2023-05-03
A sinistra la ricetta resta la stessa: la Schlein vuole più tasse per tutti
Come i suoi predecessori, il neo segretario chiede di alzare il prelievo sulle rendite. Ma è solo uno slogan dietro cui si nasconde il solito disegno per aumentare la pressione fiscale in modo indiscriminato.Il nuovo che avanza usa gli stessi slogan del vecchio che è avanzato. Basta infatti leggere l’intervista di Elly Schlein sulla Stampa, uscita il primo maggio, per rendersi conto che le parole sono le stesse che negli anni sono state pronunciate da Massimo D’Alema, Piero Fassino, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani eccetera. Infatti, prima della segretaria del Pd, a proporre di tassare le rendite per ridurre il peso del fisco sulle buste paga dei lavoratori dipendenti, sono stati nell’ordine l’ex segretario del Pds, quello dei Ds, e due dei segretari del Pd di oltre dieci anni fa. Dunque, più che una proposta innovativa, quella di aumentare le imposte sulle rendite e sui patrimoni la si può definire conservativa. O meglio: conservata sotto il vuoto spinto delle idee.Alla Stampa, Elly Schlein ha detto che serve un riequilibrio della distribuzione del prelievo fiscale e, altra novità, una lotta all’evasione. Di fronte al profluvio di parole della giovane segretaria, ad Annalisa Cuzzocrea che la intervistava, dev’essere scappata la voglia di chiedere perché non sia stato fatto prima, nonostante la sinistra sia stata al governo per 17 anni. In fondo questo è stato il mantra di tutti i leader che si sono succeduti alla guida del fronte progressista e tuttavia, pur avendo invocato l’aumento delle imposte sui patrimoni, se si eccettua Matteo Renzi con l’aumento delle imposte sulle rendite finanziarie, tutti gli altri hanno girato al largo. Forse, come è risultato evidente con l’intervista a Vogue, il mensile di moda del gruppo Condé Nast, dietro il vestito non c’è niente e dunque ci si nasconde indossando un vecchio capo da battaglia ideologica, come quello del prelievo fiscale «a carico dei ricchi». Ovviamente, badando bene ad abbinare i colori.Per sostenere la proposta vecchia di trent’anni, la neo segretaria ha spiegato che la redistribuzione fiscale si è resa indispensabile perché quando nacque l’Irpef c’erano 32 scaglioni, mentre ora ci siamo ridotti a soli quattro. «Il sistema si è già appiattito abbastanza, ma ogni appiattimento lo pagano sempre le fasce più povere e le classi medie. L’idea di abbassare le tasse a tutti nasconde la volontà di abbassarle ai ricchi, facendo mancare le risorse e i servizi ai poveri», ha sentenziato senza appello la Schlein. In realtà, la segretaria non ha ben presente come funziona il sistema fiscale italiano, altrimenti si sarebbe risparmiata la frase sui 32 scaglioni e, soprattutto, la bugia sulle tasse pagate dalle fasce più povere. Infatti, i contribuenti che figurano nelle classi di reddito più basse, vale a dire circa 28 milioni di persone, versano al Fisco appena il 2,8 per cento dell’Irpef, vale a dire che, considerando deduzioni e detrazioni, pagano in media 157,9 euro l’anno. Detto in altre parole, per quanto riguarda i servizi, ossia scuola e sanità, sono a carico della fiscalità generale. Per non parlare poi di pensioni, che non essendo certo finanziate con i contributi prelevati dalle loro retribuzioni minime, quando verrà l’ora saranno pagate dalla collettività. Alberto Brambilla, massimo esperto di questioni previdenziali, in un libro dal titolo Le verità scomode ha scritto: «Per comprendere gli effetti derivanti dal fatto che quasi la metà della popolazione non paga imposte dirette, basti pensare al finanziamento della sola spesa sanitaria, il cui costo pro capite è di circa 1.878 euro l’anno».Invece di chiedersi perché in Italia ci sia un milione di persone che dichiarano reddito zero e nove milioni che denunciano stipendi lordi che oscillano fra zero e 7.500 euro, la segretaria del Pd punta il dito contro i «ricchi», che sarebbero agevolati dal taglio delle tasse. Ufficialmente della categoria di nababbi (che guadagnano più di 100.000 euro lordi l’anno) fa parte l’1,13 per cento degli italiani, i quali però versano il 18 per cento dell’Irpef. Se poi a questi Paperoni aggiungiamo coloro che hanno un reddito annuo dai 55 ai 100.000 euro, vale a dire un altro 3,5 per cento della popolazione, si arriva a una percentuale sul totale delle imposte pagate pari al 37 per cento. In pratica, meno di un ventesimo degli italiani versa più di un terzo dell’Irpef. Attenzione, però: chi incassa 60 o 70.000 euro lordi l’anno non è un capitalista, ma una persona con un netto in busta paga che oscilla fra i 2.500 e i 3.000 euro il mese. È a costoro che Elly Schlein vuole fare la guerra? Sono questi i ricchi da stangare? Tassare le rendite è una di quelle proposte politiche che, tanto per restare all’armocromia tanto cara alla neo segretaria, sta bene su tutto e infatti i vertici della sinistra la portano da trent’anni in processione, da corteo in corteo, insieme alle Camusso e ai Landini. Tuttavia, lette le argomentazioni della Schlein, penso che, rispolverando un vecchio slogan di Silvio Berlusconi al contrario, la nuova leader del Pd dovrebbe avere il coraggio di dire che con lei ci saranno più tasse per tutti. O se preferisce: con me sarete tutti più poveri. Perché questo è il suo programma.
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Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)