2022-08-08
Sere d’estate FAI: tanti appuntamenti sotto le stelle
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Matera e Casa Noha. Foto Davide Marcesini, 2015
Passeggiate e incontri nella natura, visite a chiostri, castelli e monasteri, picnic al tramonto, cene e concerti: sino a fine settembre, ad animare le serate di chi ha scelto di trascorrere le vacanze nel nostro Bel Paese, tornano le sere FAI d’estate, un ricco programma di appuntamenti nei luoghi tutelati dal Fondo per l’Ambiente Italiano.Meta preferita dei Grand Tour della ricca aristocrazia europea, visceralmente amato dai Romantici (Byron e Shelley in primis) e da uno stuolo di artisti di ogni epoca e generazione, il nostro Bel Paese è, da sempre, l’ «oggetto del desiderio» del turismo mondiale. Ogni anno, milioni di visitatori percorrono la nostra penisola da Nord a Sud, in lungo e in largo, perchè in Italia ce n’è per tutti i gusti, non manca davvero nulla: città d’arte che non hanno eguali nel mondo, luoghi mistici, mari cristallini, coste sabbiose e frastagliate, laghi, montagne e colline. Senza dimenticare, ovviamente, il buon cibo e i nostri famosissimi vini. Dopo il buio e tragico periodo del Covid, quest’anno è tornata finalmente la voglia (ma soprattutto la possibilità) di viaggiare senza grandi restrizioni e, con il ritorno del turismo di massa, è tutto un rifiorire di iniziative e appuntamenti forzatamente sospesi: fra i più attesi, le sere FAI d’estate, un ricco calendario di eventi «sotto le stelle » organizzato dal Fondo per l’Ambiente Italiano, da sempre all’avanguardia nella tutela del patrimonio naturale, artistico, storico e culturale. Le sere FAI d'estateDalla versione completamente rinnovata del Viaggio al termine della notte di Ferdinand Céline (portata in scena da Elio Germano e Teho Teardo all’Orto sul Colle dell’Infinito a Recanati ) alle opere della collezione d’arte del XX secolo di Villa Panza a Varese, passando per le musiche e i balli della tradizione locale all’Abbazia di Cerrate a Lecce e le passeggiate guidate alla scoperta dei luoghi «cinematografici » di Matera, il calendario degli appuntamenti FAI è davvero ricco e variegato.Per tutta l'estate, ville, castelli, monasteri, abbazie, ma anche aree naturali, parchi e giardini resteranno aperti eccezionalmente oltre l’abituale orario per offrire ai visitatori l’esperienza di proseguire la visita fino al tramonto, partecipare a iniziative speciali o fermarsi a godere della particolare atmosfera delle sere estive in luoghi davvero unici. Tra le tante proposte, picnic sul prato, aperitivi all’ombra di alberi centenari, cene sotto le stelle o a lume di candela, concerti e spettacoli al chiaro di luna, visite a tema, incontri e conferenze, ma anche trekking e passeggiate guidate serali per scoprire sotto un’altra luce le bellezze che circondano i Beni del FAI.Assolutamente da segnalare per la loro originalità gli attesissimi incontri Astronomi per una notte (dedicati agli astrofili e ai più romantici), una rassegna di osservazioni notturne del cielo estivo alla scoperta della luna, delle stelle cadenti e delle costellazioni. A partire da inizio luglio e per tutta la stagione, gli eventi si svolgeranno al Castello di Avio, al Bosco di San Francesco, a Villa Della Porta Bozzolo, all’ Abbazia di Santa Maria di Cerrate, alla Baia di Ieranto, a Palazzo Moroni, al Monastero di Torba e a Villa dei Vescovi.Di grande fascino e suggestione anche Al calar del Sole, serate all'insegna del relax - con letture, buona musica e racconti su quella che fu «la piscina sacra agli dei» - organizzate al Giardino della Kolymbethra di Agrigento, sito archeologico di grande rilevanza naturalistica e paesaggistica nel cuore della Valle dei TempliPassando da un’isola all’altra, dalla Sicilia alla Sardegna, alle Saline Conti Vecchi di Assemini, magico luogo alle porte di Cagliari, tra vasche naturali, montagne di sale e fauna selvatica, sono invece in programma visite guidate e aperitivi con sottofondo musicale jazz.Per chi volesse conoscere il calendario completo degli appuntamenti FAI, l’invito è a visitare il sito www.serefai.it
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giorgetti ha poi escluso la possibilità di una manovra correttiva: «Non c'è bisogno di correggere una rotta che già gli arbitri ci dicono essere quella rotta giusta» e sottolinea l'obiettivo di tutelare e andare incontro alle famiglie e ai lavoratori con uno sguardo alle famiglie numerose». Per quanto riguarda l'ipotesi di un intervento in manovra sulle banche ha detto: «Io penso che chiunque faccia l'amministratore pubblico debba valutare con attenzione ogni euro speso dalla pubblica amministrazione. Però queste sono valutazioni politiche, ribadisco che saranno fatte solo quando il quadro di priorità sarà definito e basta aspettare due settimane».
