzata. Da allora i carabinieri hanno cominciato a inanellare una serie di condotte del direttore che sembravano mirate a condizionare e alterare l’esito della procedura selettiva favorendo, in un «patto di alternanza» con Adelfio Latteri, indagato anche lui e destinato a prendere il posto di Gulotta a capo del dipartimento delle Discipline chirurgiche, oncologiche e stomatologiche, i candidati legati all’uno o all’altro, grazie anche alla collusione, sostiene l’accusa, di altri membri delle commissioni, spesso scelti fra conoscenti o colleghi. Un aspetto che sembra emergere in modo nitido dall’ascolto di una intercettazione: «Abbiamo fatto un’alternanza, una volta io e una volta lui... Stavolta tocca a me e la prossima volta tocca a lui». Si è scoperto, quindi, che sarebbe stato possibile influenzare i criteri di valutazione dei candidati e dei loro titoli. C’era perfino, hanno ricostruito gli investigatori, chi si occupava di raccogliere informazioni riservate sui punteggi provvisori attribuiti ai candidati, «in modo da poter redigere nuove graduatorie o inserire criteri di selezione più favorevoli». Sempre in nome dell’alternanza: «Io l’ho fatto ritirare... perché era l’ultimo perdente... in accordo con l’alternanza: una volta io e una volta lui. Il suo candidato lo devo fare la prossima volta». Poi partivano i «pizzini», delle lettere nelle quali venivano segnalati i candidati di gradimento, con una postilla: la raccomandazione dell’immediata distruzione dopo la lettura. «Infine», è scritto in una delle lettere sequestrate dai magistrati, «vorrei darti un suggerimento per la stesura del primo verbale in quanto lo stesso non specifica i parametri di valutazione dell’attività clinica, così come indicato nel bando. Sarebbe opportuno per la commissione aggiungere una frase simile a quella che ti allego, estrapolata da un precedente concorso. Ti ringrazio per la tua grande disponibilità e spero comunque di incontrarti quanto prima». Con tanto di «Ps» esplicito: «Dopo avere preso gli appunti ricordati di cestinare questa mia». Ma quello dei concorsi non è l’unico capitolo dell’ordinanza.Ricorrendo alla collaborazione di altri medici, fra cui la figlia, nonostante non fosse stato presente, il prof sarebbe stato «ufficialmente inserito» nei registri informatici del Policlinico di Palermo, per ben 34 volte, in equipe mediche alle quali non avrebbe mai preso parte. Sarebbe così stata attestata in modo falso la sua partecipazione a interventi chirurgici, a seguito dei quali scattava un bonus, compiuti in realtà da altri medici. Ma il dottor Gulotta è accusato anche di essersi appropriato dei compensi pagati da 68 pazienti (somme di denaro comprese tra i 100 e i 200 euro) per le visite eseguite tra luglio 2019 e ottobre 2020. Come? L’ex direttore, autorizzato a svolgere attività libero professionale in regime di intra moenia, secondo l’accusa, non avrebbe versato la percentuale spettante all’Azienda sanitaria. Ma secondo il gip era anche «solito farsi pagare in nero, in cambio della garanzia di corsie preferenziali negli esami diagnostici e nelle operazioni chirurgiche da svolgersi nel suo reparto». Gulotta, infine, utilizzando la sua rete di relazioni, avrebbe «usato la sua influenza su alcuni sanitari compiacenti per far rilasciare ai suoi due figli, entrambi medici, delle false attestazioni di malattia per giustificare l’assenza dal servizio». Non solo: si sarebbe procurato un referto per attestare «falsamente» delle lesioni subite dalla figlia. Il documento, hanno scoperto i carabinieri, è stato poi allegato a una querela contro l’ex coniuge della donna, che ha portato all’instaurazione di un procedimento penale per il reato di lesioni personali aggravate. Gulotta, insomma, sembrava poter disporre di chiunque al Policlinico e all’Università. I magistrati descrivono un «sistema» in cui i medici e i ricercatori sarebbero stati «assoggettati alle direttive» e al volere del prof, che era rimasto un barone anche dopo essere andato in pensione.