2022-09-02
Speranza parla molto ma solo dove non gli fanno domande
Roberto Speranza e sullo sfondo Mario Draghi (Ansa)
Non basta uno scontro tv per fare chiarezza sulla disastrosa gestione pandemica. In allerta i difensori d’ufficio del ministro.E all’improvviso, il ministro ritrovò la favella. Roberto Speranza ha ostinatamente taciuto per mesi, sottraendosi alle domande dei giornalisti e dei parlamentari. Ha aperto bocca soltanto in presenza di intervistatori amici, che evitavano accuratamente le domande scomode e gli consentivano di svicolare sulle questioni più spinose e di mentire sul piano pandemico e su numerosi altri argomenti. Ma ora, come per magia, gli si è sciolta di nuovo la lingua: Robertino è divenuto loquace, e si concede persino il lusso di fare il fenomeno sui social. Ieri, su Twitter, ha provato a punzecchiare la Meloni. «Cara Giorgia, vedo che le tue invettive somigliano sempre più a quelle dei novax», ha scritto. «Perché non facciamo un bel confronto sulla sanità io e te dove e come vuoi? Ti candidi a governare l’Italia. È giusto che tutti sappiano cosa pensi davvero della campagna di vaccinazione».Così d’impulso verrebbe da rispondergli: «Caro Roberto, è giusto che tutti sappiano che cosa pensi della pandemia. Perché allora non ti decidi a pubblicare il libro che vigliaccamente hai ritirato dal commercio mesi e mesi fa, così da far conoscere all’Italia intera le tue brillanti idee?». A dirla tutta, ben altri commenti premono con forza sulle labbra chiedendo di uscire. È semplicemente inaccettabile che Speranza abbia ancora la faccia tosta di ripetere la manfrina sui no vax dopo le atroci discriminazioni imposte in questi anni e dopo il clamoroso fallimento di tutti i suoi provvedimenti. Per una volta, tuttavia, conviene restare tranquilli e prenderlo sul serio. Vuole un bel confronto sulla sanità? Benissimo, milioni di italiani non chiedono di meglio. Anche perché, negli ultimi due anni, è stato lui a sottrarsi ogni volta. Adesso, tutto d’un tratto, ha scoperto di avere sufficiente fegato per esporsi? Bravo: affronti pure la Meloni, e magari anche Gianluigi Paragone e, se il cuor gli regge, si conceda un bel faccia a faccia con alcuni dei cronisti che in questi anni hanno lavorato sulla gestione dell’emergenza.Il fatto, però, è che la questione Covid non si può chiudere con uno scontro televisivo, a prescindere da chi sia l’interlocutore di Speranza. Lo ripetiamo da settimane: serve una commissione di inchiesta, che indaghi a fondo, e faccia emergere tutto ciò che gli ultimi due governi hanno tentato di occultare. È necessaria una seria analisi sui dati grezzi, come ha giustamente notato il dottor Giovanni Frajese. Serve una riflessione approfondita sul numero dei morti, richiesta addirittura da Matteo Bassetti. E, soprattutto, bisogna occuparsi seriamente degli effetti avversi e dei danni che hanno provocato, in modo che si possa poi procedere a opportuni, per quanto tardivi, risarcimenti.L’istituzione di una commissione di inchiesta è stata inserita non soltanto nel programma di Italexit, ma anche in quello di Fratelli d’Italia, il partito attualmente in testa nei sondaggi. Dunque si spera che, quanto prima, divenga realtà. Notiamo però che gli avvocati d’ufficio di Speranza hanno già cominciato a costruire la strategia difensiva, con l’obiettivo di depotenziare ogni possibile approfondimento.Ieri, ad esempio, Eugenia Tognotti sulla Stampa ha utilizzato toni liquidatori. «La leader di FdI», ha scritto, «metterà in campo, manco a dirlo, una commissione di inchiesta sulla gestione complessiva della pandemia: niente di più facile e comodo che imbastire una rete di critiche a posteriori, avendo a disposizione la crescente conoscenza