
Col Sessantotto, matrice del woke, è cominciato il disprezzo per i «vecchi», visti come dementi. In realtà, i veterani sono depositari della memoria collettiva: per questo rappresentano un ostacolo per le ideologie etnocidiarie che mirano a distruggere l’Occidente.Se non lo usi, lo perdi. Detto nato per spiegare il concetto dell’usucapione, se non usi una proprietà puoi perderla, è al momento un caposaldo delle neuroscienze. Nella medicina tradizionale c’è il concetto che la vecchiaia sia in sé una malattia, senectus ipsa est morbus: la vecchiaia come impotenza. In realtà l’invecchiamento è una trasformazione, non un disastro: sappiamo più cose, sappiamo fare più cose. Con i decenni dovrebbe essere arrivata la saggezza: possiamo finalmente liberarci di molte cose faticose e di molte cose inutili. Ora la vecchiaia è vista come un incubo, sempre, con in più l’orrore della demenza presentata come malattia atroce contro cui nulla è possibile salvo l’eutanasia, sempre più cortesemente proposta. Detto in parole molto povere, veramente molto povere, la nostra intelligenza è dovuta ai neuroni, le cellule del cervello, e alle sinapsi, le correlazioni tra i neuroni. Tanto più è alto il nostro numero dei neuroni e di sinapsi, tanto è più difficile per noi una demenza. Inoltre, se sottraggo dal poco, si va rapidamente al fondo del barile. Se sottraggo dal molto, ci vorrà molto più tempo perché si manifestino i deficit o addirittura questi deficit siano invalidanti. Detto in parole sempre molto povere, noi dobbiamo cercare di invecchiare conservando nella nostra testa il maggior numero di neuroni e di sinapsi. I traumi cranici, la cocaina, la metanfetamina, nome d’arte ecstasy, la cannabis, l’eroina distruggono i neuroni. Le encefaliti possono avere effetti devastanti. Le sinapsi possono essere distrutte dalle intossicazioni, quelle dovute al nostro ambiente di lavoro e abitativo, quelle dovute al fumo di sigaretta. I radicali liberi distruggono le sinapsi, i metalli pesanti anche. Altro danno viene dalla perdita dell’attività fisica, in particolare camminare all’aria aperta. Siamo immersi nello zucchero: lo zucchero nel sangue si chiama diabete, lo zucchero nel cervello si chiama Alzheimer. Un buon trucco per un buon invecchiamento è mangiare poco e dormire molto, ma bisognerebbe cominciare parecchi decenni prima. La mancanza di sonno cronico è un altro sistema per annientare il nostro cervello. La televisione o lo schermo del computer, le serie televisive, i film, sono formidabili ladri di sonno. Chi dorme poco e male, per un numero di ore insufficiente o con periodi Rem insufficienti, si sta candidando a una perdita di quoziente intellettivo. Un altro tragico danno è il disprezzo. Fino a poche generazioni fa, la persona anziana era un dono. Era il depositario della memoria collettiva. Nel ’68, anno di fondazione della cultura cosiddetta woke, è cominciato il disprezzo per la maturità e l’anzianità, visti come colpe intrinseche. In effetti la persona matura e anziana è meno facile da manipolare, e meno facile da ingannare, quindi è evidente che le ideologie che vogliono uccidere l’Occidente mediante il disprezzo di sé (etnocidio), hanno scatenato un capillare disprezzo, una strutturale squalificazione della persona matura e anziana. Se un uomo dice a una donna che non capisce niente, è considerato incredibile violenza. Che le persone giovani dicano sistematicamente a quelle più anziane che non capiscono niente, è considerato giusto e normale. Se è verissimo che la quasi totalità delle malattie è slatentizzata, se non causata, dallo stress, occorre ricordare che lo stress è semplicemente una reazione di adattamento alle modificazioni dell’ambiente esterno. Noi possiamo avere uno stress benefico, detto eustress, vale a dire uno stress di breve durata che si sia risolto con una nostra vittoria, oppure possiamo avere uno stress malefico, il distress, di lunga durata, non risolvibile. La mancanza di stress per il nostro organismo e per la nostra mente è un danno. Abbiamo esempi di