2024-08-11
Nuova vittima dell’acqua della Senna. La tedesca Beck: «Ho vomitato 9 volte»
La nuotatrice tedesca Leonie Beck (Ansa)
In un post su «Instagram» la nuotatrice denuncia: «Sto male da tre giorni e sono in ospedale. La qualità è certificata...».Ammettiamolo: un pregio, queste surreali macroniadi, ce l’hanno. Offrono agli atleti spunti per sviluppare carriere al di là dei loro talenti sportivi. Prendiamo la nuotatrice Leonie Beck, valchiria tedesca di 27 anni. Ieri, dal suo profilo instagram, ha postato una sua foto, il volto provato ma abbellito da un sorriso vago, sarcastico, condito da una didascalia sfiziosa: «Ho vomitato nove volte e in più ho sofferto di diarrea, non c’è che dire, la qualità delle acque della Senna è promossa». Ironia tagliente, quasi da stand up comedy, la tragedia farsesca sta facendo scoprire a Leonie il gusto per la battuta. Eppure c’è poco da stare allegri, il fiume parigino è implacabile, sembra Zlatan Ibrahimovic quando ha davanti un portiere, non perdona mai. Più coriacea dei suoi batteri c’è solo l’ostinazione di chi persiste a far gareggiare i nuotatori in quelle acque putride. Sei volte medaglia d’oro tra Europei e Mondiali, lo scorso giovedì la Beck ha chiuso al nono posto la 10 km di fondo che ha visto la nostra Ginevra Taddeucci agguantare il bronzo al traguardo. In molti ora si interrogano su quanto la qualità dell’acqua, unita alle forti correnti, abbia influito sulla sua prestazione. Gli stessi sintomi sono stati riscontrati pure da Claire Michel dopo la gara di triathlon femminile del 31 luglio. «Dopo tre giorni di vomito e diarrea, ho trascorso la domenica in ospedale», ha scritto qualche giorno fa sul suo profilo Instagram la 35enne belga. Non si trattava, come sospettato, di infezione da Escherichia coli. «Ho contratto un virus», ha chiarito Michel. A quel punto, per tutelare i suoi atleti, il Belgio ha deciso di ritirare la sua squadra dalle gare di triathlon misto. Ad alimentare paure intorno alla melmosa competizione si aggiunge Bettina Fabian, nuotatrice ungherese che ha chiuso al quinto posto: «Non c’era nessun animale ma ho visto delle cose marroni. Spero che non sia quello che penso ma solo delle piante marce. Ho ingoiato molta acqua, ho tamponato la gola con un po’ di alcol. Abbiamo bisogno di qualche giorno per capire eventuali sintomi». La francese Oceane Cassignol si è lamentata dei tanti rovi presenti a bordo fiume: «Credo che avrebbero potuto abbattere i rovi. Ci siamo tagliati parecchio le mani e le braccia». Insomma, un’ecatombe, molto peggio della Coppa Cobram di Fantozzi. Nel computo degli atleti ammalati, bisogna aggiungere anche i thriatleti svizzeri Simon Westermann e Adrien Briffod. I due hanno riportato sintomi da infezione gastrointestinale. Beninteso, il collegamento con le acque del fiume è solo un sospetto, al punto che gli organizzatori si trincerano dietro la possibilità che alcune infezioni siano state contratte per altre ragioni. Ma sarebbe come giocare alla roulette russa. In più ci si mette il sito d’informazione francese Mediapart, che ha rivelato i risultati dei prelievi effettuati giorno dopo giorno dall’Eau de Paris, la società pubblica incaricata di gestire l’acqua nella capitale transalpina. Il 5 agosto, mentre i triatleti gareggiavano nella Senna, pare che la concentrazione di batteri superasse le soglie stabilite dalla federazione internazionale di triathlon. 400 unità formanti colonie (Cfu, ovvero cellule batteriche) per 100 millilitri (ml). Gli esperti dell’Eau de Paris il 5 agosto hanno rilevato nel Port du Gros Caillou (uno dei 4 punti di campionamento) una concentrazione di batteri di 436 Cfu/100ml. Secondo gli organizzatori delle Olimpiadi di Parigi però, quel valore non comprendeva la parte di Senna in cui hanno nuotato gli atleti, da Pont Alexandre III a Pont des Invalides. Resta però un fatto. Gli allenamenti dei nuotatori nei giorni precedenti alla gara erano stati sospesi per l’alto tasso di inquinamento, invece le gare sono state confermate. Lo stesso Gregorio Paltrinieri è stato costretto ad allenarsi in piscina e questo aspetto forse ha compromesso la sua prestazione agonistica: «Nella Senna non vedevo le mie mani dopo averle immerse, nuotarci è stato suggestivo, ma è strano che fosse balneabile solo nei giorni delle gare». In buona sostanza: nonostante l’investimento di un miliardo e mezzo di euro per i lavori di bonifica e pulitura, se piove su Parigi, l’acquazzone porta nella Senna la sporcizia accumulata su tetti, strade, marciapiedi. Dopodiché si mescola al sistema fognario e, se le precipitazione sono intense, lo fa tracimare, con le acque reflue che vanno a contaminare il fiume rendendo le Olimpiadi impraticabili. Eppure l’esecutivo transalpino ha cercato in tutti i modi di non incappare in un danno d’immagine. Tra le spese più ingenti, la costruzione sotto la stazione ferroviaria Gare D’Austerlitz di un bacino di deflusso di 80 metri di altezza capace di raccogliere fino a 50.000 metri cubi di acqua piovana in eccesso, che può essere pompata nuovamente nelle fogne una volta abbassati i livelli dell’acqua. È stata anche effettuata una revisione del trattamento delle acque reflue in tutta la regione, per garantire che l’acqua arrivi a Parigi in uno stato più pulito rispetto al passato. Lo scopo non riguarda solo le Olimpiadi: si vorrebbe rendere la Senna balneabile per realizzare una città più vivibile. Ma a giudicare dai risultati, l’impresa è più complicata del previsto.
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