2024-09-30
Rossano Sasso: «L’Arcigay resterà fuori dalla scuola»
Rossano Sasso (Imagoeconomica)
Il leghista della risoluzione anti gender in classe: «Non sono contro l’educazione sessuale, ma non devono farla gli esponenti del mondo Lgbt. Ho sottoposto al ministro la questione del laboratorio per bambini trans».Rossano Sasso, leggo la sua bio sul social X: «Padre e insegnante. Deputato Lega che si batte per una scuola migliore». Però nel frattempo - secondo l’Arcigay - lei avrebbe leso i diritti della comunità Lgbtq. Forse dimentico qualche lettera. Ho capito male?«Purtroppo, no. Proprio così. Hanno detto che sarei cultore della pedagogia nera. Sarà una nuova corrente di pensiero dei pedagogisti. Che ne so. E sì che io ho alle spalle studi di pedagogia. Ma la cosa più drammatica - non solo per loro ma anche per autorevoli esponenti politici, sindacalisti e suoi celebri colleghi - è che hanno commesso un grosso errore».Ovverosia? «Non si sono letti la risoluzione della Lega approvata dalla commissione Cultura della Camera. Questa impegna il governo a “favorire il dibattito con i soggetti interessati in merito all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole”. Quindi non si nega la partecipazione a nessuno. Fissiamo semplicemente dei paletti» Cioè? «Che non si trascenda in quella che noi definiamo ideologia gender. E qui apriti cielo! Hanno detto che la cultura gender non esiste e che me la sono inventata io. Ma io non mi sono inventato un bel niente. Sa qual è la prima volta che questa espressione entra in un documento ministeriale?». No! «Circolare del ministero dell’Istruzione n. 1972 del 2015. Governo Renzi. Si stabiliva che nell’ambito dell’educazione alle relazioni non si doveva fare alcun riferimento ad elementi riconducibili alla cosiddetta ideologia gender. Cioè i primi a citarla ufficialmente sono stati i piddini. Ovviamente in una prospettiva culturale diversa dalla nostra. Io mi sono spinto oltre, e non in un documento della Camera ma in una comunicazione. Ho definito l’ideologia gender come la volontà di influenzare a tutti i costi i nostri ragazzi fin dal primo ciclo delle elementari con insegnamenti finalizzati al superamento del binarismo sessuale, alla decostruzione degli stereotipi di genere (cioè laboratori in cui i bambini devono indossare le gonne) etc. Tutte vicende che negli ultimi anni si sono verificate spesso e volentieri. Per non parlare della “carriera alias” (consentire alle persone transessuali di usare un nome diverso da quello ufficiale, ndr) che alcuni dirigenti e professori ideologizzati hanno proposto in scuole dove però non c’era alcun alunno in transizione. Oppure i bagni gender free o le circolari scolastiche con gli asterischi e con i pronomi “neutri”. Tutelare le persone con disforia di genere, è più che giusto ed opportuno. Ma non può essere un professore -magari con la tessera dell’Arcigay in tasca- a sostituirsi all’autorità giudiziaria e a quella sanitaria. Anche la Corte costituzionale ha ribadito questo concetto, pur denunciando il vuoto normativo e quindi invitando i legislatori ad intervenire in tal senso». Ho capito. Lei è contrario all’educazione sessuale a scuola!«Tutt’altro. Da insegnante ritengo che abbia un senso se fatta ad alunni a partire dai 12-13 anni ed affrontando temi quali gravidanze indesiderate o prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Non certo a bambini di cinque anni e magari chiamando a testimoniare esponenti di Pd o Arcigay. E voglio pensare che siano volontari e non ci sia neppure un euro speso con soldi destinati ai progetti delle scuole. Sa cosa mi hanno risposto in una delle tante scaramucce social quando ho detto ai miei interlocutori: “va bene queste cose fatele nelle vostre sedi dell’Arcigay”»?No! «“Eh ma così non ci viene nessuno”. Vogliono cioè sfruttare la frequenza scolastica per fare propaganda. Immagini la situazione a parti invertite. Con un governo di centrosinistra, associazioni di destra che vanno in classe ad attaccarlo. Le dirò che molti insegnanti silenziosi - fino a ieri per quieto vivere, anche perché in quel mondo la sinistra detta ancora legge - ci stanno ringraziando in privato. Sono sempre di più».Rimane comunque che un percorso di transizione di genere fatto coi farmaci ha delle ricadute sulla salute del bambino…«È un tema drammatico. Consideri il bombardamento ideologico; con gli influencer e gli opinion maker che dicono quanto sia bella la fluidità oppure come sia brutto essere rinchiusi nel recinto della sessualità decisa dalla nascita. Mettici l’insegnate che ti dice “ma sei sicuro di volerti chiamare Fabio e non Patrizia?”. O il rapper figo che si mette lo smalto alle unghie. Un’operazione commerciale ma anche di propaganda. Vogliono piegare l’educazione non a dei diritti ma a dei capricci».Dal bombardamento mediatico a quello ormonale è un attimo! Non si è liberi di decidere se vaccinarsi o meno. Ma di cambiare sesso sì.