2022-11-04
Schillaci ora decida se stare dalla parte dei sanitari o con i fanatici che li umiliano
Continuano le proteste per il ritorno dei sospesi. Attacchi ideologici, contro i quali però il ministro nicchia. Dovrebbe invece difendere le sue scelte, oltre che la dignità umana.Non sorprende, ma resta comunque inquietante notare come la classe medica fatichi così tanto a prendere in considerazione i dati scientifici e preferisca ancora, dopo anni, affidarsi ai dogmi della Cattedrale sanitaria. A Milano gli adepti del culto immunologico hanno superato ogni aspettativa, arrivando a mettere in scena un curioso rituale in onore della divinità vaccinale. Ieri i consiglieri dell’Ordine dei medici meneghino si sono riuniti e hanno partecipato a una somministrazione di gruppo, sottoponendosi a varie punture. Come conferma il comunicato stampa emesso per l’occasione, costoro si sono «somministrati l’anticovid (quarta dose), l’antinfluenzale, l’antipneumococcica e l’anti Herpes Zoster». Mancava soltanto una bella dose del miracoloso «tonico rivitalizzante di Simpson e figlio», ma confidiamo che presto i dottori milanese si procureranno pure questo.Perché sia stata organizzata tale sceneggiata non è difficile da immaginare. Si è trattata di una sorta di protesta contro il decreto governativo che dispone il reintegro dei cosiddetti sanitari no vax, che poi no vax non sono, essendosi limitati a evitare la puntura anti Covid e ad assumersene le conseguenze, come noto piuttosto influenti sulla vita dei singoli. L’Ordine dei medici di Milano ritiene che «per un medico quello della vaccinazione (non solo contro il Covid) sia un obbligo di carattere etico prima che deontologico». Chi ha rifiutato il siero, di conseguenza, ha dimostrato «un atteggiamento non professionale ed egoista, soprattutto in un periodo in cui di medici, infermieri e operatori sanitari in generale c’è davvero moltissimo bisogno».Di più: come ha spiegato Maria Grazia Manfredi, consigliere e componente della commissione medica dell’Ordine, è ora che i professionisti della salute si lascino «alle spalle il concetto di pandemia passando ad un approccio sindemico delle patologie infettive dell’adulto: quindi non più protezione nei confronti di un’unica malattia, ma da tutte quelle infezioni che interagendo tra loro compromettono il benessere della popolazione adulta». Capito? Non più solo un vaccino, ma tutti quanti, perché il pericolo è ovunque. Secondo la Manfredi, i medici debbono porsi quali «testimonial dell’efficacia e della sicurezza delle vaccinazioni, vaccinandosi indipendentemente da obblighi di legge, obbedendo a una norma superiore che è l’etica professionale: il medico che si vaccina mette in pratica il valore sociale delle vaccinazioni, proteggendo i più fragili, oltre a sé stesso». Già, non è più la legge a decidere bensì la morale: «Rispetteremo un obbligo etico, morale e deontologico. Che per un medico è come una legge», dicono i dottori. «Proseguiremo quindi anche a sensibilizzare la popolazione, a convincere i pazienti, della bontà delle vaccinazioni tutte. Come atto medico, e preventivo». Cristallino: le vaccinazioni sono buone tutte, a prescindere dagli studi e dai risultati delle sperimentazioni e a prescindere dalla realtà, di sicuro meno importante dell’ideologia.Purtroppo per gli zelanti adepti della Cattedrale sanitaria, la realtà non è poi così facile da sopprimere. A smontare l’intera impalcatura feticistica montata dall’Ordine milanese e dai numerosi «esperti» che in queste ore ragliano contro il ritorno al lavoro dei sanitari sospesi basta una breve lettera indirizzata da un sanitario a La Voce di Asti: un piccolo caso, ma estremamente indicativo. L’autore della missiva racconta di essere un «anestesista rianimatore che si è smazzato due ondate di Covid senza imboscarsi come hanno fatto molti colleghi ospedalieri né scomparire come buona parte dei medici di base. Sono uno di quelli che si legavano ai piedi i sacchetti della spazzatura perché mancavano i dispositivi di protezione», scrive, «di quelli che in quei giorni restavano a dormire in ospedale senza tornare a casa per giorni, che tentava di salvare pazienti devastati non dal virus ma da settimane di Tachipirina e vigile attesa». Dopo l’opportuna presentazione, la fulminante conclusione: «Rientrerò al mio lavoro e guarda caso sostituirò una collega tridosata positiva al Covid per la terza volta. Chiedo: chi tra i due è secondo lei più pericoloso per i soggetti fragili?». L’anestesista pretende poi «una spiegazione scientifica sul perché colleghi tridosati continuano ad ammalarsi in modo sintomatico».Ecco, è a questi dati di realtà che gli Ordini dovrebbero dare risposta prima di tirare in ballo l’etica e la morale. Sappiamo però che i santoni del virus ignoreranno serenamente ogni obiezione sensata e proseguiranno a seguire il sentierino ideologico. È per questo motivo che il governo, nella persona del ministro della Salute, Orazio Schillaci, dovrebbe battere un colpo il prima possibile. Intervistato da Milena Gabanelli mercoledì, Schillaci si è limitato a dire che sul rientro dei sospesi decideranno «le singole direzioni sanitarie, valutando il posto migliore dove i medici reintegrati potranno andare a lavorare». Ora, è evidente che sul ritorno in servizio debbano decidere le aziende sanitarie e i loro responsabili, ma è altrettanto evidente che al governo spetti il compito di dare un orientamento politico. Giorgia Meloni lo ha fatto con decisione, giorni fa, spiegando che è ora di tornare a seguire la scienza e non qualche pseudo religione. Il problema è che, da quando il presidente del Consiglio ha pronunciato queste parole sono accaduti diversi fatti spiacevoli, tra cui una specie di sollevazione delle Regioni progressiste contro il rientro dei sanitari, il tutto con evidente scopo politico. Alle velleità autoritarie di alcuni governatori si aggiungono i deliri settari di alcuni Ordini.È dunque opportuno che il ministro faccia sentire la sua voce, che parli e pretenda per lo meno il rispetto, se non della scienza, della dignità umana.Fino a ieri Schillaci si è mostrato un po’ timido, e al Corriere della Sera ha rilasciato una dichiarazione inquietante. La Gabanelli gli ha domandato se si può ritenere che un medico non vaccinato «creda nel metodo scientifico», e il ministro ha risposto che «questo è un problema deontologico che dovranno affrontare gli ordini professionali». Ma come un problema deontologico? È l’analisi dei dati scientifici a mostrare che un medico non vaccinato non è per nulla al mondo pericoloso. Anzi, poiché spesso si tratta di persone contagiate e poi guarite, probabilmente quei professionisti rischiano meno degli altri. E allora che c’entra la deontologia? Che c’entra la morale? Al metodo scientifico non «si crede»: semmai lo si applica, e a non applicarlo oggi sono politici che vigliaccamente giocano sulla vita delle persone per i propri interessi e medici che vogliono dar prova di obbedienza nella speranza di far bella figura, punto.A Schillaci la responsabilità di scegliere da che parte stare: con la realtà o con l’ideologia? È una decisione semplice, ma fa la differenza tra un buon ministro e uno Speranza.