2022-10-10
Scienza, dati, idee: così si può uscire dal Covid
L’emergenza non c’è più da mesi. Il cambio di governo ha l’occasione di chiudere una stagione e ripartire dalla ricerca. Come? Moratoria sul forcing vaccinale, commissioni e trasparenza sugli interessi economici.Finito il delirio scientistico, forse possiamo tornare a fidarci della scienza. Può sembrare un paradosso, ma non lo è affatto. Se esiste un modo per superare i nefasti effetti dell’ideologia elevata a legge, consiste nel riappropriarsi di quell’immenso patrimonio dell’umanità che è la ricerca. Quella seria, che mantiene lo sguardo verso il futuro ma i piedi saldamente ancorati alla terra, cioè alla realtà. La scienza (quella vera) può guarirci da Lascienzah. Non sarà facile, ma è possibile. Il primo passo consiste nell’esame puntuale dei dati. Cosa apparentemente banale che però, fino a ieri, non è stata fatta. O, meglio, è stata fatta in cattiva coscienza, adattando i numeri alla visione precostituita.Adesso, e da mesi, l’emergenza è finita. Lo ammettono praticamente tutti, persino alcuni dei più invasati profeti della cattedrale sanitaria. Come ha recentemente detto il professor Mariano Bizzarri, la malattia che oggi chiamiamo Covid non è più la stessa che si è abbattuta su di noi nel 2020. Dunque non ci sono più scuse: adesso fermarsi a riflettere si può, si deve. A maggior ragione perché stanno emergendo segnali sempre più chiari che puntano tutti nella stessa direzione. Innanzitutto, abbiamo a disposizione numeri importanti sugli effetti avversi. Numeri ufficiali, bollati e controbollati, non provenienti da chissà quali centri di disinformazione complottista. Negli Stati Uniti, i Centers for diseas control and prevention, come ha raccontato su queste pagine Alessandro Rico, hanno dovuto fornire i dati aggiornati tratti dal sistema V-safe che raccoglie le segnalazioni spontanee giunte dopo le iniezioni. Che cosa è emerso? Che, dal 14 dicembre 2020 al 31 luglio 2022, su circa 10 milioni di utenti ben 783.000 hanno avuto bisogno di cure mediche dopo la puntura, sono finiti in pronto soccorso o sono stati ricoverati. Un milione e 300.000 vaccinati non hanno potuto recarsi a lavoro o a scuola, e un milione e 200.000 sono stati impossibilitati a svolgere attività quotidiane. I dati giunti dall’Ema, l’Agenzia del farmaco europea, sono abbastanza diversi. Parlano di di 1,5 milioni di eventi sospetti a fronte di 912 milioni di dosi somministrate, dunque l’ordine di grandezza è sensibilmente inferiore. Però sappiamo come venga fatta (o non fatta) qui la farmacovigilanza. In ogni caso, avere un effetto negativo ogni mille dosi non significa che vada tutto bene, anzi. Poiché stiamo parlando di un farmaco e di non un veleno, per di più di un preparato che viene somministrato a gente sana, già il quadro disegnato dall’Ema dovrebbe far riflettere. A questi dati bisogna aggiungere numerosi altri. Giusto ieri abbiamo raccontato di come la Florida abbia fermato le iniezioni per le persone sotto i 40 anni dopo l’uscita di una indagine condotta dal dipartimento della salute guidato da Joseph A. Ladapo, che ha mostrato «un aumento dell’84% dell’incidenza relativa di decessi collegati a problemi cardiaci nei maschi tra i 18 e i 39 anni entro 28 giorni dalla vaccinazione mRna. Questi numeri fanno radicalmente cambiare l’equilibrio della bilancia costi-benefici, e la Florida ne ha preso atto. Decisioni simili (su fasce d’età più basse, cioè sui minorenni) sono state prese in nazioni del Nord Europa tra cui la Danimarca. Ci sono poi i numeri inglesi esaminati da Alberto Donzelli e dai suoi collaboratori. Svelano che, fino al maggio scorso, i decessi per tutte le cause dei vaccinati under 40 sono stati maggiori dei decessi di non vaccinati. Lo stesso Donzelli ha più volte invitato a riflettere sulla mortalità in eccesso rilevata anche qui già nel 2021. Come potete vedere, i dati a disposizione cominciano a essere parecchi. In un momento di caos, con gli ospedali sotto pressione, i contagi alle stelle e tanti decessi catalogati come «da» Covid la priorità era la riduzione del danno immediato. Possiamo capire che a molti, in quelle condizioni, una veloce analisi costi-benefici abbia fatto ritenere opportuna l’inoculazione di massa. Giusto o meno, è quel che successo. Ma oggi, con il contesto radicalmente mutato, ha senso rischiare di danneggiare persone sane, specie giovani? No. Avere fiducia nella scienza, oggi, significa allora appoggiare la proposta di moratoria sulle vaccinazioni, se non altro per gli under 40 o under 50. Il governo uscente e la pletora di esperti che il sistema politico-mediatico ha portato alla ribalta continuano a insistere con l’inoculazione. C’è chi invita a iniettarsi i vaccini vecchi, chi propone mix con l’antinfluenzale, chi ancora tira in ballo i bambini. Liberarsi dall’ideologia vorrebbe dire farla finita. Il nuovo governo ha promesso di mettere in piedi una commissione che indaghi sulla gestione della pandemia, e ci auguriamo che mantenga la promessa. Ma sarebbe più che opportuno aggiungere una commissione di esperti che indaghi anche su efficacia ed effetti dei vaccini. Non soltanto per provvedere a eventuali risarcimenti dei danneggiati, ma anche per capire che cosa realmente abbiano prodotto le reiterate campagne nelle varie fasce di età. Fino ad oggi, con la scusa dell’urgenza, la riflessione è stata evitata, e sono state spese montagne di soldi per le dosi, acquistate in eccesso. Anche questo deve finire. Non è accettabile che in nome di interessi economici si metta a rischio la vita delle persone, persino se il rischio fosse blando. Serve una moratoria: serve che la scienza torni a lavorare.