2018-12-29
Se la mafia è africana la sinistra italiana si rifiuta di vederla
L'omicidio di Pesaro accende i fari sulle Marche, dove le gang nigeriane prosperano da anni. Ma per il Pd il problema non c'è. Dal florilegio delle indignazioni pigliamo quella di Nicola Zingaretti presidente della Regione Lazio e candidato alla segreteria del Pd: «La protezione dei pentiti e dei loro parenti è fondamentale per combattere le Mafie. Oggi invece ci svegliamo e leggiamo che c'è stato un morto a Pesaro. Il ministro degli Interni che si fa selfie demenziali, per distrarre l'attenzione, ha paura e scappa dalle sue responsabilità».Il Pd è contro la mafia, se non è quella nigeriana che c'è, ma almeno nelle Marche, nessuno vuole vedere. Come si sa, il pomeriggio di Natale Marcello Bruzzese, fratello di un pentito di 'ndrangheta - Biagio Girolamo Bruzzese, che aveva sparato senza finirlo al boss Teodoro Crea e perciò aveva trovato conveniente invocare la protezione dello Stato - è stato ammazzato con una trentina di colpi in via Bovio il centro storico del Cremlino marchigiano. Bruzzese, ha fatto la spola tra l'Italia e la Francia, era sotto protezione, ma solo economica ed era tornato a Pesaro da tre anni. Dicono che avesse anche il nome sulla buca delle lettere. Sta di fatto che ora accusano Matteo Salvini di non averlo protetto. A dare la stura alle accuse sono stati Alessia Morani, onorevole pesarese, poi il sindaco piddino Matteo Ricci con un passato renziano, poi un folto codazzo di maître à penser del Pd. Dal florilegio delle indignazioni pigliamo quella di Nicola Zingaretti presidente della Regione Lazio e candidato alla segreteria del Pd: «La protezione dei pentiti e dei loro parenti è fondamentale per combattere le Mafie. Oggi invece ci svegliamo e leggiamo che c'è stato un morto a Pesaro. Il ministro degli Interni che si fa selfie demenziali, per distrarre l'attenzione, ha paura e scappa dalle sue responsabilità». E allora bisognerà riavvolgere il nastro della memoria, soprattutto per chi nelle Marche non ci abita. Ma prima sentiamo il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho che dice «qualcosa non deve aver funzionato», ma poi fa sapere che Bruzzone era già sfuggito a un attentato, che aveva continuato a farsi chiamare con il suo nome «visto che il rischio per la sua incolumità non era considerato troppo alto» e che anzi proprio lui «aveva - anche ufficialmente - espresso la volontà di allontanarsi dal programma di protezione». Sta di fatto che ora stanno cercando due killer venuti forse dalla Calabria. O no? Qui cominciano gli interrogativi sulle Marche e su chi le ha sinora governate e ancora le governa.Correva l'anno 2016 ed era il 10 luglio. A Fermo un nigeriano, Emmanuel Chidi Nnamdi, morì a seguito di una colluttazione con un italiano, Amedeo Mancini (condannato a 4 anni con rito abbreviato) e quel giorno si fecero nel duomo di Fermo i funerali. Vi parteciparono David Sassoli (Pd) vicepresidente del Parlamento europeo, Cecile Kyenge (Pd) già ministro, Maria Elena Boschi (Pd) ministro per le Riforme, Laura Boldrini, allora presidenta della Camera, la quale disse: «Saremo vicini alla compagna di Emmanuele e alla comunità nigeriana, le istituzione devono fare quadrato». Già ma quadrato per fare, o non fare, cosa? Ebbene, dieci giorni dopo, alla direzione distrettuale antimafia di Ancona, arriva un' informativa. La firma il primo dirigente di Polizia Marcello Gasparrini, che si occupa della commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale dei migranti. Scrive l'ufficiale di Polizia che è in servizio presso la Questura di Macerata (città della Boldrini): «Al funerale di Chidi Nnandi (in realtà è Nnamdi ndr) Emmanuel (nato in Nigeria il 13.12.1980) avvenuto in Fermo sono intervenuti membri della setta Black Axe, riconoscibili perché tutti indossanti abiti dal colore rosso e nero, al verosimile fine di rendergli manifestamente - per chi ne conosca gli abiti di rito - gli onori; che la loro presenza rivelerebbe che il deceduto faceva parte della stessa confraternita, che, come noto, si tratta di un gruppo molto vendicativo, che le loro foto dei funerali pubblicate anche sul web, per cui si allegano 2 estratti». Questa informativa dice: nelle Marche c'è la mafia nigeriana. Si può sapere se qualcuno ha indagato? Ma andiamo oltre. Purtroppo il 30 gennaio del 2018 viene uccisa a Macerata Pamela Mastropietro, il cui corpo viene dissanguato, fatto a pezzi e abbandonato in due trolley sul ciglio di una strada. La mafia nigeriana conosce un rito d'iniziazione e d'intimidazione che ha queste modalità. Viene accusato del delitto Innocent Oseghale (andrà a processo il 13 febbraio prossimo) e