2024-04-22
Il romanziere ha fregato le «volpi» di viale Mazzini
Antonio Scurati (Imagoeconomica)
Con la bella stagione, come negli ultimi trent’anni da quando a Palazzo Chigi c’è una maggioranza di centrodestra, è tornato l’allarme antifascista.In prossimità del 25 aprile, sbocciano infatti le polemiche e ogni volta c’è uno scrittore che denuncia d’essere stato censurato e qualche altro che annuncia di essere pronto a riparare all’estero per sottrarsi alle minacce. Si sentono tutti esuli o pronti all’esodo, ma in realtà non se ne va mai nessuno e tutto si ripete con la solita noia, con la solita militanza, con il solito piagnisteo. Ha fatto bene Giampiero Mughini, che certo non può essere considerato un intellettuale di regime, a scrivere che la Rai per non mandare in onda il monologo di Antonio Scurati ha usato una scusa puerile, come il compenso da 1.800 euro, quando sperpera ben altre cifre. Ma allo stesso tempo, l’autore degli «Anni della peggio gioventù» ha osservato che lo scrittore arruolato da Rai 3 per celebrare il 25 aprile non ha detto nulla di originale. Anzi. Il discorso di Mussolini dopo l’assassinio di Giacomo Matteotti è cosa nota e arcinota. Però sono passati cento anni da allora, e prendere a pretesto i fatti per dare addosso a Giorgia Meloni, che è nata 47 anni fa, non è una grande idea. Non è una straordinaria trovata neppure usare il servizio pubblico per attaccare un presidente del Consiglio che è stato votato dalla metà degli italiani. Come ricordavo, sono trent’anni che capita e quasi sempre in occasione del 25 aprile, festa che ormai non dovremmo chiamare della Liberazione, ma della recriminazione. Infatti, a ogni sconfitta elettorale, la sinistra intellettuale o intellettualoide si dà appuntamento con i primi caldi di primavera per esternare tutto il proprio rancore causato dalla sconfitta. Con la scusa del pericolo fascista, riempiono la testa di giovani e meno giovani con appelli e articolesse, organizzando raduni e cortei, dove gli slogan sono sempre gli stessi: cambia solo il nome del leader di turno da mettere nel mirino.Fu così nel 1994, dopo il successo imprevisto di Silvio Berlusconi. È stato così dal 2001 fino al 2006. E poi di nuovo dal 2008 al 2011. Non poteva dunque che essere così anche quest’anno.L’anticipo di quel che verrà lo abbiamo visto con Scurati, un trappolone orchestrato nella ridotta di Rai 3, ex Telekabul spolpata da Urbano Cairo che da anni ha trasferito gran parte dei nostalgici della lotta dura senza paura a La 7. Nella tv di stato, a chi è rimasto asserragliato sognando i bei tempi andati di Sandro Curzi, non c’era altro modo per farsi notare che provare a fare la vittima della censura, come ha sempre fatto Michele Santoro. Trovare un nemico è il modo migliore per far parlare di sé e uscire dall’anonimato. E dunque, ecco qui la coppia Serena Bortone e Antonio Scurati, i nuovi martiri dell’editto meloniano. Niente di nuovo, insomma. Niente di particolarmente sconvolgente. Semmai, c’è solo da aggiungere che dai vertici della tv di stato c’era da aspettarsi un po’ di accortezza. È ovvio che ogni decisione del nuovo corso nominato dal centrodestra è passata al setaccio per cogliere un’occasione di polemica. Ed è anche scontato che con l’approssimarsi del 25 aprile, e per di più delle elezioni, a sinistra si giochino ogni carta, anche quella spompata del babau nero. Quindi fate il piacere, cari Sergio, Rossi e compagnia bella: evitate di infilare da soli la zampa nella tagliola. Si sa che siete un corpo estraneo nella tana dell’Usigrai. Ma visto che non siete volpi, almeno fatevi furbi.Ps. Gli stessi che denunciano la censura di Antonio Scurati, poi ovviamente vorrebbero censurare Incoronata Boccia, vicedirettrice del Tg1, per aver detto durante un programma tv che l’aborto è un delitto. Certo, la sua è un’opinione discutibile, come tutte le opinioni. Ma perché solo alcune, in questo caso quella dello scrittore che ha fatto fortuna con i libri su Mussolini, sono degne del servizio pubblico mentre altre no?
Jose Mourinho (Getty Images)