2024-05-23
Schizza il conto per avere emissioni zero
Lo studio di Bloomberg dimostra che, per arrivare all’obiettivo nel 2050, servirebbero 34.000 miliardi di ulteriori investimenti. E Deloitte smonta l’illusione dell’abbattimento dei consumi energetici nell’edilizia: la riconversione verde è insostenibile.La rivoluzione verde fallirà perché costa troppo. A fare questa previsione non sono malmostosi osservatori avversari del progresso ma agenzie internazionali di riconosciuta fama. Si tratta di Deloitte (una delle più blasonate società di consulenza del mondo) che valuta fra 800 e 1.000 miliardi la spesa necessaria per rendere eco-compatibile il patrimonio edilizio italiano. Ancora più devastante la previsione di Bloomberg (l’agenzia di informazioni finanziarie creata da Michael Bloomberg prima di diventare sindaco di New York) secondo cui l’obiettivo di un’economia globale a zero-emissioni per il 2050 costerebbe circa 250.000 miliardi di dollari. Per avere un’idea delle grandezze in gioco significa mobilitare risorse pari a due volte e mezza il Pil mondiale. Chi paga? Non certo le famiglie che dovrebbero in larga parte subire scelte non condivise. Ma nemmeno gli Stati considerando che ormai il debito mondiale (pubblico e privato) ha toccato il 360% del Pil. Non a caso Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confediliziam parla di cifre fuori da ogni logica e si augura che la direttiva europea per le case green «venga spazzata via dalla prossima legislatura». In Italia la riqualificazione del patrimonio immobiliare, secondo l’analisi di Deloitte, coinvolgerebbe otto edifici su dieci. In Germania arrivano al 45%, in Spagna al 25% e in Francia appena al 21%. La nuova legislazione europea, che entrerà in vigore il 28 maggio, stabilisce misure che imporranno ai governi europei un miglioramento strutturale dell’efficienza energetica degli edifici per abbattere i consumi energetici e le emissioni di Co2. Secondo la rielaborazione di Deloitte da dati Istat, nel 2024 il parco immobiliare italiano è costituito da più di 13 milioni di edifici, di cui circa l’89% a uso residenziale. La stragrande maggioranza (oltre l’83%) risulta costruito prima del 1990 – un dato leggermente più alto della media Ue (76%) – e più della metà (57%) è risalente a prima degli anni Settanta. Deloitte calcola che per mettere in regola servirebbero fra 800 e 1.000 miliardi. Chi paga? Difficile mettere questo peso sulle spalle delle famiglie. Servirebbe un intervento dello Stato di dimensioni tali da far impallidire il Superbonus. Ovviamente si tratta di una finestra che si affaccia sul surreale. Altrettanto improponibile appare la spesa per avere un mondo a emissioni zero nel 2050. Il nuovo rapporto New Energy Outlook di Bloomberg stima che sono necessari ulteriori investimenti per 34.000 miliardi di dollari. «Per ogni dollaro destinato ai combustibili fossili, è necessario investire in media 3 dollari in energia a basse emissioni di carbonio nel resto del decennio, rispetto alla parità odierna», sottolinea il report. «Un sistema energetico globale completamente decarbonizzato entro il 2050 potrebbe costare 250.000 miliardi di dollari: una cifra non insignificante, il 19% in più rispetto a una transizione guidata dall’economia, in cui gli obiettivi dell’Accordo di Parigi vengono mancati e il riscaldamento globale raggiunge i 2,6°C. In pratica – sottolinea il New Energy Outlook di Bloomberg - per mantenere il riscaldamento globale a 1,75°C, le tecnologie pulite devono diffondersi rapidamente: triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030, diffondere i veicoli elettrici fino a eliminare i veicoli a combustione entro il 2034 e incrementare significativamente la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Anche nel caso base senza ulteriori politiche di supporto, le energie rinnovabili potrebbero comunque costituire il 50% della produzione elettrica entro il 2030, grazie alla loro competitività economica. Tuttavia, il rapporto avverte che solo un rapido calo delle emissioni permetterà di mantenere viva la possibilità di raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro la metà del secolo. Le sfide maggiori rimangono per settori come il trasporto marittimo e aereo, l’industria pesante e l’energia, dove sarà essenziale scalare biocarburanti, idrogeno e tecnologie di cattura del carbonio. Anche se i combustibili fossili giocheranno ancora un ruolo importante, la domanda di petrolio e carbone è destinata a un declino strutturale, mentre il gas naturale potrebbe crescere moderatamente, continua il report. Le energie rinnovabili, i veicoli elettrici e lo stoccaggio dell’energia sono indicati come soluzioni chiave per ridurre le emissioni, migliorare la sicurezza energetica e ridurre i costi energetici. Anche se, fondamentale, gli investimenti globali nelle reti elettriche dovranno superare la spesa per le energie rinnovabili per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Secondo il New Energy Outlook di Bloomberg il mondo dovrà quasi raddoppiare la propria rete elettrica portandola a 111 milioni di chilometri, equivalente a quasi tre quarti della distanza dal sole. Il prezzo da pagare per una tale revisione sarà di circa 24,1 trilioni di dollari, rispetto ai 22,7 trilioni di dollari spesi per le energie rinnovabili per raggiungere l’obiettivo. Sono numeri buoni per il Monopoli. Non certo per l’economia reale.
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