
Il governatore della Campania cannoneggia la coalizione: «Alcuni dei nostri si presentano come corpi estranei all’Italia, un misto di presunzione, supponenza e doppiezza». Toscana alle urne: Giani favorito, ma anche lì sono scintille con il M5s.La sinistra italiana è talmente a pezzi che è la sinistra stessa a certificarlo. Vincenzo De Luca, quasi ex governatore della Campania, interviene duro nei confronti del suo partito e non solo a margine della festa dell’Ottimismo del Foglio a Firenze. «Uno dei limiti che ha la sinistra e il centrosinistra in Italia è la mancanza di connessione sentimentale con l’Italia», spiega, cogliendo appieno le motivazioni di una politica che non sa più stare nella realtà. «Ci sono esponenti di centrosinistra, senza generalizzare, che si presentano come corpi estranei alla società italiana, un misto di presunzione, di supponenza, di doppiezza, pronti a violare le regole, ad accusare gli altri quando le violano. Il centro-sinistra si presenta così, quasi come un corpo estraneo alla società nazionale. Questo è un grande problema che va al di là della politica, al di là dei vuoti programmatici che pure ci sono», accusa, descrivendo la sua lista come un’opportunità. «La mia lista serve a dare un’opportunità a quegli elettori che hanno l’orticaria rispetto al reddito di cittadinanza», perché in Calabria, Pasquale Tridico, M5s (che ha perso contro Roberto Occhiuto per la guida della Regione) «che è una persona di valore ha fatto proposte squinternate, in Campania noi abbiamo una campagna elettorale dove i margini sulle stupidaggini ideologiche non ci sono. Cerchiamo di non proporre idiozie...». De Luca rivendica il lavoro fatto sul territorio: «Quando ci siamo candidati noi, a Napoli città il Pd era al 12%, non siamo né a Firenze né a Bologna, se vuoi vincere devi aggregare il mondo moderato, il voto te lo devi conquistare», ha spiegato, chiarendo: «La mia lista è un’offerta a quelli che non si riconoscono nei candidati in campo». Infine è duro con i vertici del suo partito e senza nominarla attacca Elly Schlein: «La stagione delle regionali a mio parere è stata gestita non bene, anzi, in qualche realtà molto male... Quale è la Regione più importante che va al voto? La Campania. Dove i 5s sono stati all’opposizione per 10 anni e il Pd è il più votato? La Campania. Quale Regione diamo ai 5 stelle? La Campania! La mia domanda a questi statisti è “ma non si poteva ragionare su qualche altra Regione?”». Il governatore campano non intende levare il suo appoggio a Roberto Fico naturalmente. «Appoggio il centrosinistra e spiegherò a tutti, a cominciare da Fico, che il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito». Insomma a chi pensava che Schlein fosse riuscita a dare il benservito al cacicco, risponde: «Di sicuro non andrò a casa e non vado alle Seychelles, mi sono collocato sulla linea Napolitano-De Mita e per un altro quarto di secolo sto qui a fare politica».Il leader pentastellato non riesce a far cadere le provocazioni e ribatte: «Per De Luca posso immaginare che il migliore sia lui, ma questo non è possibile. Bisogna concentrarsi sul lavoro per il programma, ci sono tante urgenze, Roberto Fico ha il compito di coordinare il lavoro su tutte queste priorità. Bisogna lavorare sul concreto, le polemiche sono belle per riempire qualche pagina di giornale ma non ci possono assolutamente distrarre», commenta Giuseppe Conte. E rispondendo a una domanda sulla scelta presa dal governatore uscente risponde: «Non mi faccia rispondere a domande di estremo dettaglio. Non è mio compito. Ci saranno dei tavoli che si confronteranno sulla formazione delle liste e sulle denominazioni: sono tutti aspetti che verranno approfonditi ai tavoli competenti». Poi è lo stesso Fico a replicare: «Il confronto sui contenuti c’è già. Esiste un tavolo dove sono presenti tutte le liste e i partiti che appoggiano la mia candidatura a presidente della Regione e quindi è questa la coalizione e lì stiamo scrivendo il programma. Poi io vengo dal Movimento 5 stelle. Stiamo costruendo un programma con tutte le forze di coalizione e non bisogna fare polemiche perché oggi noi dobbiamo costruire una solida e vera alternativa alla destra di questo Paese ed è quello che stiamo facendo fuori da ogni inutile polemica». Il percorso delle regionali è ancora lungo ma la larga alleanza di sinistra sembra scricchiolare sempre di più. I mal di pancia dei riformisti sono impossibili da nascondere, i dem non sono più riconoscibili, ormai ombra di un Movimento 5 stelle che però è in continuo calo. Lucido e severo il commento di un altro dei leader di opposizione, il segretario di Azione Carlo Calenda: «I 5 stelle sono dei pericolosi populisti. Ho sentito De Luca, dico che vado anche oltre ma poi non li puoi appoggiare, sennò diventa un cabaret, non è politica. Il mio invito a De Luca è di ripensarci profondamente» commenta prima di aggiungere: «Il Pd aveva una cultura di governo che è stata mangiata, come avevo previsto, da M5s e Avs. La sinistra ormai ha dentro pro-cinesi e pro-russi». Intanto in Toscana oggi si va al voto. Quasi scontato l’esito: Eugenio Giani dovrebbe rimanere alla guida della regione considerata la forza della sinistra sul territorio. Interessante sarà capire con quanta percentuale porterà a casa il risultato. Anche lì l’alleanza con il Movimento 5 stelle non è solidissima. La dirigenza sul territorio ha fatto da opposizione a Giani e ha mal digerito la decisione di appoggiarlo, presa con il voto di appena 1.538 iscritti, mentre i no furono 1.030. Si vota dalle 7 alle 23 oggi e domani dalle 7 alle 15. I candidati alla presidenza sono: Giani per il campo largo, Alessandro Tomasi, Fdi, sindaco di Pistoia per il centrodestra e Antonella Bundu per Toscana Rossa.
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)
Domani Trump e Al Sisi sottoscriveranno il piano per il cessate il fuoco: all’evento sono stati invitati in tanti, pure l’acciaccato Macron, ma non ci sarà alcun rappresentante dell’Unione. Witkoff: «La Casa Bianca ha riunito nazioni divise da generazioni». Assente Hamas.
(Ansa)
Per i tagliagole, la resa definitiva è «fuori discussione». Le ulteriori rivendicazioni portano a temere che, dopo la liberazione degli ostaggi, l’accordo possa vacillare.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il presidente ucraino al tycoon: «Ferma la nostra guerra». Niente intesa sui Tomahawk. Aerei Nato sfiorano Russia e Bielorussia. Da Orbán petizione contro «i piani bellici Ue».