2025-03-05
Le consulenze d’oro e gli sms cancellati. Gli scandali di Ursula ministro della Difesa
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Nel governo Merkel il suo operato fu messo sotto inchiesta dalla Corte dei Conti. Le forze armate dissero: spese non necessarie.Una delle regole della comunicazione politica contemporanea è quella di stupire, fino a confondere l’interlocutore, sciorinando dati e numeri: tanto i cittadini, che non possono verificare l’attendibilità delle dichiarazioni dei governanti vista la scarsa trasparenza, non potranno mai smentire. Deve essersi ispirato a questo principio il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nell’annunciare ieri il roboante piano RearmEurope, che sulla carta consentirà di mobilitare fino a 800 miliardi di euro per la difesa europea, sulla falsa riga del piano NextGenerationEu, strumento per la ripresa economica e sociale post pandemia, e di RepowerEu, progetto contro la crisi energetica avviato a seguito della guerra contro l’Ucraina. Fa molto riflettere che i governanti europei, per la terza volta consecutiva, affidino le risorse proprie dell’Unione, dunque i soldi dei contribuenti europei, a una signora che ha già fatto sfoggio di un uso alquanto spregiudicato del denaro pubblico. È stato infatti nel 2019 che Von der Leyen, poco prima di accedere al più alto scranno europeo, quello di presidente della Commissione, ha stipulato controversi contratti per un valore di decine di milioni di euro per conto del ministero della Difesa tedesco, che ha guidato dal 2013 al 2019, durante il mandato governativo di Angela Merkel.Non è stato dunque, quello di Von der Leyen ministro della Difesa, un percorso esattamente specchiato: poco prima di essere eletta a capo della Commissione europea (grazie ai voti fondamentali di 9 eurodeputati del Movimento 5 stelle, ricordiamolo sempre), il Parlamento tedesco ha istituito una commissione d’inchiesta per indagare sui contratti d’oro assegnati senza un’adeguata supervisione da Von der Leyen a consulenti esterni. E che consulenti: nel 2014 l’allora ministro della Difesa ha chiesto e ottenuto la nomina a segretario di Stato per gli armamenti di Katrin Suder, fisica e consulente gestionale tedesca che aveva trascorso i 14 anni precedenti scalando McKinsey. A lei, donna Ursula ha affidato la supervisione di miliardi di euro di spesa per gli appalti. Suder rispondeva direttamente al ministro: l’idea era quella di «rendere le procedure più efficienti», è finita che l’assunzione di Suder ha sdoganato i consulenti esterni aumentandone l’influenza, come hanno osservato i membri della commissione d’inchiesta del Bundestag. Negli anni successivi, Von der Leyen ha assegnato contratti a diverse società di consulenza, nella fattispecie Kpmg (una delle quattro «big four», le quattro maggiori società di revisione e consulenza al mondo insieme con Deloitte, Pricewater House e Ernst & Young) e ad Accenture che, secondo la rivista Spiegel, dopo quattro anni di collaborazione con le forze armate tedesche guidate da donna Ursula, ha aumentato i ricavi da 459.000 euro del 2014 a circa 20 milioni di euro del 2018.Nel corso dell’inchiesta avviata dai revisori tedeschi è emerso che una rete di connessioni personali informali (leggi: clientele) ha facilitato quegli accordi. La critica principale dei revisori non si è concentrata sulle consulenze esterne ma su come sono state assegnate. Le testimonianze dei membri della commissione d’inchiesta e i documenti pubblici, diffusi all’epoca delle indagini, hanno evidenziato che i consulenti assunti da Von der Leyen hanno fatto il bello e il cattivo tempo nei cinque anni e mezzo in cui la presidente Ue è stata in carica. E a che prezzo: i rapporti interni dell’Ufficio federale di revisione tedesco, trapelati ai media già nel 2018, parlano di numerose irregolarità nelle assunzioni. Una perizia di 18 pagine pubblicata dalla Corte dei Conti tedesca ha documentato che nel 2015, ad esempio, il ministero ha segnalato contratti di consulenza per un importo di soli 2,2 milioni di euro, ma secondo la Corte sono stati stipulati 182 contratti individuali con società di consulenza per circa 100 milioni di euro. Nel 2016 stessa solfa: il ministero di Von der Leyen registra soltanto 2,9 milioni, ma le spese per i consulenti ammontano invece a 150 milioni di euro. Per quasi due anni la Corte dei conti tedesca ha esaminato ben 57 contratti per un volume di consulenze d’oro pari a circa 93 milioni di euro. La relazione di revisione della Corte riferisce inoltre che, nell’80 per cento dei casi esaminati, la Bundeswehr (le forze armate tedesche) «non ha saputo dimostrare che fosse necessario commissionare servizi esterni».È a questa signora, oggi, che i governanti Ue intendono far gestire 800 miliardi dei contribuenti Ue per «riarmare l’Europa» ignorando, evidentemente, il giudizio impietoso che i suoi connazionali hanno espresso su di lei già nel 2019, definendola, in un sondaggio pubblicato dalla Bild, «la seconda persona meno competente del governo».Com’è andata a finire? Durante le indagini, due dei telefoni di Von der Leyen sono stati sequestrati, ma i dati sono stati cancellati prima di essere consegnati al ministero della Difesa, operazione che è costata a donna Ursula una denuncia penale per sospetta distruzione intenzionale di prove. La stessa accusa, guarda caso, che le è stata rivolta quando Von der Leyen ha dovuto gestire i contratti d’acquisto dei vaccini anti Covid, per un valore di 35 miliardi di euro, in totale assenza di trasparenza: anche in questa occasione, il presidente della Commissione ha ceduto al vizietto di cancellare i messaggi sms scambiati con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. E anche questa volta, i leader europei le hanno lasciato le mani libere.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)