mancanza di stress negli animali in gabbia negli zoo, che sono al riparo da intemperie, al riparo da predatori, sono nutriti a orari fissi e vivono malissimo. Sono situazioni da mancanza di stress la sindrome del nido vuoto, la madre che non ha più figli da accudire e la sindrome del pensionamento. I nidi sono sempre più vuoti. La norma era che nel momento in cui l’ultimo figlio era ancora in casa, il primo aveva già avuto dei bambini che i genitori diventati nonni potevano accudire, risolvendo miriadi di problemi, immersi in quella cosa meravigliosa che è lo stress benefico. Immersi nella propria inutilità, con la sola possibilità di accudimento costituita da cani, gatti, pesci rossi e canarini, comincia la discesa. Grazie alle macchine, dall’aggeggio che tira su automaticamente il portone del garage al frullatore, non facciamo più sforzi muscolari, che però sono benefici per il nostro cervello oltre che per il nostro scheletro. Molti di noi non sanno fare nulla con le mani, ed è un gran peccato perché grosse parti del cervello, della corteccia cerebrale, sono adibite all’uso delle mani. Ci sono attività formidabili, per esempio suonare uno strumento, ma persino attività molto più modeste come lavorare all’uncinetto o intagliare legno, che hanno una funzione benefica per conservare il trofismo neuronale. Da inutili e scemi, perché continuare a vivere? La guerra alla demenza deve cominciare dai nostri primi giorni di vita. L’allattamento materno soprattutto se prolungato garantisce un migliore sistema immunitario e garantisce un ottimo microbiota intestinale, termine con cui si indica l’insieme degli importantissimi batteri intestinali. Detto in parole povere, le persone allattate a lungo hanno meno problemi intestinali. Una delle cause dell’Alzheimer, oltre il diabete, è la sindrome dell’intestino permeabile, dovuta a infiammazione cronica dell’intestino. La modificazione dell’alimentazione, la modificazione dei ritmi di vita, la perdita del movimento all’aria aperta, l’alterazione della struttura genetica del glutine, causano infiammazione cronica con conseguente sindrome da intestino permeabile. La conseguenza è una situazione di infiammazione cronica che porta le cellule nervose a depositare la cosiddetta sostanza amiloide, che è la base anatomopatologica dell’Alzheimer. Ogni volta che impariamo qualcosa in nuovo, ogni volta che facciamo uno sforzo di memorizzazione o di concentrazione, fabbrichiamo sinapsi. Chiunque ci abbia facilitato le cose, è in realtà un nostro nemico. Il facilitare la scuola, il levare quelle meravigliose palestre per la mente che sono le lingue antiche, greco e latino, ha impoverito il nostro patrimonio neuronale. La sciagurata riforma liturgica che ha sostituito la grandiosa Messa tridentina con una Messa completamente differente e oltretutto detta in volgare, è stata un danno neurologico. Perdiamo tutte le sinapsi che non usiamo. È importantissimo continuare a leggere, a studiare, a suonare uno strumento, a parlare con le persone che amiamo di argomenti alti, a combattere per le battaglie in cui crediamo. La perdita di bellezza e complessità della musica è stata un danno neuronale. Nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento anche gli analfabeti ascoltavano musica lirica, anche perché erano stati addestrati in chiesa ascoltando il canto gregoriano oppure il Magnificat di Bach e il Gloria di Vivaldi, la Messa di Requiem di Mozart o Verdi che sono magnifica musica lirica. La riforma liturgica ha immerso le chiese in musica orrenda e adesso siamo al livello più basso mai raggiunto dalla musica europea. Un’ultima causa di danno è la perdita della bellezza: la respingente bruttezza delle chiese postconciliare si è estesa ovunque. L’arte postmoderna è insulsa e orrenda. Le sfilate di moda sono sempre più spesso brutte fino al ridicolo. I cartoni animati sono ripugnanti. Vivere nell’orrendo facilita la demenza. Cercare la bellezza, la combatte. La bellezza e il coraggio ci salveranno.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.