2020-10-08
Senza Salvini al Viminale nessuno si indigna
Il processo cominciato sabato contro Matteo Salvini per il caso della nave Gregoretti è stato anticipato da almeno un anno di polemiche. Non dico che il Tribunale dei ministri abbia deciso il rinvio a giudizio del leader della Lega in quanto sollecitato da giornali e politici. Tuttavia è un fatto che per mesi, dall'agosto del 2019 a oggi, la decisione di fermare in mezzo al mare un centinaio di migranti sia stata oggetto di attacchi che sono sfociati nell'accusa di sequestro di persona.Quei cinque giorni a bordo di una nave della Guardia costiera, secondo le ipotesi dei giudici configurano un reato punibile da uno a dieci anni, con l'aggravante che a privare della libertà gli immigrati sia stato un pubblico ufficiale. Vedremo naturalmente nel prossimo futuro l'evolversi della faccenda, in particolare vedremo come si giustificheranno Conte e i suoi ministri che il giudice, accogliendo le richieste di Giulia Bongiorno, ha deciso di ascoltare come testimoni, per capire se davvero fece tutto Salvini e, come le famose scimmiette, il presidente del Consiglio e i suoi ministri non videro, non sentirono, non parlarono.Ma al di là di ciò che succederà a Catania col processo Gregoretti, segnalo che mentre gli indignati speciali reclamano a furor di popolo la condanna del ministro che ha osato tenere a bagnomaria per cinque giorni un centinaio di presunti profughi, gli stessi contestatori in servizio permanente tacciono di fronte alla morte di un ragazzino di 15 anni trattenuto a bordo di una nave lazzaretto ormeggiata in rada davanti alla costa palermitana. La storia di Abou, originario della Costa d'Avorio, è stata denunciata da Erasmo Palazzotto, deputato di Liberi e uguali, l'unico che non abbia spento i riflettori sul serio caso degli extracomunitari messi in isolamento su navi quarantena. Abou aveva attraversato il deserto e poi con un barcone aveva cercato di attraversare il Mediterraneo per arrivare in Italia. La nave di Open Arms, una delle Ong che operano nel tratto di mare davanti alle coste libiche, lo aveva raccolto e traghettato verso il nostro Paese, dove una volta giunto era stato messo in isolamento per paura del Covid. Secondo la ricostruzione allegata alla denuncia presentata in Procura, Abou sarebbe stato trasferito a bordo di un traghetto, l'Allegra, a metà settembre, e dal 18 al 30 del mese scorso sarebbe rimasto in quarantena. Il 28 settembre il ragazzo viene visitato per la prima volta e il medico di bordo segnala che non parla, non mangia e pare disorientato e poco collaborante, oltre a notare ferite sul corpo che sembrano essere riconducibili a torture. Le condizioni del giovane paziente però non inducono le autorità a disporre il trasferimento di Abou, che è richiesto solo il giorno dopo. Tuttavia lo sbarco del ragazzo e il ricovero all'ospedale di Palermo avverranno solo la notte successiva, tra il 30 e il 1 ottobre, quando ormai non c'è quasi più niente da fare. Il quindicenne infatti arriva al pronto soccorso già in coma e viene subito intubato e poi trasferito in rianimazione, dove muore il 5 ottobre. Palazzotto, l'onorevole che ha portato il caso in Procura, l'unico che si sia dato da fare, ha presentato un'interrogazione al ministro della Salute e a quello dell'Interno, chiedendo che sia fatta piena luce su circostanze e responsabilità. Vedremo ciò che risponderanno Roberto Speranza e Luciana Lamorgese. Vedremo soprattutto che cosa faranno i pm, se saranno così veloci come quando al Viminale c'era Salvini. Ricordo che per la nave della capitana Carola Rackete si mosse il procuratore di Agrigento, il quale senza che vi fossero particolari allarmi salì a bordo per controllare le condizioni di salute dei migranti. Sulla Sea Watch 3 s'imbarcarono pure un gruppo di onorevoli del Pd, fra i quali ricordo Matteo Orfini e Graziano Delrio. A oggi non mi risulta che nessuno di questi capitani coraggiosi sia salpato per raggiungere l'Allegra, né mi pare che qualcuno si sia preso cura dei minori a bordo della nave lazzaretto.Già, perché quel cattivone del ministro dell'Interno del governo gialloblù, quello che per aver tardato a far sbarcare i migranti si è beccato l'accusa di sequestro di persona, i ragazzini li faceva scendere a terra. Sì, i minori non venivano tenuti a bagnomaria e per di più le persone in attesa di essere sbarcate in Italia o destinate a essere respinte o smistate in altri Paesi erano tenute sotto controllo e nel caso le condizioni fisiche lo richiedessero curate o ricoverate. Il governo giallorosso, quello buonista, che abolisce i decreti sicurezza, che accoglie i profughi che non sono profughi (lo ha certificato ieri Repubblica, spiegando che la maggioranza degli stranieri giunti in Italia sono migranti economici e non persone in cerca di una protezione umanitaria), invece non pare avere la stessa attenzione. A essere distratti però sono anche giornali e tv. Mentre prima, per giorni e giorni, gli inviati e le telecamere seguivano ogni sospiro delle eroine dell'emergenza umanitaria, facendo titoli da apertura dei tg e dei quotidiani, adesso la morte di Abou conquista appena una colonnina in cronaca. Non sull'edizione nazionale, ma su quella regionale, come ha fatto Repubblica. Perché i profughi che muoiono con i compagni al governo non suscitano pietà, ma soprattutto non servono più.