Drammatico rapporto Censis Confcommercio: il 57% degli italiani teme di perdere il lavoro, il 29% non andrà in vacanza. Rincara la dose lo studio Cerved: triplicato il numero di aziende (il 15,5%) a rischio di fallimento.
Drammatico rapporto Censis Confcommercio: il 57% degli italiani teme di perdere il lavoro, il 29% non andrà in vacanza. Rincara la dose lo studio Cerved: triplicato il numero di aziende (il 15,5%) a rischio di fallimento.La decrescita infelice scatenata dal Covid-19 rischia di portare al «nero» di sopravvivenza. È questo in, sostanza, il messaggio lanciato ieri dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita. «La politica deve darsi una regolata se non vuole le riforme della troika. Quello che resta, cioè la società di tutti i giorni, le forze sociali, i sindacati, darà avvio in autunno a una seconda ondata di economia sommersa, lo vediamo adesso con l'aumento del pagamento in nero, cash, perché è il modo per sopravvivere per milioni di persone», ha detto De Rita nel corso di War room, il format web di Roma incontra condotto da Enrico Cisnetto. Quella di De Rita potrebbe rivelarsi non solo una provocazione leggendo i dati pubblicati ieri dal rapporto Confcommercio Censis: il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi l'attività lavorativa e il reddito, il 25,8% ha dovuto sospendere del tutto l'attività, il 23,4% è finito in cassa integrazione. Tra i principali effetti sui consumi, il 48% ha dovuto rinunciare definitivamente a qualsiasi forma di vacanza (week end, ponti, Pasqua, vacanze estive) e il 23% all'acquisto di beni durevoli (mobili, elettrodomestici, auto) già programmati, sottolinea ancora il rapporto. Il futuro fa ancora più paura: sei famiglie su dieci temono di perdere il lavoro, oltre la metà delle famiglie non ha fatto programmi e il 30% questa estate rimarrà a casa senza fare vacanze, mentre il 9,4% ci andrà ma con durata e budget ridotti. Guardando avanti e alla riapertura totale del Paese, per la maggioranza aumenta il pessimismo: il 52,8% è pessimista per la propria famiglia, ma la percentuale sale al 67,5% sulle prospettive del Paese. Che già non navigava nell'oro, anzi. La crisi da Covid-19 si è abbattuta su un'economia fortemente debilitata: tra il 2007 e il 2019, infatti, ciascun italiano ha perso oltre 21.600 euro di ricchezza. Un conto molto salato, prevalentemente a causa delle forti perdite di ricchezza immobiliare e finanziaria, alla cui cifra complessiva contribuisce anche una «significativa contrazione di consumi pari a circa 900 euro pro capite», si legge sempre nell'indagine di Confcommercio Censis. Dopo un 2019 chiuso in forte rallentamento, il 2020 è iniziato con un calo tendenziale del Pil del 4,8% nel primo trimestre e con veri e propri crolli ad aprile e maggio stimati, rispettivamente, in un -24% e -16%. Ecco perché dopo sei anni il saldo tra ottimisti e pessimisti torna a registrare valori negativi di entità mai raggiunta prima.I nomi degli ultimi decreti -Curia Italia, Rilancio, Liquidità - varati dal governo per portare il Paese fuori dal tunnel del coronavirus suonano quindi come una beffa di fronte ai già evidenti i sintomi dell'epidemia economica scatenata dal lockdown e destinata a propagarsi con maggiore intensità nei prossimi mesi. Per famiglie e aziende. Il rapporto delinea «un Paese in forte difficoltà e mai così preoccupato. In sintesi: produzione lenta, rischio disoccupazione, crollo della fiducia e dei consumi», ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, invocando una reazione più decisa. Ovvero «subito più liquidità alle imprese, più investimenti a cominciare dallo sblocca cantieri, meno tasse e meno burocrazia». Sperando che non si delinei lo scenario estremo dipinto da Cerved rating agency secondo cui il rischio di insolvenza per le aziende italiane potrebbe arrivare al 15,5%, triplicando dall'attuale 4,9%, se nuovi picchi epidemici dovessero portare a ulteriori misure di contenimento di durata fino a sei mesi. L'agenzia ritiene, comunque, che la probabilità che si verifichi un tale scenario sia bassa. La precedente analisi diffusa a febbraio indicava a rischio fallimento, nel caso più drastico, un'azienda italiana su dieci. Secondo lo scenario più pessimistico, i settori con la più alta probabilità di default sarebbero le costruzioni (22%), i servizi di alloggio e ristorazione e le attività di supporto al settore turistico (entrambi al 19%). Viceversa, quelli più resilienti risulterebbero farmacie, l'industria alimentare e il commercio al dettaglio alimentare, per il quali il rischio default è circa 7-8%. Naturalmente la percentuale è destinata ad aumentare in misura maggiore per le imprese piccole (dall'11% al 21% per le microimprese) e meno strutturate (28% per le imprese individuali) con un picco del 18% al Sud dall'attuale 9%.Di fronte allo scenario del Cerved, al monito di De Rita come conseguenza dei dati del Censis e di Confcommercio, cosa fa il governo Conte? Dopo averci chiusi tutti in casa per mesi si limita a distribuire bonus assistenziali aumentando il potere dell'Inps senza tagliare le tasse che servono per pagarne i dirigenti. Ma lasciando il Paese in ostaggio di una bulimia normativa che a colpi di decreti d'urgenza e Dpcm produce nuova burocrazia. Con il prevedibile risultato, come dice De Rita, di fare i conti a settembre con una seconda ondata di economia sommersa. Il nero di sopravvivenza.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






