2018-08-31
L'avvocato dei Clinton sullo scandalo Lewinsky diventa il capo dei legali di Trump
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La Casa Bianca starebbe valutando Emmet Flood, veterano di Washington, per sostituire Don McGahn. Il suo studio rappresentò anche Hillary sulla controversia delle email.Donald Trump e i Clinton sono amici di lunga data fino a quando l'attuale inquilino della Casa Bianca non si è messo in testa di sfidare Hillary, mandando in frantumi il suo sogno di diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti d'America. Ad accumunare l'attuale presidente e l'ex Bill ci sono i guai con la giustizia, ma non solo: Trump sembra voler prendere ispirazione dalla strategia difensiva di Clinton nel caso della richiesta di impeachment per la sua relazione con Monica Lewinsky. Tanto da pensare all'avvocato che difese l'ex governatore dell'Arkansas in quell'occasione.La Casa Bianca, infatti, starebbe valutando Emmet Flood, avvocato veterano di Washington che si è unito all'amministrazione Trump a maggio, per sostituire Don McGahn, come principale avvocato della Casa Bianca. McGahn lascerà il suo incarico nei prossimi mesi, come ha annunciato lo stesso presidente su Twitter. Gli osservatori Usa sottolineano come sia l'ultimo tra i più alti funzionari del presidente Trump a lasciare l'amministrazione ed è anche quello che più strettamente è stato associato all'indagine del procuratore speciale Robert Mueller sull'ingerenza russa nell'ultima campagna elettorale Usa. McGahn, che è stato anche il principale consigliere per la campagna presidenziale di Trump, ha collaborato con gli investigatori di Mueller negli ultimi nove mesi, durante i quali ha parlato con loro in tre occasioni per un totale di 30 ore di interrogatorio. L'ultimo dossier sulla sua scrivania alla Casa Bianca dovrebbe essere la conferma da parte del Congresso del candidato alla Corte suprema, Brett Kavanaugh. Tra i candidati alla successione c'è Emmet Flood, il cui studio rappresentò anche Hillary Clinton sulla controversia delle email. Cresciuto all'ombra del defunto giudice della Corte suprema Antonin Scalia, un originalista vicino al pensiero reaganiano, ha servito sotto l'amministrazione di Bill Clinton ai tempi del sexgate e successivamente durante il mandato di George W. Bush. Il suo nome è stato avanzato da diversi giornali statunitensi come il Wall Street Journal e da Axios, sito i cui giornalisti sono molto ben inseriti nella Casa Bianca, anche perché conosce già l'amministrazione Trump, essendosi unito a maggio. Flood in questi mesi si è concentrato sull'indagine di Mueller sull'ingerenza russa nelle elezioni americane del 2016, in cui George Papadopoulos, ex consigliere della campagna di Trump, e Michael Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump alla Casa Bianca, si sono dichiarati colpevoli di aver rilasciato false dichiarazioni al Federal bureau of investigation. Intervistato dal Time, Rudolph Giuliani, l'ex sindaco sceriffo di New York e avvocato personale del presidente Trump, ha mostrato apprezzamento verso Flood, sarebbe «una scelta eccellente», anche perché Trump ha «un eccellente rapporto» con lui. Anche McGahn, che avrebbe confidato ad amici di voler rimanere comunque al fianco del presidente in vista della campagna presidenziale del 2020, avrebbe suggerito la promozione di Flood, capace di difendere sia Clinton che Trump perché, come racconta una fonte ad Axios, «pensa che certi investigatori arrivino e fondamentalmente mettano un bersaglio sulle loro spalle, cercando di rovesciare ogni aspetto della loro vita alla ricerca di un crimine».A evidenziare le similitudini tra la gestione dei guai giudiziari da parte di Trump e quella di Clinton ci ha pensato anche Shannon Pettypiece, corrispondente di Bloomberg dalla Casa Bianca. Infatti, Trump non è stato il primo presidente a parlare di «caccia alle streghe». Il primo fu Clinton, o meglio il suo stratega politico, Paul Begala, che usò quelle parole poche settimane dopo la rivelazione del sexgate. E così come il team di Trump ha liquidato come una «pazza opportunista» l'ex assistente del presidente Omarosa Manigault Newman dopo le sue recenti rivelazioni sull'amministrazione, gli uomini di Clinton definirono la Lewinsky una stalker instabile ossessionata dal presidente e la loro campagna contro il procuratore speciale Kenneth Starr finì per indebolirne l'operato e far sfumare l'impeachment. Anche la strategia macro è comune: l'obiettivo è inquadrare le indagini come una lotta meramente di parte, una cospirazione. È stato lo stesso Giuliani ha sostenere che la battaglia di Trump è più di pubbliche relazioni che legale, per screditare le indagini di Mueller e mantenere il consenso. Proprio come fece Clinton.Ma ai nemici di Trump un consiglio: non crediate che l'impeachment sia prossimo. Il perché l'ha spiegato anche Alan Dershowitz in una recente intervista al nostro giornale. L'avvocato, sostenitore del Partito democratico e difensore di O. J. Simpson, Mike Tyson e Harvey Weinstein, ritiene l'eventualità di un impeachment assai remota dopo le recenti condanne di uomini vicini al presidente. «Non credo a un impeachment in queste circostanze, perché Trump non ha commesso tradimento, corruzione o altri gravi reati», ha dichiarato alla Verità.
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