
Rinvii continui: Olanda e Germania non vogliono gli eurobond e puntano a far scattare la trappola del Mes. Come al solito l'Unione è finta, ogni Stato fa i suoi interessi. Dobbiamo arrangiarci ma ci ritroviamo Giuseppi.Elogio della democrazia. Il popolo è sovrano ed esercita la sovranità tramite il Parlamento. Peccato che a essere interpellato attraverso i suoi rappresentanti non sia stato il popolo italiano, ma quello olandese, il quale ieri ha detto un secco no agli eurobond, ossia a uno strumento comune a tutta l'Europa per finanziare l'emergenza economica conseguente al coronavirus. Gli olandesi non vogliono sentir parlare di titoli di Stato che li accomunino a italiani, spagnoli, francesi o portoghesi. Loro vogliono starsene nel loro cantuccio a godersi i frutti della Ue senza avere altri pensieri se non quelli di coltivare i tulipani e concedere forti sconti fiscali alle aziende che abbiano intenzione di piantare radici nei Paesi Bassi. Sì, molto pragmaticamente i sudditi di re Guglielmo se ne fregano della solidarietà, degli Stati Uniti d'Europa e pure dei vantaggi di cui, grazie allo scudo protettivo dell'Unione, hanno goduto finora. Agli olandesi, egoisticamente, importa solo degli affari loro. E per evitare che ragioni comunitarie li inducano a mandar giù il rospo dei bond garantiti dall'Europa senza avere niente in cambio, neppure un po' di penalizzazioni dei partner Ue, si sono portati avanti, votando in Parlamento e impegnando il governo a respingere qualsiasi accordo che preveda una condivisione del rischio.Con un semplice voto, sono stati mandati in pensione anni di chiacchiere sul sogno europeo, sulla straordinaria forza dell'Unione, sulla pace e il benessere garantiti da Paesi che per centinaia di anni si erano fatti la guerra, privilegiando gli interessi nazionali a quelli del continente. Sì, dopo oltre settant'anni di tregua, in Europa si torna a farsi la guerra. Ma non usando i cannoni, le bombe e tutte quelle cose lì. Le battaglie si conducono con lo spread, i tassi d'interesse, il Mes e tutte quelle altre regole con cui, grazie al trattato di Maastricht prima e agli altri accordi poi, si sono legate le mani agli Stati che oggi, in piena epidemia, si trovano più deboli, meno liberi, con la palla al piede di aver ceduto una parte della propria sovranità a Bruxelles in cambio di una presunta tranquillità. Ovviamente non ci stupiamo di quel che è accaduto, cioè del voto olandese. C'era da immaginarselo, visto che fino al giorno prima il governo dei Paesi Bassi aveva negato qualsiasi possibile mediazione su un finanziamento comune per far fronte all'emergenza. Gli interessi nazionali, ma diciamo pure gli egoismi politici, erano evidenti e a dire il vero anche immaginabili visto ciò che è accaduto negli anni recenti sul debito pubblico, sul pareggio di bilancio e sull'immigrazione. Le identità di vedute richieste da chi coltiva l'idea di una comunità di Stati non sono mai esistite se non nella fantasia e nell'illusione di qualche politico, sostenute più dall'ideologia che dalla realtà.Ciò detto, l'Olanda non è il solo Paese a voltare la testa di fronte al dramma di chi è stato duramente colpito dal coronavirus. Ieri Die Welt, giornale del gruppo tedesco Springer, ha sintetizzato in un articolo il pensiero di una parte della Germania: non bisogna dare liquidità agli italiani con i bond garantiti dall'Europa perché sennò i soldi se li prende la mafia. Certo, lo Spiegel ha definito vigliacche le posizioni di chi chiude la porta in faccia ai Paesi più duramente colpiti dall'epidemia, ma le posizioni tipo quelle di Die Welt appaiono in linea con la spocchia spesso manifestata da molti commentatori tedeschi i quali, dimenticandosi degli aiuti ricevuti in passato anche dalla stessa Italia, guardano al nostro Paese con un complesso di superiorità. Luigi Di Maio e compagni hanno protestato con Berlino, chiedendo pubbliche scuse per l'articolo oltraggioso, ma che c'è di diverso da quello a cui un tempo si lasciarono andare altre testate, tipo la P38 sugli spaghetti o l'accusa a tutti gli italiani di essere degli Schettino? L'Europa vera è questa, quella egoista e presuntuosa che guarda l'Italia con un misto di disprezzo e di superbia. Non si tratta di voler atteggiarsi a vittime, ma di guardare in faccia alla realtà. Dalla situazione in cui ci troviamo per effetto dell'epidemia di coronavirus usciremo solo con le nostre forze, senza eurobond o senza Mes, come era ampiamente prevedibile nonostante il garrulo ottimismo del nostro presidente del Consiglio. Un'Europa egoista e cinica non ci serve. Ci serve un governo autorevole e capace, che non racconti frottole in diretta tv, ma che abbia il coraggio e l'appoggio degli italiani.
Gianrico Carofiglio (Ansa)
Magistrato, politico in quota Pd per un breve periodo e romanziere. Si fa predicatore del «potere della gentilezza» a colpi di karate. Dai banchi del liceo insieme con Michele Emiliano, l’ex pm barese si è intrufolato nella cricca degli intellò scopiazzando Sciascia.
(IStock)
Pure la Francia fustiga l’ostinazione green di Bruxelles: il ministro Barbut, al Consiglio europeo sull’ambiente, ha detto che il taglio delle emissioni in Ue «non porta nulla». In Uk sono alle prese con le ambulanze «alla spina»: costate un salasso, sono inefficienti.
Con la Cop 30 in partenza domani in Brasile, pare che alcuni Paesi europei si stiano svegliando dall’illusione green, realizzando che l’ambizioso taglio delle emissioni in Europa non avrà alcun impatto rilevante sullo stato di salute del pianeta visto che il resto del mondo continua a inquinare. Ciò emerge dalle oltre 24 ore di trattative a Bruxelles per accordarsi sui target dell’Ue per il clima, con alcune dichiarazioni che parlano chiaro.
Ranieri Guerra (Imagoeconomica). Nel riquadro, Cristiana Salvi
Nelle carte di Zambon alla Procura gli scambi di opinioni tra i funzionari Cristiana Salvi e Ranieri Guerra: «Mitighiamo le critiche, Roma deve rifinanziare il nostro centro a Venezia e non vogliamo contrattacchi».
Un rapporto tecnico, destinato a spiegare al mondo come l’Italia aveva reagito alla pandemia da Covid 19, si è trasformato in un dossier da riscrivere per «mitigare le parti più problematiche». Le correzioni da apportare misurano la distanza tra ciò che l’Organizzazione mondiale della sanità dovrebbe essere e ciò che era diventata: un organismo che, di fronte a una crisi globale, ha scelto la prudenza diplomatica invece della verità. A leggere i documenti depositati alla Procura di Bergamo da Francesco Zambon, funzionario senior per le emergenze sanitarie dell’Ufficio regionale per l’Europa dell’Oms, il confine tra verità scientifica e volontà politica è stato superato.