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Il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il direttore de La Verità Maurizio Belpietro
Toto ha presentato il progetto di eolico offshore galleggiante al largo delle coste siciliane, destinato a produrre circa 2,7 gigawatt di energia rinnovabile. Un’iniziativa che, secondo il direttore di Renexia, rappresenta un’opportunità concreta per creare nuova occupazione e una filiera industriale nazionale: «Stiamo avviando una fabbrica in Abruzzo che genererebbe 3.200 posti di lavoro. Le rinnovabili oggi sono un’occasione per far partire un mercato che può valere fino a 45 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia italiana».
L’intervento ha sottolineato l’importanza di integrare le rinnovabili nel mix energetico, senza prescindere dal gas, dalle batterie e in futuro anche dal nucleare: elementi essenziali non solo per la sicurezza energetica ma anche per garantire crescita e competitività. «Non esiste un’economia senza energia - ha detto Toto - È utopistico pensare di avere solo veicoli elettrici o di modificare il mercato per legge». Toto ha inoltre evidenziato la necessità di una decisione politica chiara per far partire l’eolico offshore, con un decreto che stabilisca regole precise su dove realizzare i progetti e investimenti da privilegiare sul territorio italiano, evitando l’importazione di componenti dall’estero. Sul decreto Fer 2, secondo Renexia, occorre ripensare i tempi e le modalità: «Non dovrebbe essere lanciato prima del 2032. Serve un piano che favorisca gli investimenti in Italia e la nascita di una filiera industriale completa». Infine, Toto ha affrontato il tema della transizione energetica e dei limiti imposti dalla legislazione internazionale: la fine dei motori a combustione nel 2035, ad esempio, appare secondo lui irrealistica senza un sistema energetico pronto. «Non si può pensare di arrivare negli Usa con aerei a idrogeno o di avere un sistema completamente elettrico senza basi logiche e infrastrutturali solide».
L’incontro ha così messo in luce le opportunità dell’eolico offshore come leva strategica per innovazione, lavoro e crescita economica, sottolineando l’urgenza di politiche coerenti e investimenti mirati per trasformare l’Italia in un hub energetico competitivo in Europa.
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Da sinistra, Leonardo Meoli (Group Head of Sustainability Business Integration), Marzia Ravanelli (direttrice Quality & Sustainability) di Bonifiche Feraresi, Giuliano Zulin (La Verità) e Nicola Perizzolo (project engineer)
Al panel su Made in Italy e sostenibilità, moderato da Giuliano Zulin, vicedirettore de La Verità, tre grandi realtà italiane si sono confrontate sul tema della transizione sostenibile: Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana, Barilla, colosso del food, e Generali, tra i principali gruppi assicurativi europei. Tre prospettive diverse – la terra, l’industria alimentare e la finanza – che hanno mostrato come la sostenibilità, oggi, sia al centro delle strategie di sviluppo e soprattutto della valorizzazione del Made in Italy. «Non sono d’accordo che l’agricoltura sia sempre sostenibile – ha esordito Marzia Ravanelli, direttrice del Gruppo Quality & Sustainability di Bonifiche Ferraresi –. Per sfamare il pianeta servono produzioni consistenti, e per questo il tema della sostenibilità è diventato cruciale. Noi siamo partiti dalla terra, che è la nostra anima e la nostra base, e abbiamo cercato di portare avanti un modello di valorizzazione del Made in Italy e del prodotto agricolo, per poi arrivare anche al prodotto trasformato. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di farlo nel modo più sostenibile possibile».
