2022-06-14
Sciolto lo scudo Bce i titoli di Stato schizzano ai massimi
L’incertezza fa aumentare il rendimento dei Btp. Piazza Affari continua la discesa. Consiglio Fabi sul futuro delle banche.Altro che scudo, ieri il tasso del Btp a dieci anni ha superato la soglia del 4%, un livello che non si vedeva dal dicembre del 2013, e lo spread ha chiuso in forte rialzo a 246 punti (contro i 238 dell’apertura). Il sell off non ha risparmiato neppure il Bund tedesco, che ieri ha visto il rendimento del decennale al livello più alto dall’aprile 2014 all’1,5% e il tasso dei due anni sopra l’1% per la prima volta da agosto 2011. Sul mercato primario occhio, oggi, al Tesoro che metterà in asta fino a 6 miliardi di euro nelle riaperture dei Btp a 3, 7 e 30 anni e nell’off-the-run settembre 2049, con tassi destinati a salire. Gli investitori temono una fase di stagflazione e guardano alle prossime mosse delle Banche centrali anche in vista del direttivo della Fed che si apre oggi per concludersi domani. Ieri il Ftsemib ha ripreso la maglia nera tra le Borse europee (tutte in rosso) con un calo del 2,8%. Con questo ribasso, che riporta l’indice principale ai livelli di febbraio 2021, la correzione di Piazza Affari si attesta attorno al 22% rispetto al picco toccato a inizio gennaio. A farsi più male è stato il comparto bancario che custodisce una larga quota del debito pubblico italiano. Mediolanum ha perso il 4,66%, Banco Bpm il 4,91%, Banca popolare di Sondrio il 4,64%, Bper il 3,27% e Intesa Sanpaolo il 3,44%. Unicredit è invece riuscita a limitare la perdita all’1,25%. Tra i finanziari ad andare giù è stato anche il titolo di Nexi, che ha lasciato sul terreno il 7,89%. Proprio nella giornata nera sia per lo spread sia per i titoli del credito si è aperto ieri a Milano il 127° Consiglio nazionale della Fabi, con un faccia a faccia tra il segretario generale della Federazione autonoma dei bancari, Lando Maria Sileoni, e l’amministratore delegato di Bper, Piero Montani. Il dibattito tra Sileoni e Montani arriva a pochi giorni dalla presentazione del nuovo piano industriale del gruppo bancario, nell’ambito del quale sarà integrata Carige. «Dobbiamo arrivare a fine anno pronti per la fusione, se non la fondiamo le Dta, le imposte differite, le prenderemo solo in futuro. Dobbiamo correre e questi sei mesi saranno fondamentali», ha detto Montani. Sottolineando che «non siamo ancora entrati dentro Carige, il cda sarà nominato a giorni e sarà composto da una maggioranza di indipendenti». Intanto, nella sua relazione introduttiva, il segretario generale aggiunto della Fabi, Giuliano De Filippis, ha lanciato un monito per il futuro di un’altra banca: «A fine giugno dovrebbe vedere la luce il nuovo, l’ennesimo piano industriale del Monte dei paschi di Siena. Lo diciamo ora: le lavoratrici e i lavoratori di Mps hanno già dato e tanto. Nessuno venga a chiederci l’ennesimo insostenibile sacrificio dei dipendenti. Nessuno venga a proporci un piano che non dia una soluzione definitiva e concordata alla questione Monte e che invece rappresenti l’ennesimo passaggio provvisorio per un futuro ancora da scrivere. Poi un’altra cosa: tutta la politica faccia un passo indietro perché di danni ne ha fatti fin troppi», ha detto De Filippis, «Siamo stanchi di ascoltare da una parte prese di posizione strumentali solo per un piccolo consenso elettorale e dall’altra parte osservare invece che si fa finta che non sia successo mai nulla. Il Monte dei paschi di Siena è una questione troppo seria per essere strumentalizzata dal politico di turno. La politica, tutta: perché è utile ricordare che nel corso degli anni che hanno portato alla distruzione della banca più antica del mondo, nei cda, che si sono susseguiti a Rocca Salimbeni, sedevano personaggi che erano espressione dell’intero arco costituzionale e di alcuni corpi intermedi che invece avrebbero dovuto controllare, lo chiamavano il groviglio armonioso. E quindi nessun partito può vantare una qualsiasi forma di innocenza. Tacciano tutti, invece di parlare a vanvera, e si diano da fare per tentare di costruire un nuovo futuro per questa banca. Siamo come al solito pronti a confrontarci per trovare adeguate soluzioni, ma ci vuole serietà da parte di tutti». I lavori della Fabi termineranno domani con un focus sul futuro del settore bancario italiano ed europeo: piani industriali, aggregazioni, il rinnovo contrattuale in Abi e Bcc, fra pandemia e conflitto in Ucraina. «Siamo in una fase dove i più importanti gruppi bancari sono alle prese con i nuovi piani industriali; rallentati dalla fase pandemica e dalla guerra in Ucraina. Il confronto su questi piani industriali deve avvenire e avverrà sulla base di principi per noi irrinunciabili», ha intanto sottolineato ieri De Filippis. Aggiungendo che «non ci saranno deroghe al contratto nazionale; non devono esserci fughe in avanti da parte di nessuno; non ci saranno trattative che non tengano conto dell’effetto a catena che ogni singolo problema in un gruppo può generare su tutto il sistema; non saranno permessi dumping normativi che alterino la concorrenza nel settore e avvantaggino qualcuno a danno di qualcun altro».
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