2021-11-04
Se scatta la zona gialla, lo sci va in rosso
La prospettiva del cambio di colore sta già danneggiando gli impianti del Trentino Alto Adige. Una nuova stagione di chiusure ucciderebbe il settore, meglio pensare a interventi mirati sui singoli focolai e consentire le riaperture grazie ai tamponi.Ci dicono che tra non molto arriveremo al 90% della popolazione vaccinata, siamo tenuti all'uso del green pass conseguente al vaccino o a vari tamponi mensili, mascherina nei luoghi chiusi, sanificazioni varie e altre regole che tutti conosciamo. La Verità non è un quotidiano no vax, è un quotidiano yes brain, cioè tende ad utilizzare il cervello attraverso chi ci scrive per capire, nell'ordine: se le misure adottate siano efficaci, se le misure adottate rispettino e come il diritto, se le misure adottate siano compatibili o meno con l'attività economica e in particolare con il lavoro senza il quale siamo fritti. Cioè, in altri termini, è un giornale che fa del giornalismo. Beh, mica poco. I lettori potranno chiedersi perché tutta questa premessa. La questione che sta tornando alla ribalta è quella delle famose zone: bianche, gialle, arancioni e rosse. Ve le ricordate? Certo, verosimilmente risponderete voi, chi può dimenticare un incubo? Secondo alcuni l'incubo potrebbe tornare. E allora, tanto per portarci un po' avanti col discorso, pensiamo che difficilmente potrebbe essere facilmente digeribile l'accoppiata di green pass e zone. Anche perché, ora come ora, siamo in grado di tirare fuori dei soldi necessari a «risarcire», «sostenere» le attività economiche che in tali zone sarebbero costrette a limitare la loro attività? Se la risposta non è no, certamente è: con enormi difficoltà. È il caso, ad esempio, dell'Alto Adige dove per fortuna le montagne hanno già iniziato a imbiancarsi e dove i gestori pensano di riaprire le piste entro il mese. Vogliamo ricordare cosa vuol dire riaprire le piste perché forse a molti sfugge. Non è che si riaprono le piste perché il buon Dio regala alle montagne delle abbondanti nevicate e gli allegri sciatori cominciano ad andare su e giù su di esse. Riaprire le piste vuol dire organizzare le piste, fare degli interventi sulle piste che le rendano sicure e agibili, manutenere ulteriormente gli impianti, assumere delle persone addette agli impianti - pur stagionali che siano - che comunque devono saper fare il loro mestiere perché con gli impianti non si scherza, significa far riprendere le attività ai maestri di sci e significa rimettere in moto tutta la macchina, fatta di molti altri esercizi commerciali e di ospitalità senza i quali gli sciatori dovrebbero andare sulle piste al mattino e tornarsene a casa la sera. A meno che il governo non ipotizzi di fornire delle tute tipo quelle dei ricercatori al Polo Nord che consentano di passare la notte all'aperto. Per le piste abbiamo detto. Per tutte le altre attività significa ancora una volta assumere del personale, acquistare delle merci, sistemare i locali, riempire i magazzini, cioè spendere soldi, molti soldi, in capo a delle imprese che escono martoriate dall'inverno scorso.Nessuno, neanche chi scrive, è talmente scemo da non considerare i pericoli del contagio, i morti, i ricoveri prolungatisi per lungo tempo e spesso devastanti, il dolore delle famiglie che hanno perso i loro cari. Nulla di tutto questo. Solo una domanda di tipo diverso: siamo proprio sicuri che l'unica strada sia quella di tornare alle zone colorate? Ci era stato detto, ripetutamente, che nel caso di focolai sarebbero state prese misure localizzate in modo chirurgico, che non significa reintroduzione dell'Italia a quattro colori. Nell'Alto Adige, la sola prospettiva di divenire zona gialla sta rappresentando una possibilità vissuta con terrore. E non si sono fatte mancare all'appello le disdette delle prenotazioni perché gli annunci fatti circolare sono peggio degli annunci effettivi, inducono paura, incertezza e quindi non voglia di andare a trascorrere le vacanze in un luogo reputato pericoloso. Piuttosto che green pass o non green pass non è noto ormai - come del resto molti virologi predicano da tempo - che un tampone, magari salivare e quindi non invasivo, consentirebbe da una parte una certa tranquillità dal punto di vista sanitario e dall'altra parte una riapertura piena delle attività economiche anche nei luoghi dove si registra una salita dei contagi? Certo non è che si può sommare: vaccino più green pass più tamponi più mascherine più sanificazioni. E poi? Tutto quanto scritto vorrebbe essere un richiamo a qualcosa di molto semplice che a volte sembra così difficile: la ragionevolezza.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».