Per Bf, quotata in Borsa e con oltre 11.000 ettari coltivati, la sostenibilità passa soprattutto dall’innovazione. «Attraverso l’agricoltura 4.0 – ha spiegato Ravanelli – siamo in grado di dare al terreno solo quello di cui ha bisogno, quando ne ha bisogno. Così riduciamo al minimo l’uso delle risorse: dall’acqua ai fitofarmaci. Questo approccio è un grande punto di svolta: per anni è stato sottovalutato, oggi è diventato centrale». Ma non si tratta solo di coltivare. L’azienda sta lavorando anche sull’energia: «Abbiamo dotato i nostri stabilimenti di impianti fotovoltaici e stiamo realizzando un impianto di biometano a Jolanda di Savoia, proprio dove si trova la maggior parte delle nostre superfici agricole. L’agricoltura, oltre a produrre cibo, può produrre energia, riducendo i costi e aumentando l’autonomia. È questa la sfida del futuro». Dall’agricoltura si passa all’industria alimentare.
Nicola Perizzolo, project engineer di Barilla, ha sottolineato come la sostenibilità non sia una moda, ma un percorso strutturale, con obiettivi chiari e risorse ingenti. «La proprietà, anni fa, ha preso una posizione netta: vogliamo essere un’azienda di un certo tipo e fare business in un certo modo. Oggi questo significa avere un board Esg che definisce la strategia e un piano concreto che ci porterà al 2030, con un investimento da 168 milioni di euro».Non è un impegno “di facciata”. Perizzolo ha raccontato un esempio pratico: «Quando valutiamo un investimento, per esempio l’acquisto di un nuovo forno per i biscotti, inseriamo nei costi anche il valore della CO₂ che verrà emessa. Questo cambia le scelte: non prendiamo più il forno standard, ma pretendiamo soluzioni innovative dai fornitori, anche se più complicate da gestire. Il risultato è che consumiamo meno energia, pur garantendo al consumatore lo stesso prodotto. È stato uno stimolo enorme, altrimenti avremmo continuato a fare quello che si è sempre fatto».
Secondo Perizzolo, la sostenibilità è anche una leva reputazionale e sociale: «Barilla è disposta ad accettare tempi di ritorno più lunghi sugli investimenti legati alla sostenibilità. Lo facciamo perché crediamo che ci siano benefici indiretti: la reputazione, l’attrattività verso i giovani, la fiducia dei consumatori. Gli ingegneri che partecipano alle selezioni ci chiedono se quello che dichiariamo è vero. Una volta entrati, verificano con mano che lo è davvero. Questo fa la differenza».
Se agricoltura e industria alimentare sono chiamate a garantire filiere più pulite e trasparenti, la finanza deve fare la sua parte nel sostenerle. Leonardo Meoli, Group Head of Sustainability Business Integration di Generali, ha ricordato come la compagnia assicurativa lavori da anni per integrare la sostenibilità nei modelli di business: «Ogni nostra attività viene valutata sia dal punto di vista economico, sia in termini di impatto ambientale e sociale. Abbiamo stanziato 12 miliardi di euro in tre anni per investimenti legati alla transizione energetica, e siamo molto focalizzati sul supporto alle imprese e agli individui nella resilienza e nella protezione dai rischi climatici». Il mercato, ha osservato Meoli, risponde positivamente: «Vediamo che i volumi dei prodotti assicurativi con caratteristiche ESG crescono, soprattutto in Europa e in Asia. Ma è chiaro che non basta dire che un prodotto è sostenibile: deve anche garantire un ritorno economico competitivo. Quando riusciamo a unire le due cose, il cliente risponde bene».
Dalle parole dei tre manager emerge una convinzione condivisa: la sostenibilità non è un costo da sopportare, ma un investimento che rafforza la competitività del Made in Italy. «Non si tratta solo di rispettare regole o rincorrere mode – ha sintetizzato Ravanelli –. Si tratta di creare un modello di sviluppo che tenga insieme produzione, ambiente e società. Solo così possiamo guardare al futuro».In questo incrocio tra agricoltura, industria e finanza, il Made in Italy trova la sua forza. Il marchio non è più soltanto sinonimo di qualità e tradizione, ma sempre di più di innovazione e responsabilità. Dalle campagne di Jolanda di Savoia ai forni di Mulino Bianco, fino alle grandi scelte di investimento globale, la transizione passa per la capacità delle imprese italiane di essere sostenibili senza smettere di essere competitive. È la sfida del presente, ma soprattutto del futuro.
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