«Ho testimonianze di adolescenti in crisi di identità, come spesso capita, che si sono pentiti una volta iniziato il doloroso percorso».Una cosa sono le proteste. E queste ci stanno, per carità. Ma l’Università di Roma Tre ha addirittura organizzato, giorni fa, il laboratorio per bambini trans o gender creative. Un vero lavaggio del cervello istituzionalizzato. L’apologia del cambiamento di genere.«Ho depositato un'interrogazione parlamentare al ministro di un governo che è il mio. E mi riservo di fare una valutazione compiuta quando avrò tutte le informazioni. Purtroppo, non è la prima volta che accade. Nell’ambito della sacrosanta autonomia dell’insegnamento si travalicano spesso dei confini. Ci sono notizie di collaborazioni tra gli uffici Asl e le scuole, segnatamente in regioni come Emilia-Romagna e Toscana, dove si sponsorizzano momenti di formazione per insegnanti che devono avere a che fare con bambini trans di cinque o sei anni. Quando ero sottosegretario all’Istruzione nel precedente governo di unità nazionale sono riuscito a bloccare qualcosa che stava per succedere nella regione Lazio presieduta da Zingaretti. Un’organizzazione che teneva corsi gender free su bambini trans con il patrocinio del ministero dell’Istruzione. Ho chiesto l’applicazione della circolare 1972/2015. Siamo di fronte ad un esercito ideologizzato che prova a mettere le mani sulla scuola. Un mondo dove ci stanno sette milioni di potenziali fruitori. Il punto è che la famiglia deve essere la prima sentinella contro ciò che succede fuori. Qualsiasi tema si voglia affrontare deve essere stabilito in anticipo in un patto di corresponsabilità che coinvolge istituzioni scolastiche e famiglie. Fino a diciotto anni i genitori hanno il diritto ed il dovere di decidere per i propri figli».Più loro dello Stato, è sicuro!«Alle elementari i genitori seguono i figli. Alle medie già un po’ meno. Alle superiori basta che mi porti la pagella. Invece le famiglie devono conoscere fin dall’inizio l’offerta formativa ed in caso di disaccordo pretendere attività alternative». Peraltro, nell’iniziativa dell’Università Roma Tre provano - con un’operazione di sfacciata propaganda - ad associare il nome della povera Montessori a questa roba. «Possono citare don Milani, la Montessori o Freud perché il loro intento è quello di orientare la ricerca in un certo modo. Ma non mi basta che non si spendano soldi pubblici per questa roba. Non deve esserci proprio il patrocinio delle più alte istituzioni». Le ultime innovazioni proposte dal ministro Valditara sono un reazionario salto all’indietro?«“Manganellatori che rifilano olio di ricino” è uno degli epiteti che mi hanno rivolto. Patetici. In verità è un semplice ripristino di equilibrio e di buon senso all’interno delle istituzioni scolastiche. Il voto in condotta c’è sempre stato, ai nostri tempi si veniva bocciati col sette. Oggi con il cinque. Se prendi sei, ti rendi utile alla collettività con progetti di cittadinanza solidale. Col sette, vieni rimandato a settembre e dimostri, con un elaborato, di aver maturato cambiamenti. Un docente universitario dottoreggiava sulla differenza tra autorevolezza e autoritarismo. Gli ho ricordato sommessamente che la democrazia si basa sul rispetto delle regole e dell’autorità. Altrimenti sarebbe anarchia. Se uno entrasse in casa di quell’insegnante, e spaccasse un televisore, forse non vorrebbe che quel comportamento venisse sanzionato? Ai giovani dico di non accettare di stare zitti, buoni e omologati al pensiero unico».Nel nome della massima libertà, a sinistra si sdogana l’autoritarismo. Ma quello vero. Soggiogati al pensiero unico.«Flaiano diceva che non c’è peggior fascista degli antifascisti. Lo dico io che sono stato insultato in almeno 40 piazze italiane, colpevole di non pensarla come loro. La legge - che porta il mio nome e di cui mi onoro - inasprisce le pene per chi usa violenza contro un’insegnante. Sono disposizioni che tutelano la dignità e l’autorevolezza del corpo docente. Una volta il professore era ai vertici della scala sociale. L’architrave della democrazia. Il figlio dell’operaio grazie ad un buon insegnante può affermarsi. Quello del professore è un mestiere importantissimo poiché amministra un capitale fondamentale, un capitale oggi invisibile, il nostro futuro, i nostri ragazzi. Noi diciamo che chi tocca un docente, tocca lo Stato. Dignità e autorevolezza passano non solo dalla retribuzione».Una scusa per pagare poco gli insegnanti, ho capito!«Vorrei aumentare lo stipendio a tutti e subito, ma bisogna fare letteralmente i conti. Mentre noi l’anno scorso abbiamo rinnovato il contratto grazie al ministro Valditara con aumenti di stipendio, nonostante le ristrettezze economiche causate da reddito di cittadinanza e Superbonus, il governo Letta del Pd nel 2013 bloccava gli scatti stipendiali agli insegnanti. E nel 2020 il governo giallorosso sperperava centinaia di milioni di euro con gli inutili banchi a rotelle».
Giorgia Meloni e Donald Trump (Getty Images)
il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi (Ansa)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa del 14 ottobre con Flaminia Camilletti