2025-07-26
Se a commettere reati è uno dei suoi il circolino di sinistra lo protegge
Riaperto il caso sul suicidio della moglie di Bertrand Cantat, il leader della band Noir Desir, grazie a un documentario Netflix. La «gauche» però lo difende, proprio come aveva fatto con Cesare Battisti.«Bertrand, la sorte si accanisce contro di te. Sii forte e supera presto questa dolorosa prova per scriverci ancora nuove belle canzoni».Così scrivevano i fan di Bertrand Cantat, leader della band musicale francese Noir desir (arrivati al successo planetario con Le vent nous portera, 2001), dopo che nel gennaio 2010 la madre dei suoi due figli, l’ungherese Kristina Radi, si suicidò nella sua abitazione a Bordeaux, mentre lui dormiva al piano di sotto non accorgendosi di nulla, o almeno così raccontò lui.Un atteggiamento diffuso, sostenuto da una bella fetta dei media transalpini, da sempre comprensivi nei confronti dell’artista, già condannato per aver massacrato di botte, ubriaco, la figlia del celebre attore Jean-Louis Trintignant, Marie, a Vilnius nella notte tra il 26 e il 27 luglio 2003, esattamente 22 anni fa. Omicidio per il quale in Lituania si beccò otto anni di reclusione, scontandone però appena quattro.Nel 2010 i giornali titolavano: «La maledizione di Cantat». La vittima era lui, di un destino cinico e baro. Aveva ucciso Marie Trintignant, d’accordo, ma non voleva. E in fondo pure lei era un po’ «disturbata». E se Kristina aveva deciso di farla finita, non era certo colpa sua. Senonché, la procura di Bordeaux ha deciso di aprire un fascicolo per «possibili atti di violenza intenzionale», fisica e psicologica, di Cantat nei confronti di Kristina, tanto da indurla a impiccarsi. Tutto merito del documentario su Netflix, Da rockstar ad assassino: il caso Cantat, contenente «affermazioni e testimonianze inedite», ignorate o tralasciate nelle precedenti tre (tre!) inchieste, tutte archiviate. Come il racconto dell’amica: «Kristina mi ha detto di non mandarle messaggi, altrimenti Bertrand l’avrebbe uccisa». O il messaggio lasciato dalla donna prima di morire, nella segreteria telefonica dei genitori: «Quello che lui chiama amore si è trasformato in un incubo. È pazzo. Ieri ho rischiato di lasciarci un dente, ho il braccio tumefatto». O i referti del Pronto soccorso dove Kristina finiva per i colpi subiti.L’inchiesta è documentata e meticolosa. Porta alla luce la natura brutale di Cantat, che già all’epoca dell’omicidio fu trattato quasi meglio della vittima. È firmata come co-regista da Anne-Sophie Jahn, che si era occupata già nel 2016 di tutta la storiaccia, con una serie di articoli per il settimanale Le Point (si rivolge a un pubblico di centro-destra, è lo stesso giornale che celebra questa settimana in copertina i successi dell’Incredibile Italia, e di Giorgia Meloni il fenomeno), in cui si dimostrava che le indagini sulle due morti erano state condotte male. Spiega Jahn: «L’industria musicale ha chiaramente chiuso un occhio sulle violenze di Cantat, a volte perfino insabbiandole. Ciò che più mi colpisce è sentir dire oggi che “tutti sapevano” quando pubblicamente tutti hanno taciuto».Così arriviamo al punto. In entrambe le vicende, Cantat fu quasi subito «assolto» in virtù della solidarietà di casta, delle omertà dei discografici, del milieu intellettuale, da gauche au caviar, la sinistra al caviale, che tende sempre a sminuire le magagne, piccole o grandi, degli appartenenti al proprio circoletto. Intendiamoci: la forma mentis vale in Francia come in Italia, e fa danni pure a destra. Ma è la sinistra ad essere composta dai «migliori» per definizione, e quindi un uomo di arti, lettere o musica non può essere immaginato colpevole di atti efferati. Solo che i francesi sono recidivi. Ricordate, per citare un caso che fa da ponte tra Italia e Francia, Cesare Battisti, terrorista omicida del gruppo «Proletari armati per il comunismo», latitante in Francia - dove diventò uno scrittore - fino al 2004, quando i giudici di Parigi concederanno l’estradizione (lui arriverà in Italia solo nel 2019, perché fuggì in Sud America, per finire arrestato in Bolivia)? Nonostante la Corte di Giustizia europea avesse sentenziato che Battisti in Italia aveva avuto un processo equo, con ogni mezzo possibile a sua difesa e legali di sua fiducia, gli intellòs - suggestionati dall’aura romantica del perseguitato che, costretto all’esilio, scopre di poter esprimere il suo disagio esistenziale attraverso la scrittura - si schierarono a suo favore, con tanto di appello firmato da oltre 1500 esponenti della cultura, francese e italiana.In testa, la scrittrice di noir di successo Fred Vargas che firmò un pamphlet, La verité sur Cesare Battisti, in cui l’Italia degli anni di piombo era peggio del Cile di Augusto Pinochet, per cui Battisti e i suoi andavano considerati eroi di una guerra civile conclusasi grazie ad arresti di massa, torture, tribunali speciali e sentenze sommarie: «Battisti si è dedicato a un’intensa attività letteraria, centrata sul ripensamento dell’esperienza di antagonismo radicale che vide coinvolti centinaia di migliaia di giovani italiani e che spesso sfociò nella lotta armata. La sua opera è nel suo assieme una straordinaria e ineguagliata riflessione sugli anni 70. È riuscito ad attirarsi la stima del mondo della cultura e l’amore di una schiera enorme di lettori. Trattarlo oggi da criminale è un oltraggio non solo alla verità, ma pure a tutti coloro che, nella storia anche non recente, hanno affidato alla parola scritta la spiegazione della loro vita e il loro riscatto. Battisti è un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista. In una parola, un intellettuale vero», dunque innocente. E che dire dell’austriaco Jack Unterweger? Commise un primo omicidio nel 1974. Arrestato e processato, fu condannato all’ergastolo. In prigione iniziò a scrivere racconti, poesie e drammi teatrali. In breve divenne noto col soprannome di Häfenpoet, il prigioniero poeta, sicchè la meglio società viennese, in cui spiccava la scrittrice futuro premio Nobel Elfriede Jelinek, si mobilitò per il suo rilascio. Così nel 1990 intervenne la grazia, e Unterweger fu conteso dai talk show tv. Solo che, si appurò in seguito, nei dodici mesi successivi alla sua scarcerazione, uccise altre sei donne. Poi si trasferì negli Usa, continuando ad ammazzarne anche lì e diventando così il primo serial killer planetario della storia, avendo colpito in due continenti. Arrestato dall’Fbi, fu estradato e condannato nuovamente all’ergastolo nel giugno 1994, suicidandosi lo stesso giorno della sentenza. Morale: l’innocentismo per spirito di colleganza (con lo scrittore, il cantante, l’attore alla Gérard Depardieu, pregiudizialmente innocenti perché geni creativi) può risultare fuorviante. E, al di là delle migliori intenzioni, uno sfregio alla memoria delle vittime. Come Marie Trintignant e Kristina Radi.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».