2021-09-14
Se disperderemo soldi in mille rivoli l’economia non riuscirà a ripartire
La frammentazione serve ai partiti per ottenere consensi. Palazzo Chigi li deve fermare.È una legge generale, e quindi vale per tutti, persone e istituzioni comprese, che maggiormente ci si concentra su un obiettivo (e non ci si disperde in mille rivoli) e più è probabile che si ottengano dei risultati importanti. Chi non lo sa è fuori dal mondo o è in malafede o non lo vuole fare perché il suo obiettivo non è raggiungere risultati importanti, ma i suoi obiettivi sono altri, spesso non dicibili.Non fanno eccezione a queste regole le politiche economiche di un governo, soprattutto in un momento di crisi dell'economia: più esse si concentrano su pochi obiettivi più risulteranno efficaci. Più si disperdono e meno risulteranno efficaci. Eravamo stati facili profeti noi de La Verità quando, circa due mesi fa, si cominciò a parlare della prossima manovra finanziaria. Allora si parlava di 18 miliardi da dividere tra la riforma fiscale (cioè abbassare le tasse), le pensioni, e pochi altri obiettivi con cifre, questi ultimi, marginali. Ma fummo ottimisti perché, da quello che sta trapelando da Palazzo Chigi, la situazione è molto peggiorata. Sono aumentati i soldi - ora si parla di 22 miliardi - ma si sono anche moltiplicati i rivoli nei quali vanno spesi. Basti un esempio per tutti, che è di una gravità assoluta: si parlava allora di utilizzare, per la diminuzione del peso fiscale, tra gli 8 e i 10 miliardi, ora si parla di una cifra che oscilla tra i 2,5 e i 3 che andrebbero destinati alla riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, cioè la differenza tra quello che un imprenditore paga e quello che finisce in tasca ai lavoratori, che talora è meno della metà fondamentalmente a causa delle tasse (oltre che al versamento dei contributi previdenziali). Cioè, di 22 miliardi viene ipotizzato un importo, da destinare al problema dei problemi, cioè la pressione fiscale sul lavoro e sui lavoratori, che è pari a un decimo della manovra. In altri termini, sulla questione in assoluto più urgente che ha l'Italia, a parte la campagna vaccinale e la lotta contro il Covid, e cioè la ripresa economica che è fatta di posti di lavoro, si va a spendere un'inezia. L'Italia senza lavoro non riparte, questo lo sa anche uno scemo perché senza lavoro c'è meno reddito in giro, quindi meno consumi, quindi meno produzione. L'Italia ha dimostrato che, nonostante il Covid, è riuscita a conquistare quote a livello internazionale portando a un segno positivo, +0,9%, il rapporto tra esportazioni e importazioni. Gli imprenditori sono riusciti ad inventarsi posti di lavoro anche nella stagione del Covid, e nonostante tutte le restrizioni, sfruttando ogni possibile interstizio, ogni possibile pertugio per potervisi inserire e sfruttarlo da un punto di vista produttivo e di creazione della ricchezza. Gli imprenditori di questo Paese avrebbero il diritto sacrosanto di vedere riconosciuti questi sforzi, ai quali è dovuta la ripresa (e non certo ai sostegni e ai ristori come sostiene Giuseppe Conte), con un alleggerimento complessivo fiscale e burocratico del loro operare. Invece no. Si persiste pervicacemente nell'errore di disperdere i soldi in mille rivoli, per dare retta alle esigenze di consenso dei vari partiti, chi ne vuole un po' per il reddito di cittadinanza, chi ne vuole un po' per le pensioni, chi ne vuole un po' per i nuovi ammortizzatori sociali, chi per questo e chi per quello. Ne daremo conto appena avremo dei dati ufficiali, ma vi possiamo assicurare già da oggi che andrà così. La situazione è paragonabile alla seguente: sono ferme tre macchine in strada e c'è lì presente un omone forzuto che da solo può spingere quelle macchine e farle ripartire perché a bordo c'è solo il conducente. In modo idiota decide di spingerle tutte e tre insieme e, così facendo, non ne riparte nessuna delle tre. Stessa eguale situazione per questa manovra economica: una spintina a tutti e alla fine non si muove nessuno. Certo, per scegliere pochi obiettivi o addirittura uno in modo sostanziale ci vuole coraggio politico, lungimiranza, conoscenza dei meccanismi economici e conoscenza degli influssi della politica economica sull'economia reale. Ci rendiamo conto che stiamo chiedendo tanto ma se uno in Parlamento non sa queste cose cosa ci sta a fare? E ci meraviglia Mario Draghi perché queste cose le sa e perché, in altre occasioni, è andato avanti indipendentemente dal tira e molla dei partiti. Vediamo cosa farà questa volta.