2023-04-05
Sbarchi, ok alla struttura di missione. Dialogo con l’Ue per aiutare la Tunisia
Antonio Tajani (Imagoeconomica)
Vertice tra Antonio Tajani, Matteo Piantedosi, Matteo Salvini e Alfredo Mantovano con l’obiettivo di contrastare gli arrivi. E collaborare con i Balcani e con i Paesi del Nord Africa. Sullo sfondo il ripristino di missioni militari congiunte a Tunisi.La Geo Barents interviene senza coordinarsi con La Valletta e li prende a bordo Molto probabile l’approdo in Italia, che nel 2023 ha già accolto oltre 28.000 immigrati.Lo speciale contiene due articoliRiunione serale tra i ministri competenti sul tema immigrazione. Presenti il titolare degli Esteri, Antonio Tajani, quello dell’Interno, Matteo Piantedosi, il viceministro leghista Matteo Salvini e l’autorità delegata per la sicurezza nazionale, Alfredo Mantovano. Nel gergo dell’editoria chiameremmo il risultato dell’incontro di ieri il numero zero della rivista. I ministri, a quanto risulta alla Verità, hanno convenuto l’avvio di una Struttura di missione che man mano andrà riempiendosi con deleghe e attività da affidare agli sherpa in missione in Europa. Ma soprattutto avrà il compito di sostenere in diversi modi la stabilità della Tunisia, evitando di fatto che il governo in carica collassi su sé stesso, causando nei fatti una guerra civile. Al momento non risulta un testo redatto da capo a piedi, ma una serie di punti programmatici non troppo distanti dalle anticipazioni pubblicate lunedì dal Corriere della Sera. Idee programmatiche per contrastare gli arrivi di centinaia di migliaia di migranti previsti per i prossimi mesi, ma anche per coinvolgere subito alcuni Paesi europei nella gestione dei flussi, sostenere quelli in difficoltà nel Nord Africa e rinforzare gli accordi già esistenti con altri partner.«Secondo il piano di Viminale e Farnesina è fondamentale stipulare patti con i Paesi di provenienza dei profughi», scrive il quotidiano di Via Solferino. A fine marzo erano operativi quelli con Costa d’Avorio, Guinea, Pakistan, Bangladesh, Tunisia, Egitto, Camerun, Siria, Mali, Burkina Faso. Ma il governo lavora anche a misure per ridurre per quanto possibile i fattori di attrazione per l’Italia, fra l’altro alla base delle attività delle organizzazioni criminali. Dopo aver limitato con un decreto l’attività delle Ong, «adesso si punta», prosegue il Corriere, «a rendere più complesse le procedure per la protezione speciale, anche se su questo la Consulta aveva già bocciato le norme contenute nei pacchetti sicurezza. Concretizzare le intese - già esistenti - con Tunisia, Costa d’Avorio, Egitto e Gambia, affinché accolgano i connazionali giunti sulle coste italiane, ma irregolari e quindi espulsi». È un altro punto importante, perché prevede il coinvolgimento anche di Niger, Guinea, Mali, Camerun, Burkina Faso, Bangladesh e Pakistan. È chiaro che in questo momento l’elemento e il perno più delicato non sta in Libia ma in Tunisia. La Costituzione del 2014 è stata emendata nel 2022 e non prevede per l’attuale presidente Kais Saied possa essere sostituito. Le voci di una sua grave malattia - che sia traballante è comunque un dato di fatto, vista la frequente permanenza in ospedale - sono finite nel mirino dei servizi locali che minacciano denunce e detenzioni per chi le diffonda. Certo, l’Italia dovrà capire che fare al di là delle pressioni su Bruxelles e sul Fondo monetario internazionale perché sottoscriva il prestito da meno di 2 miliardi. Vale la pena ricordare che in base ad accordi tra la Repubblica di Tunisi e la nostra risalenti agli anni Novanta, nel 2019, quando in via XX settembre sedeva Emanuela Trenta, il ministero della Difesa avviò una missione bilaterale di sostegno all’esercito di Tunisi. Obiettivo: fornire supporto alla costituzione di tre comandi regionali per la gestione delle attività di controllo del territorio. La missione traeva origine da una richiesta della Tunisia alla Nato di assistenza nella costituzione di un comando di livello brigata (Joint Headquarters, Jhq) nell’ambito delle attività di cooperazione per la sicurezza della Nato, previste tra i compiti essenziali dell’Alleanza come definiti nel concetto strategico del 2010. Nel 2019 il nostro Paese inviò solo 15 militari. Altrettanti nel 2020. Poi tutto si è fermato. Potrebbe essere l’occasione per ripristinare i rapporti. Certo, lo schema della missioni è veramente legato a concetti degli anni Novanta. Ma nulla esclude che dentro la medesima cornice si possa rimettere piede in Tunisia e puntellarla. Vedremo che verrà deciso e quali fondi si troveranno. Certo, anche per una tale mossa servirà l’ok degli Stati Uniti e un ulteriore confronto con la Francia di Emmanuel Macron. Per il resto, il governo sonda altre strade più sottili da percorrere. Non sappiamo se i rimpatri volontari potranno mai prendere piede, in tal caso servirebbe chiedere la collaborazione dell’Onu in modo da coinvolgere i Paesi di transito per il rientro in quelli d’origine, agevolando progetti di lavoro e di sostegno familiare. Infine, sul fronte europeo - ed è il senso degli incontri del ministro Tajani, con altri sei ministri dei Paesi balcanici - il piano prevederà il rafforzamento delle relazioni, soprattutto con Croazia e Slovenia, per ridurre gli ingressi via terra, con la stabilizzazione dell’area dal punto di vista economico e politico per frenare i trafficanti, ma allo stesso tempo l’influenza russa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/sbarchi-ok-alla-struttura-di-missione-dialogo-con-lue-per-aiutare-la-tunisia-2659738217.