Oro, argento e miniere al galoppo. Il rally è destinato a continuare?
Il 2025 si sta rivelando un anno di forti contrasti per il mercato delle materie prime. Se da un lato metalli preziosi come oro e argento registrano performance brillanti, dall’altro molti settori agricoli ed energetici mostrano segni di debolezza. Investire in questo comparto richiede oggi più che mai competenze, attenzione e una strategia ben calibrata.
Come sottolinea Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di Soldiexpert scf, «il commercio di materie prime non è certo semplice: i prezzi dipendono da cicli economici spesso imprevedibili, da questioni geopolitiche e dalla capacità produttiva di trivellatori, coltivatori e minatori. A questo si aggiungono regole tecniche di mercato da conoscere».
Tra i protagonisti del 2025 ci sono le società minerarie e i metalli preziosi, con l’Etf Vaneck S&P global mining che ha guadagnato oltre il 30% da inizio anno. Questo strumento offre esposizione a società che estraggono oro, argento, rame, nichel, zinco e litio, beneficiando della crescente domanda globale.
L’oro si conferma il bene rifugio per eccellenza. La sua ascesa non è solo ciclica, ma legata a fattori strutturali: l’incertezza sul dollaro e sui Treasury americani, il crescente deficit americano e la sfiducia verso i titoli di Stato spingono investitori e Banche centrali verso l’oro. Paesi come Cina, Turchia, India e Polonia stanno accumulando oro fisico a ritmi sostenuti, superando per la prima volta dal 1996 la quantità di Treasury Usa detenuti.
Anche l’argento mostra una crescita significativa, con un rialzo vicino al 30% negli ultimi 12 mesi. La spinta arriva dalla domanda industriale, soprattutto in Cina, nei settori dell’energia solare, della mobilità elettrica e della robotica, in un contesto di offerta limitata.
Nonostante questi successi, il mercato delle materie prime resta altamente volatile. L’indice S&P gsci è salito solo del 4% in dollari da inizio anno, e non tutte le commodity seguono la stessa tendenza. L’Etf Invesco Bloomberg commodity ucits, molto diffuso in Italia, ha registrato un calo del 6%, penalizzato anche dall’effetto cambio, dato che le materie prime sono quotate in dollari.
Tra le performance negative spiccano il gas naturale europeo (-37,18%) e americano (-25,82%), il cacao (-33,45%) dopo i picchi del 2024, e prodotti agricoli come zucchero (-22,25%), cotone (-17,99%), frumento (-23,96%) e mais (-22,28%). Anche il petrolio Brent ha perso terreno (-18,89%) a causa dell’incertezza sulla domanda globale. La lezione del 2025 è chiara: investire in materie prime può offrire opportunità, ma richiede una selezione accurata e una profonda conoscenza dei meccanismi che regolano il mercato. Come evidenzia Gaziano, «nei nostri portafogli consigliati, una quota di oro è sempre presente e nell’ultimo anno è stata aumentata, mentre cresce l’interesse verso le società che estraggono le commodity più promettenti».






