2022-07-28
Se stanno a destra donne e omosessuali cessano di essere categorie protette
Giorgia Meloni (Alessandro Bremec/NurPhoto via Getty Images)
L’ipotesi Giorgia Meloni premier manda in tilt la sinistra, che ha sempre elogiato il rosa al potere. E lo stesso vale per i gay non allineati.Dalla prima pagina di Repubblica, forse in parte senza volerlo, la scrittrice Elena Stancanelli ha demolito in un colpo decenni di retorica progressista. Ragionando sulla concreta possibilità che Giorgia Meloni diventi presidente del Consiglio, l’editorialista avanza alcune perplessità. «Come la mettiamo?», scrive. «Dovremmo considerarlo un passo avanti, in vista di una più equa spartizione dei ruoli apicali, o una sconfitta definitiva? Se Giorgia Meloni dovesse diventare presidente del Consiglio e se questo segnasse l’inizio di un periodo buio, oscurantista, un disastro per i diritti delle minoranze, dei migranti e persino delle donne, dovremmo attribuire questa catastrofe al femminismo?». Ovviamente, qualora la Meloni diventasse premier non accadrebbe nulla di ciò che la Stancanelli paventa. Non sprofonderemmo in una era oscura e di certo i diritti delle persone non sarebbero in pericolo. Anche perché negare i diritti fondamentali più di quanto li abbia negati il governo Draghi con i suoi obblighi e i suoi green pass (approvati dalla sinistra tutta) sarebbe veramente un’impresa impossibile. In ogni caso, la riflessione è interessante. Negli ultimi decenni i liberal di ogni ordine e grado hanno passato il tempo a dividere l’umanità in categorie sulla base del genere e della provenienza etnica. Ci hanno ripetuto fino allo sfinimento quanto fosse necessario promuovere tali categorie proprio in quanto categorie e non in base alle loro qualità o alle loro proposte politiche. In sostanza hanno sostituito la forma al contenuto: le donne andavano valorizzate perché donne, a prescindere da tutto. Ricordate la campagna elettorale di Hillary Clinton? Giornali come Repubblica erano gonfi di editoriali in cui si ribadiva che un mondo governato da ragazze sarebbe stato più pacifico, più accogliente, più sereno e più giusto. E invece, pensa un po’, oggi apprendiamo che i contenuti contano più della appartenenza di genere. In teoria, se volessero essere coerenti, i progressisti nostrani dovrebbero tifare per Giorgia Meloni, favorire la sua ascesa al potere in quanto donna e scrivere che sicuramente ci regalerà una nazione più bella e moralmente superiore. Ma ovviamente non lo fanno. Poiché la Meloni non guida un partito di sinistra, può serenamente essere dipinta come una becera fascista, come il capo delle Armate delle tenebre e come colei che ci farà piombare in un abisso di orrore e abiezione. A sostegno di tale immonda tesi i nostri gauchiste mobilitano ogni risorsa. Intervistano l’ex socialista Rino Formica per fargli dire che teme una «svolta autoritaria» e l’avvento di un esecutivo liberticida in stile Viktor Orbán. E non importa se qualche anno fa il socialista in odore di craxismo sarebbe stato dipinto quale sordido affarista: adesso torna buono, buonissimo. Per alimentare il timore sul fascismo di ritorno, del resto, non c’è arma che non si possa usare, non c’è contorsione ideologica che risulti inaccettabile. I fascistologi di Repubblica non hanno mai lavorato così tanto, e temiamo seriamente per la loro salute, il mix di caldo e stanchezza di sicuro non giova. Nonostante le tonnellate di piombo che producono ogni giorno, non riescono comunque a scrivere una cosa che sia vera, verosimile o per lo meno non ridicola. Ieri infierivano sul movimento giovanile di Fratelli d’Italia, colpevole di aver organizzato un evento in cui si faceva sport e si presentavano libri. Se la sono presa anche con il centro culturale toscano Casaggì, reo di avere messo in piedi una attività sovversiva e nazistoide, cioè una casa editrice (Passaggio al bosco). Notate il cortocircuito: Repubblica si indigna perché quell’editore pubblica libri contro «il maschio debole». Posto che agli amici sinistri, a quanto risulta, stanno sulle balle non solo gli uomini, ma anche le donne forti, ci permettiamo di segnalare che uno dei succitati volumi è firmato da Jack Donovan, autore statunitense omosessuale. Dunque ci sorge il dubbio: in quanto esponente di una minoranza Donovan va bene per i parametri liberal oppure fa schifo ugualmente perché destrorso?Ecco il problema. Tutte le figurine sono accettabili e buone e giuste solo se si possono incollare nell’album «democratico». Se, al contrario, la minoranza o il gruppo «discriminato» non è utile alla causa, viene immediatamente gettato nel secchio del pattume. In base alla stessa legge, il cattivo resta tale fino a che non porta acqua al mulino sinistrorso. Prendiamo i nazisti: adesso sono lo spauracchio ma fino a un mesetto fa erano bravi e santi. Quando veniva esibito dai combattenti ucraini, lo svastika era accettato in quanto «antico simbolo paneuropeo». Se sventolata dai battaglioni di Kiev, la bandiera era commovente, proprio come il nazionalismo era importante e i campi di allenamento erano fondamentali per la difesa. Insomma come sempre la destra piace se fa gli interessi della sinistra. Va detto però che i giovani di Fratelli d’Italia e la Meloni stessa di colpe ne hanno. Non hanno voluto ascoltarci: noi glielo avevamo detto di buttare i libri dei conservatori americani e di mettersi a leggere Kant come i guerrieri del battaglione Azov...