2022-07-05
Lo scudo anti spread non sarà gratis. Le condizioni Bce le detterà Berlino
Il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel (Ansa)
Joachim Nagel (Bundesbank): «Il sistema di acquisto dei Btp per evitare la frammentazione dei rischi deve imporre limitazioni al debito». Vincoli esterni che si sommano a quelli del Pnrr. Intanto gas e benzina sempre più cari.Alla fine si torna sempre al punto di partenza. Soprattutto quando si ha a che fare con la politica tedesca. Così la Bundesbank ha posto una serie di condizioni e ha chiesto in sede di consiglio Bce di avviare lo schema di riequilibrio degli spread e di acquisto dei titoli di Stato in difficoltà, ma a condizione di imporre clausole di garanzia. Mancano infatti circa due settimane al consiglio direttivo della Banca centrale che oltre ad alzare i tassi per la prima volta da undici anni dovrebbe anche discutere del nuovo strumento anti spred in preparazione. E su questo aspetto il dibattito è stato ieri travolto dalle numerose e rigorose condizioni dettate dal numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, che come tutti i governatori delle Banche centrali nazionali dell’area valutaria siede nel direttorio Bce. Nagel ha fissato come priorità assoluta la lotta all’inflazione dicendo che su questo la Bce (già in estremo ritardo) dovrebbe mostrarsi più risoluta - altrimenti rischia domani di dover sterzare verso una linea ancor più restrittiva - mentre un nuovo strumento anti frammentazione potrebbe essere giustificato «da circostanze eccezionali» e sulla base di «condizioni rigorosamente definite». Intervenendo al FrankfurtEuro Finance Summit, il banchiere centrale tedesco ha elencato tre condizioni preliminari, per poter allestire questo nuovo strumento, più altre tre condizioni operative sulla sua concreta fattura. I tre prerequisiti sono primo, che i differenziali di rendimento tra titoli di Stato risultino «ingiustificati nei fondamentali». In altri termini - ha detto - che «siano il frutto di eccessi dei mercati finanziari». Secondo, che gli Stati membri non stiano ricevendo gli impulsi di politica monetaria intesi dalla Bce, quindi che il meccanismo di trasmissione della politica monetaria stessa sia impedito. Terzo, che questi differenziali stiano limitando la capacità della Bce di perseguire la stabilità dei prezzi nell’Eurozona e quindi di combattere l’inflazione. Inoltre, sempre a detta di Nagel, per essere appropriatamente disegnato lo strumento deve rispettare altre tre condizioni: primo, non deve avere come «effetto quello di modificare l’orientamento della politica monetaria. E questo significa che se fosse necessario andrebbero prese misure anche per neutralizzare il suo impatto nell’orientamento monetario». Secondo, deve risultare compatibile con il mandato della Bce e giustificato solo da obiettivi di politica monetaria. E qui Nagel ha osservato che bisognerebbe anche chiarire «che cosa avrebbe di diverso rispetto all’Omt», che è un meccanismo già esistente anche se mai attivato e che richiede allo Stato beneficiario di avviare un pieno programma di correzione e assistenza con il fondo anti crisi Mes. Il punto è che proprio per questo specifico aspetto e il suo inevitabile effetto reputazionale e simbolico negativo (sarebbe come chiamare la Troika) a oggi nessun Paese ha ritenuto di farvi ricorso. Terza condizione, la questione del permanere di incentivi alle politiche economiche a perseguire linee sostenibili. Questo aspetto era stato già citato dal presidente Bce, Christine Lagarde. Mentre quello di sterilizzare gli effetti delle manovre anti spread era stato ipotizzato dal governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau. Per Nagel comunque «è chiaro che al momento la nostra attenzione deve andare agli alti livelli di inflazione». «È importante», ha concluso, «concentrare tutti i nostri sforzi nel combattere questa alta inflazione». Il perché è chiaro. L’economia tedesca sta sperimentando per la prima volta dal 1991 un deficit commerciale e non può più giocare con il differenziale intrinseco dell’euro. L’aspetto definitivo e altrettanto grave della posizione tedesca sta nel fatto di aver assorbito qualunque possibile dibattito. Ieri sera il vice presidente Luis de Guindos ha tagliato corto e confermato: «Lo scudo anti spread che la Bce sta mettendo a punto avrà delle clausole di garanzia per evitare che gli Stati indebitati continuino a fare deficit». L’Eurotower, ha proseguito, «inserirà delle clausole di garanzia nello strumento di nuova concezione destinato ad aiutare i Paesi indebitati dell’Europa meridionale, per mantenere su di loro pressione affinché attuino corrette politiche di bilancio». In poche parole, a partire da ottobre il nostro Paese dovrà sottostare non solo ai vincoli interni del Pnrr ma anche ai vincoli esterni della Bce che da strumento di politica monetaria si trasformerà in strumento di politica fiscale. Mica poco come rivoluzione. Se poi consideriamo che anche grazie alle scelte europee ci troviamo a far fronte a prezzi dell’energia iper stellari (ieri il gas ha di nuovo superato i 150 euro alla borsa olandese) e a maggiori instabilità politiche nei Paesi più poveri. Ieri il governo dello Sri Lanka ha vietato la vendita della benzina per i privati. Non è difficile immaginare che succederà quando la stessa instabilità toccherà il Maghreb. Per noi sarà altro stress e altra inflazione. La Bce, tanto più adesso che la Germania torna a fare la Germania, non può pensare di essere il solo perno contro il rialzo dei prezzi. Se non interverrà anche la geopolitica e la leva commerciale ci troveremo in una nuova recessione (spinta dai nuovi tassi) senza poter muovere alcuna leva di stimolo fiscale. Certo. Dovremo farci un esame di coscienza e chiederci perché nessun italiano riesca mai a dettare la linea.