2022-03-05
Scambi di accuse sull’attacco alla centrale
L’impianto nucleare di Zaporižžja nelle mani di Mosca, ma fa discutere il bombardamento subito la scorsa notte. Volodymyr Zelensky duro con l’esercito invasore, che invece incolpa «sabotatori ucraini». Ma anche gli Usa frenano sulle responsabilità russe.Non si arresta la guerra in Ucraina. Secondo notizie diffuse dal Pentagono, le forze russe erano ieri ancora a 25 chilometri dal centro di Kiev. Inoltre, a Ovest della capitale, sempre ieri, si è verificata una potentissima esplosione: stando a quanto riferito dalla Cnn, si è assai probabilmente trattato di un attacco missilistico. La situazione è significativamente drammatica a Kharkiv, dove, secondo le autorità locali, si sono registrate circa 2.000 vittime (di cui 100 bambini). Prosegue nel frattempo l’occupazione russa del Sud: la morsa su Mariupol si sta facendo sempre più pressante, mentre è verosimile che stia per verificarsi un’offensiva su Odessa. E proprio i cittadini di Odessa ieri hanno formato una catena umana per riempire sacchi di sabbia in preparazione di un possibile attacco anfibio russo nelle prossime ore. Ricordiamo che, agli occhi del Cremlino, Odessa è strategica sotto due aspetti. Dal punto di vista militare, la conquista di questa città consentirebbe ai russi di ridurre ulteriormente l’acceso al mare al governo di Kiev. Inoltre, come suggerito dall’ormai nota mappa di Alexander Lukashenko, è verosimile che le truppe di Mosca vogliano usare proprio Odessa come trampolino di lancio per raggiungere la Transnistria. Dal punto di vista geopolitico, il possesso di questo nevralgico centro portuale offrirebbe al Cremlino la possibilità di rafforzare la propria influenza sul Mar Nero. Nel frattempo le truppe di Mosca hanno preso il controllo della centrale nucleare di Zaporizzja, che è l’impianto più grande d’Europa. Nella notte di ieri, nei pressi dell’area si è verificato un bombardamento, che, con un conseguente incendio, ha portato a uno scambio di accuse reciproche. «Nessun Paese a parte la Russia ha mai sparato sui reattori di una centrale atomica. La prima volta, la prima volta nella storia», ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Il ministero della Difesa russo, dal canto suo, ha incolpato dei «sabotatori ucraini» di quanto accaduto. Una netta condanna di Mosca è arrivata dai leader occidentali e dal G7, mentre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha fatto sapere che i sistemi di sicurezza dell’impianto non sarebbero stati colpiti dall’incendio e che non si sarebbe verificato rilascio di materiale radioattivo. La sottosegretaria statunitense alla Sicurezza nucleare, Jill Hruby, ha detto che gli Usa non hanno per ora prove che la Russia abbia attaccato i reattori nucleari. Parallelamente al tentativo di conquista delle città portuali, i russi stanno evidentemente puntando al controllo delle centrali nucleari, per cercare di tagliare i rifornimenti energetici al governo di Kiev: un altro obiettivo potrebbe presto essere l’impianto di Pivdennoukraïns’ka. Mentre le trattative negoziali restano appese a un filo in attesa di un terzo colloquio diplomatico tra oggi e domani, alcuni segnali inducono a ritenere che il Cremlino stia mirando concretamente a rovesciare Zelensky. Ieri, il ministero della Difesa russo ha detto che «il governo di Kiev ha quasi completamente perso la capacità di gestire le amministrazioni delle regioni e dei distretti del Paese». Nelle stesse ore, il presidente della Duma, Vjačeslav Volodin, ha dichiarato che Zelensky sarebbe fuggito in Polonia: una circostanza smentita dal parlamento ucraino. In tutto questo, alcuni giorni fa il presidente russo, Vladimir Putin, aveva definito il governo di Kiev come «una banda di drogati e neonazisti». Non va inoltre dimenticato che, secondo vari media ucraini, lo stesso Putin avrebbe intenzione di riportare al potere l’ex presidente Viktor Janukovyc, che si troverebbe attualmente a Minsk. Che tutti questi segnali arrivino, quando ancora il processo diplomatico è in corso può voler dire due cose. O è una forma di pressione negoziale oppure Putin è intenzionato a spaccare l’Ucraina in due, instaurando nell’Est un governo amico. Scenario, questo, che garantirebbe sì alla Russia una significativa estensione di quella che considera la propria sfera di influenza, ma che, al contempo, costringerebbe Putin a lasciare forze sul terreno per sostenere Janukovyc(o chi per lui): il che esporrebbe seriamente i russi al rischio di una guerriglia. Per questo il Cremlino ha probabilmente coinvolto i combattenti ceceni specializzati in controinsurrezione (anche se i media russi hanno riportato nelle scorse ore delle divergenze strategico-militari tra lo stesso Putin e il capo della Repubblica cecena, Ramzan Kadyrov). In tutto questo, l’agenzia statale russa Roskomnadzor ha decretato ieri il blocco di Facebook in Russia. Nel frattempo, è stato annunciato che l’Ucraina accederà al Nato Cooperative Cyber Defence Centre of Excellence. Sempre ieri, la Nato è inoltre intervenuta sulla guerra in corso. «Abbiamo visto l’uso di bombe a grappolo e abbiamo visto segnalazioni di uso di altri tipi di armi che violerebbero il diritto internazionale», ha detto il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, il quale ha al contempo escluso la volontà di ricorrere a una no fly zone: uno scenario che, se si concretizzasse, aprirebbe alla possibilità di un conflitto aereo tra la Nato e la Russia. «Siamo d’accordo sul fatto che non dovremmo avere aerei della Nato che operano nello spazio aereo ucraino o truppe della Nato sul territorio ucraino», ha affermato Stoltenberg. La tensione con l’Alleanza atlantica è comunque tornata a salire ieri, dopo che Putin ha detto di sostenere un accesso al Mar Baltico per la Bielorussia: questo Paese al momento non ha sbocchi sul mare. Teoricamente tale accesso potrebbe essere garantito dalla stessa Russia sul golfo di Finlandia. Tuttavia la posizione di Putin inquieta Lituania e Lettonia, che, membri della Nato e dell’Ue, temono la pressione di Mosca e Minsk.