con lui altri due nigeriani Lucky Awelima e Desmond Lucky, che poi usciranno dall'inchiesta. Il Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio in una conferenza stampa dice che Oseghale ha un ruolo di primo piano nello spaccio di droga, e sull'indagine, rivela, c'è una pressione fortissima. Intanto tutti i dirigenti del Pd marchigiano si dannano l'anima per evitare che dal delitto Pamela nasca un caso politico. Ci si mette di mezzo Luca Traini che spara all'impazzata contro gente di colore. Il raid razzista serve a coprire per un po' il caso Pamela. Tant'è che il 7 febbraio ministro della Giustizia Andrea Orlando si precipita a Macerata, vista i feriti di colore, non dice una parola ai familiari di Pamela ma si chiude per un vertice nell'ufficio di Giovanni Giorgio. Da quel momento è vietato parlare di mafia nigeriana. Però il Procuratore di Macerata il 24 aprile si lascia scappare in una conferenza stampa: «Abbiamo avuto difficoltà a trovare anche un solo traduttore per trascrivere le intercettazioni dovendo apparire, come previsto per legge, con nome e cognome. La paura che hanno è che ci possano essere ripercussioni sui loro familiari nel loro Paese». Ma andiamo avanti, perché l'11 giugno il Procuratore generale delle Marche, Sergio Sottani, in un'intervista a Cronache Maceratesi sostiene: «Infiltrazioni mafiose? Abbiamo segnali di questo. Anche nella ricostruzione del post terremoto abbiamo segnali d infiltrazioni». E la mafia nigeriana? «Che ci siano associazioni criminali etniche certamente sì, che siano espressioni di mafie di altri paesi non ci sono elementi per dirlo». E l'informativa su Black Axe? E le minacce agli interpreti del caso Pamela? Ah già ma se passa l'idea che c'è la mafia nigeriana addio faccia pulita dell'accoglienza. E allora? E allora andiamo avanti. Perché il 4 dicembre sempre a Macerata il procuratore Giorgio annuncia 27 arresti per droga. E dice: «Il caso Pamela è stata una frustata. Abbiamo accertato che due nigeriani gestivano lo spaccio con un'organizzazione territoriale: avevano diviso Macerata in tre zone, ricevevano la droga da Ancona ed erano in collegamento con Ferrara». E Pesaro? Saltata a piè pari. Giorgio illustra ancora «Abbiamo accertato più di 4.000 cessioni di droga. E sappiamo che Oseghale, Awelima e Desmond facevano parte della rete». Innocent Oshegale peraltro il 22 giugno 2017 era stato condannato a soli 4 mesi e mille euro di multa per spaccio, ma con la stessa sentenza veniva riconosciuto persona pericolosa. A fine pena doveva essere espulso. E invece stava in Italia senza che nessun ministro dell'Interno lo cacciasse. L'unica volta che un ministro si è interessato di lui è stato il 7 febbraio, dopo che aveva (così sostiene l'accusa) squartato Pamela per evitare contraccolpi politici. Finita qua? No perché sempre dalle inchieste si sa che nelle Marche si muore cinque volte più che nel resto d'Italia per droga e che esiste la mafia delle discoteche, il racket dei locali notturni e della prostituzione (sentenza del tribunale di Macerata del 23 gennaio con 8 condanne per associazione mafiosa) che le Marche sono un crocevia della droga dove 'ndrangheta e mafia nigeriana sono venute a patti. Ma non se ne può parlare. Difficile ipotizzare che in via Bovio a Pesaro il 25 dicembre invece che due picciotti abbiano sparato due alleati di colore? No, perché il 27 novembre il procuratore generale delle Marche Sergio Sottani, dopo la contestazione di alcuni cittadini ai difensori di Innocent Oseghale, ha ripetuto: «Associazioni per lo spaccio sono accertate in tutte le Marche, ma ad oggi invece non ci sono state indagini che abbiano portato ad accertare la presenza di associazioni mafiose di nigeriani». Nonostante le informative, le minacce ai testimoni, la gestione su base territoriale dello spaccio, i rapporti con mafia e 'ndrangheta, il racket della prostituzione e dei locali. Così tutti tranquilli. Così a Pesaro il sindaco Ricci può dire: «Pesaro è sconvolta. Lo Stato per colpire la 'ndrangheta si avvale dei collaboratori di giustizia, ed è giusto così. Ma non è giusto che una città venga sconvolta in questo modo. In questo caso non è la 'ndrangheta che è venuta a Pesaro (cosa sempre possibile purtroppo), ma è lo Stato che ha portato a Pesaro delle persone da proteggere dalla 'ndragheta». Capito? Se c'è la mafia nigeriana vuol dire che è arrivata con i migranti. Dunque negare anche l'evidenza. La mafia italiana invece va denunciata perché alla sinistra fa comodo.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco
Ecco #DimmiLaVerità del 18 settembre 2025. Il nostro Carlo Cambi ci rivela tutti i dettagli delle imminenti Regionali nelle Marche.