2025-07-31
        Lo sciamanesimo fantascientifico di Elon Musk: l’idea oltre l’impresa
    
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        Elon Musk (Ansa). Nel riquadro la copertina del libro Elon Musk il tecnosciamano, di Progetto Razzia (Altaforte)
    
Un nuovo saggio racconta gli aspetti più nascosti, entusiasmanti, ma anche inquietanti, presenti nella visione del mondo del magnate di Tesla.
Un nuovo saggio racconta gli aspetti più nascosti, entusiasmanti, ma anche inquietanti, presenti nella visione del mondo del magnate di Tesla.Elon Musk è sicuramente una delle persone più rappresentative della contraddittoria epoca che stiamo attraversando. Amico di Donald Trump e nemico di Donald Trump; genio dell’imprenditoria e magnate dalle scelte finanziarie talvolta incomprensibili; paladino anti woke vicino ai valori conservatori ma anche personalità che nella vita privata ha bordeggiato (e forse qualcosa di più che bordeggiato) consumo di droghe e utero in affitto; uomo influente nella più grande democrazia del mondo e sospetto fascistoide che fa strani saluti a braccio teso dal palco. Ma chi è davvero questo miliardario che promette di salvarci dalle imposizioni culturali Lgbt e che al contempo persegue progetti tecnologici che possono ben essere definiti transumanisti?Se lo sono chiesti in molti e le risposte, anche dal mondo dell’editoria, non sono mancate. Musk fa discutere, suscita continui interrogativi, quindi è il perfetto soggetto per la saggistica contemporanea, che infatti gli ha dedicato già diversi approfondimenti. Fra questi, spicca il breve ma ficcante Elon Musk il tecnosciamano, di Progetto Razzia (Altaforte). Progetto Razzia è un canale Youtube (ma presente anche su Facebook, su Telegram e sui principali social) che si occupa di analizzare la realtà da un punto di vista non conformista, scovando eccentricità politiche in mezzo mondo e facendo un sano uso dell’ironia.Come spiega il titolo, il saggio punta molto sugli aspetti messianici del messaggio muskiano, che del resto si inseriscono in una tradizione di vecchia data di magnati folgorati sulla via di una confusa spiritualità tecnologizzante. «Nel XXI secolo», leggiamo, «la tecnologia ha assunto lo stesso ruolo che la magia aveva nelle società arcaiche: uno strumento per trasformare la realtà, affascinare le masse e imporre nuovi paradigmi. Se il mago medievale cercava formule segrete e sigilli per piegare la realtà al proprio volere, oggi gli algoritmi e l’ingegneria genetica promettono di fare lo stesso. In questo scenario, Elon Musk emerge come uno sciamano tecnologico, un uomo che non si limita a innovare, ma costruisce attorno a sé una narrazione quasi mitologica. “La tecnica come scienza dell’Io” che il pubblico vede, teme, ma di cui non comprende il funzionamento e meno che mai riesce a padroneggiare».Non che Musk abbia realmente, in modo coerente e sentito, un’aspirazione religiosa, intendiamoci. Il personaggio è quello che è, un provocatore, un istrione, un genialoide, certo non un santone, tanto meno un’eremita. Ma certamente a muoverlo è una visione, semplicistica quanto vogliamo, che ha un taglio non solo economico. E qual è allora il contenuto di quest’afflato magico-messianico? Scrive Progetto Razzia: «Il culto di Musk si nutre di una promessa profonda: quella del superamento dei limiti umani. L’idea transumanista scorre nelle sue visioni. Non solo andare su Marte, ma cambiare il nostro stesso corpo, potenziare il cervello, fondere l’uomo con la macchina. Questa visione richiama antichi miti e sembra la realizzazione moderna di immagini ermetiche e racconti esoterici. L’idea prometeica di sfidare gli dèi, il sogno alchemico di trasformare la materia, la spinta gnostica a trascendere il corpo per diventare pura conoscenza».Più che i teorici del transumanismo propriamente detto, tuttavia, la visione di Musk si nutre di fantascienza, la stessa che, da ragazzo, amava divorare, come ricordano i biografi. I chip nel cervello o la colonizzazione di Marte attingono più a questo immaginario letterario che non a teorie filosofico sul potenziamento umano. Il che rende forse Musk un po’ più naif, ma anche un po’ più elastico, pragmatico, meno dogmatico. In fin dei conti, attingere al mito comporta più libertà che non rifarsi a un catechismo ideologico fisso.L’idea di essere più-che-un-imprenditore si rivela peraltro vincente anche dal punto di vista dell’impresa, nella misura in cui la visione di Musk riesce a trasferirsi anche a masse di consumatori che vedono nei servizi e nei prodotti del magnate qualcosa di non solo utilitario. Leggiamo: «Questo bisogno di inserire entusiasmo, narrazione, serve sia a trasformare il proprio brand ed il proprio prodotto in qualcosa che non si può più giudicare in base a parametri esclusivamente economici (e quindi bisogna accettare perdite a breve termine), sia a mobilitare forze nel processo produttivo, sia ad essere percepiti dal pubblico come qualcosa di completamente altro, nuovo, imparagonabile, senza concorrenti». È il motivo per cui chi ha una Tesla non dice «ho un’auto elettrica», concetto che peraltro manca decisamente di appeal, ma, più semplicemente, «ho una Tesla». Il marchio diventa assolutizzato, marca una differenza radicale con il resto del mondo. E Musk, alla fine, incassa.
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