
Parigi, che aveva insultato l'Italia «cinica e irresponsabile», vieta l'attracco all'Aquarius. I 58 naufraghi smistati in 4 Paesi.È la maledizione dell'Aquarius. In giugno, quando il governo italiano aveva detto no alla nave arancione che cercava l'approdo in un porto siciliano con 629 immigrati pescati dal mare libico, in Francia era montata l'indignazione. Scandalizzato, il presidente Emmanuel Macron aveva sentenziato: «Dall'Italia arrivano soltanto cinismo e irresponsabilità». Con un solenne intervento al Parlamento di Parigi, anche il presidente del Consiglio, Édouard Philippe, aveva criticato l'Italia perché, «invece di assumersi le sue precise responsabilità», aveva scelto «di non rispettare fondamentali regole internazionali». Il più diretto nel giudizio era stato Gabriel Attal, portavoce di En marche, il partito al governo, che aveva definito la nostra scelta con una sola parola: «Vomitevole». Alla fine, quattro mesi fa, la Aquarius aveva deciso di fare rotta verso Valencia, in Spagna. Mentre era ancora in navigazione, il Parlamento di Parigi aveva censurato l'operato italiano. Mancava solo che, per dare forza alla sua protesta umanitaria, l'Assemblée nationale intonasse la Marsigliese.Ieri, peggio di un boomerang, la maledizione dell'Aquarius ha colpito con il più classico dei contrappassi. Perché proprio ieri mattina la nave dell'Ong Sos Méditerranée, con a bordo altri 58 immigrati recuperati tra giovedì e sabato al largo della Libia, ha chiesto di approdare a Marsiglia. Ma la Francia ha detto no: «Sbarchino a Malta», è stata la risposta (cinica? irresponsabile? vomitevole?) arrivata dall'Eliseo. Subito dopo, il portavoce del governo, Benjamin Griveaux, ha cercato di rimediare all'incredibile voltafaccia-figuraccia, spiegando con piglio da acrobata che Parigi non aveva detto proprio un vero no, ma in realtà stava cercando «una soluzione europea». A quel punto, Griveaux si è spinto oltre i confini lessicali del teatro dell'assurdo, un campo in cui i francesi sono peraltro campioni mondiali grazie a Eugène Jonesco: «Umanità significa lasciare attraccare la nave nel porto più vicino e più sicuro» ha dichiarato il portavoce. Nel frattempo, forse perché inconsapevole di quanto nel frattempo aveva deciso il suo governo, ieri il ministro francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, insisteva a chiedere a Roma di fare la sua parte: «Ribadiamo all'Italia che chiudere i suoi porti a persone in difficoltà è contrario al diritto e contrario all'umanità». Nel pomeriggio, poi, dalla Aquarius è partito un appello ai Paesi europei per un «approdo urgente», viste le condizioni meteo in peggioramento. E in base a un non meglio identificato «accordo con Francia e Spagna», in tarda serata il governo portoghese si è detto «pronto ad accogliere dieci migranti» su 58 e di avere concordato una spartizione con Spagna e Germania, che ne prenderanno 15 a testa, mentre altri 18 finiranno in Francia. La nave ieri incrociava a metà strada tra Libia e Malta, dove probabilmente approderà. «Abbiamo la necessità di sbarcare le persone in un porto che sia sicuro», aveva dichiarato ieri Alessandro Porro, un operatore di Sos Méditerranée a bordo della nave, «e questo esclude la Libia». È certo, comunque, che l'Aquarius non andrà né a Marsiglia, né in un altro porto della Francia. Il vicesindaco di Marsiglia, il repubblicano Dominique Tian, continua a ripetere che la sua città non potrà mai aprirsi alle navi che soccorrono i migranti nel Mediterraneo: «Se ogni settimana facessimo entrare quelle navi, con migliaia di persone», spiega, «non sapremmo dove alloggiarle». Ma non è soltanto Marsiglia a respingere i flussi: è tutta la Francia a essere inadempiente nei confronti degli accordi con l'Unione europea, perché Parigi non ha mai assorbito le quote d'immigrati per le quali si era impegnata. Dal 2015, su 9.816 immigrati che dovevano essere accolti, quelli effettivi sono stati appena 640. E se nel 2016 i respingimenti dalla Francia verso l'Italia erano stati 37.000, nel 2017 il loro numero è salito a 45.000. Dal primo gennaio al 31 maggio 2018, poi, il governo del presidente Philippe ha rispedito in Italia altre 10.249 persone tra cui donne, bambini e disabili: quasi 70 al giorno.Anche se Parigi fa la morale a Roma, in realtà ha inasprito le politiche migratorie. Basta ricordare i crudeli blocchi imposti dagli agenti francesi alla frontiera che corre sulle montagne che circondano a Bardonecchia, o il muro di gendarmi innalzato a Ventimiglia. Dove alcune Ong denunciano che le autorità francesi starebbero sistematicamente falsificando i documenti degli immigrati più giovani. Lo scopo? Trasformare i minorenni in maggiorenni e poterli così rispedire «legalmente» oltre confine. Intanto cresce un nuovo caso migratorio tra l'Italia e la Tunisia, che ieri ha impedito il rientro di 45 suoi cittadini, fermati come clandestini in Sicilia. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha annunciato che giovedì volerà a Tunisi per negoziare una soluzione. Da gennaio al 17 settembre, su 3.515 tunisini entrati irregolarmente in Italia, ne sono stati rimpatriati solo 1.633.
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.
Ansa
Gli obiettivi imposti sono rifiutati perché deleteri e insostenibili. Farebbero meglio a seguire i consigli di Bill Gates.
L’appuntamento è fisso e il corollario di allarmi sulla imminente fine del mondo arriva puntuale. Alla vigilia della Cop30 - la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a Belém, in Brasile, dal 10 al 21 novembre - il fronte allarmista globale ha rinnovato il coro catastrofico con la pubblicazione di due rapporti cruciali. L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) ha diffuso il suo State of the Global Climate Update 2025, mentre l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha pubblicato il suo Climate Action Monitor 2025.