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ong-soccorre-500-migranti-a-malta" data-post-id="2659738217" data-published-at="1680637931" data-use-pagination="False"> Ong soccorre 500 migranti a Malta I 500 a bordo dell’imbarcazione segnalata nel Mediterraneo lunedì da Alarm phone sono stati soccorsi ieri dalla Geo Barents di Medici senza frontiere. A causa delle difficili condizioni meteo, la nave, un motopesca vecchio e malandato, era in balia delle onde da domenica sera, bloccata in zona Sar maltese. La struttura di coordinamento della Valletta aveva dato indicazioni per il soccorso in mare a due pescherecci che non sono riusciti a fare altro se non accompagnare a distanza la nave in pericolo in un’area di mare meno rischiosa, finché, alle 4 di ieri mattina, non è riuscita a raggiungere l’area la Geo Barents. Dopo ore di monitoraggio, durante le quali la nave dell’Ong non è riuscita ad avvicinarsi per non mettere in pericolo i passeggeri ma anche l’equipaggio, alla fine sono cominciate le operazioni di trasbordo. Che sono andate avanti a rilento. Nella serata di ieri erano state messe in salvo poco più di 250 persone. Neppure durante le fasi di soccorso Malta ha assegnato l’operazione alla Geo Barents. La nave di Msf ha messo in acqua due rhib, dei battelli gonfiabili a chiglia rigida, che si sono diretti verso il motopesca in difficoltà. E sono stati prima distribuiti i salvagente. Poi sono cominciate le attività di discesa dal motopeschereccio e di trasferimento sulla Geo Barents. Che ovviamente, alla fine dell’operazione, chiederà all’Italia un porto sicuro per lo sbarco. E mentre una nave Ong sta per partire per l’Italia, un’altra è pronta a lasciare il porto di Salerno. Ieri pomeriggio si sono chiuse le operazioni di sbarco dei 92 passeggeri che erano a bordo della Ocean Viking, la nave della Ong Sos Mediterranée. «Siamo sollevati per il fatto che siano in salvo, ma temiamo per le altre vite a rischio nel Mediterraneo: i tentativi di fuga dalla Libia continuano senza sosta», scrive la Ong sul suo profilo Facebook, sul quale ha anche pubblicato la storia di Amadou (nome di fantasia), una delle tante che di solito le Organizzazioni non governative propagandano al momento dell’attracco, cercando di far leva sui buonisti (l’inchiesta sulla Iuventa ha svelato che i racconti dei viaggiatori sarebbero stati usati soprattutto con la finalità di stimolare le donazioni). E questo è il racconto: il giovane ha 17 anni ed è uno dei 48 minori non accompagnati tirati a bordo al largo della Libia nei giorni scorsi. «Sono arrivato in Libia a 12 anni, dopo il divorzio dei miei genitori. Non c’è posto per me a casa, in Guinea Conakry», avrebbe detto Amadou ai volontari dell’Ong, rivelando anche di essere stato per tre volte in centri di detenzione e di aver cercato di fuggire via mare quattro volte. Gli attivisti di Sos Mediterranée devono aver ritenuto la storia di Amadou la più toccante tra quelle dei 92 passeggeri (60 di nazionalità somala, mentre la restante parte proviene da Egitto, Sudan, Ghana, Nigeria, Camerun e Guinea). Dopo le operazioni d’identificazione e i controlli sanitari, sono stati tutti smistati nei centri di accoglienza (più della metà è stata destinata a Taranto). Le operazioni sono state coordinate dalla prefettura di Salerno. E con i 92 della Ocean Viking sono 28.034 gli approdi dall’inizio dell’anno, 3.038 sono i minori non accompagnati. Un dato che è in continuo aggiornamento e che è più che quadruplicato rispetto ai 6.832 arrivi che si registrarono nello stesso periodo del 2022. In testa alla classifica dell’accoglienza c’è ormai da tempo la Lombardia, che ospita il 12 per cento di tutti gli sbarcati: 13.137. Seguita dall’Emilia Romagna con il 10 per cento (11.118) e dal Piemonte con il 9 per cento (10.003). La strategia di alleggerimento dei centri d’accoglienza siciliani messa in atto dal ministro Matteo Piantedosi sta dimostrando di funzionare. In questo momento la Sicilia ospita l’8 per cento degli sbarcati (era arrivata all’11 per cento in passato), ovvero 9.228 persone.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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