2022-01-13
Senza debito il rilancio si allontana
Daniele Franco (Thierry Monasse/Getty Images)
Il governo vuole uno scostamento ma senza appesantire i conti pubblici. Così restano solo due opzioni: più tasse o meno spese. Sarà comunque un bagno di sangue.I nodi vengono sempre al pettine e in economia il pettine è di quelli fitti fitti che normalmente venivano usati per i moustaches, detti anche baffi. È iniziato il 2022 e per l’economia italiana sarà l’anno pettine. Per i nodi c’è l’imbarazzo della scelta: aumento delle bollette, la necessità di ulteriori sostegni per le imprese, inizio della restituzione del credito ricevuto dalle imprese - e garantito dallo Stato - che le imprese stesse hanno in parte restituito nel primo anno con rate praticamente irrisorie. Non parliamo delle cartelle esattoriali perché La Verità ha già affrontato il tema ma ne vedremo delle belle. Intanto stanno facendo un gran caos e se continuano così ho idea che più che rafforzare i reparti Covid dovranno rafforzare quelli cardiologici perché a qualcuno, alla vista delle cartelle, potrebbe anche succedergli qualcosa, o i reparti gastroenterologici per motivi sui quali non vogliamo soffermarci. Tant’è vero tutto questo che se n’è accorto anche il governo che sta pensando di fare quello che viene chiamato uno «scostamento» dalla manovra finanziaria intorno a un valore, a quanto ci è dato sapere a oggi, di 1,7 miliardi di euro. Sempre a quel che si sa, martedì scorso c’è stato un incontro presso il ministero dell’Economia e delle finanze nel quale, anche su input del presidente del Consiglio Mario Draghi, si è discusso su come trovare questi soldi senza fare ulteriore debito. Cosa vuol dire questo in termini concreti e terra terra se non si fa il debito? Le vie possibili per trovare questi soldi sono due (escludendo eventi miracolosi): aumentare le tasse (in tale ipotesi c’è anche quella paventata dal professor Tito Boeri di cancellare il Superbonus) o tagliare qualche spesa. Considerando che sono 20 anni circa che pur avendo individuato, con tanto di responsabili commissariali al taglio delle spese (ricordate Enrico Bondi e Carlo Cottarelli tanto per fare un esempio?), che non si riesce a tagliare un bel nulla, non crediamo che in qualche settimana si possa riuscire a fare ciò che non si è voluto fare in un ventennio. Quindi rimane una strada sola e vedremo questa strada che tipo di strada sarà. Ma sappiamo già che sarà cosparsa di chiodi e vetri rotti cioè, comunque, ci faremo del male. Sia ben chiaro che noi siamo in una situazione economica nella quale per molte imprese non si tratta di percorrere una transizione, ecologica o digitale che sia, come obiettivo primario, ma si tratta di sopravvivenza. Che, in un certo senso, evita sì una transizione, ma alla morte. Potremmo citare una valanga di dati ma, essendo che i lettori della Verità non vivono sulla Luna o su Marte ma sulla Terra, non abbiamo bisogno di raccontare loro ciò che vedono e vivono ogni giorno, a meno che non vivano come gli antichi stiliti, quegli eremiti che stavano sopra una colonna a molti metri da terra per poter meditare più tranquilli e non distratti dalla confusione del mondo. Abbiamo l’impressione, a volte, che certi economisti o tecnici responsabili delle politiche economiche di questo Paese più che esperti dell’economia siano degli stiliti dell’economia e che per loro la realtà sia qualcosa di distante di cui possibilmente non tenere conto. E se quelli italiani sono degli stiliti, quelli europei vivono in una mongolfiera senza zavorre. Se infatti vivessero un po’ più ancorati sulla Terra non avrebbero formulato un Recovery fund nel quale i soldi possano essere spesi sostanzialmente in conto capitale e non per ciò di cui hanno bisogno gli Stati come il pane, e cioè la spesa corrente. Noi capiamo bene che il presidente Draghi non voglia fare debito perché teme ripercussioni europee conoscendo bene i suoi polli: he knows his chickens. Ma, oggi, in Italia, non si può tagliare nulla di ciò che sta in qualche modo consentendo la sopravvivenza di famiglie e imprese e anche quel po’ di ripresa economica che è in atto. Non lo amiamo per vari motivi, ma in questo caso dobbiamo citare il premio Nobel per l’economia statunitense Joseph Stiglitz che, insieme ad altri economisti di fama mondiale, va criticando l’Europa da diversi anni sostenendo, in estrema sintesi, che il debito ha senso farlo nei momenti di crisi, non nei momenti di vacche grasse. Semplicemente per il fatto che se tu sostieni l’economia nei monti di crisi poi i periodi di vacche grasse prima o poi torneranno e in questi periodi potrai recuperare il debito che hai contratto. Viceversa, ti troverai un mucchio di macerie per non aver fatto quel po’ di debito in più che era necessario. Speriamo che l’Italia non prenda questa seconda strada.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)