scientifica del fatto che il virus è periodicamente mutato e che nuove ondate hanno causato malattia, sofferenza e morte. Lo faranno, forse, ancora». La Tognotti ha da ridire anche sull’altra commissione che dovrebbe occuparsi delle reazioni avverse: la definisce «un impegno che va incontro alle richieste pressanti di una vasta area che comprende no vax, cospirazionisti, oppositori, scettici e critici vari».Se Speranza ha potuto sfuggire fino ad oggi alle sue responsabilità è anche grazie ai giornali che gli hanno coperto le spalle in questo modo, oltre che grazie ai politici pronti a depotenziare con opportuni emendamenti la commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia proposta mesi fa in Parlamento. Sfugge ai colleghi tifosi della Cattedrale sanitaria che qui non si tratta di «imbastire critiche a posteriori» approfittando di chissà quali nuove conoscenze scientifiche. Qui si tratta di valutare nel dettaglio scelte politiche imposte con inaudita violenza, e su cui è sempre stato vietato proferire verbo. A ben vedere, le conoscenze scientifiche necessarie a dimostrare l’inutilità del green pass esistevano già più di un anno fa. Ma la politica ha cancellato la scienza, ha neutralizzato i dubbi, ha ottusamente insistito su una linea totalmente ideologica. Che gli antinfiammatori funzionassero, ad esempio, fior di esperti (e non solo i presunti complottisti no vax) hanno iniziato a gridarlo nel 2021, ma sono stati messi a tacere. Quanti morti ha prodotto questa scelta? Quanti ne ha causati l’assenza di un piano pandemico? Quanti la decisione di evitare le visite da parte di molti medici di base?No, signori, non può valere la scusa secondo cui «di fronte a un virus sconosciuto è normale commettere errori». Certo, sbagliare è facile, addirittura inevitabile. Ma il metodo scientifico prevede che si impari dagli errori, invece Speranza e la sua corte (con l’approvazione di Giuseppe Conte prima e di Mario Draghi poi) hanno scientificamente evitato di correggere la rotta. Hanno mentito sul green pass, sui contagi dei vaccinati, sulle mascherine, sulle cure, praticamente su tutto. Le conseguenze sono visibili a chiunque. Il numero di morti registrato in Italia è fra i più alti del mondo. E le ricadute sulla popolazione, al netto dei decessi, sono state mostruose. Ancora oggi – lo ricordiamo ai fini editorialisti di sinistra – ci sono persone che non possono lavorare e ricevere lo stipendio. Abbiamo visto bambini cacciati dai campi di gioco, studenti che non potevano salire sul bus, madri e padri di famiglia trattati come pericolosi untori. È di questo orrore che il ministro e i suoi collaboratori e sostenitori devono rispondere, e devono farlo di fronte a una commissione (contro cui, non a caso, si è già vigorosamente espresso il candidato Pd Andrea Crisanti). Ci auguriamo soltanto che - a differenza di numerose altre analoghe creazioni – questa commissione possa contribuire a ricostruire almeno parzialmente la verità dei fatti, e possa fornire indicazioni utili per il futuro.Nell’attesa, siamo felici di trovarci d’accordo almeno su un punto, seppur partendo da visioni opposte, con Eugenia Tognotti. Della pandemia, dice l’editorialista, si sta parlando troppo poco, e «sarebbe ora che la grande assente (o quasi) dai programmi elettorali acquistasse visibilità e spazio nel dibattito». Nei programmi, in realtà, di pandemia si parla eccome, ma se ne discute pochissimo sui giornali e in video, anche grazie alla costante e voluta emarginazione dei cosiddetti movimenti anti sistema, cioè quelli che più si sono esposti sul tema pandemico. Allora forza, parliamone.Che ne dice, ministro Speranza? Vuole confrontarsi e spiegarci «perché guariremo»?