Solamente lo 0,15% dei cittadini ha ricevuto la seconda dose del siero Pfizer, cioè un italiano su 637. Dopo i ritardi nelle consegne, Francesco Boccia ha messo le mani avanti: «L'immunità di gregge slitta di mesi». Ma continuando così, a conti fatti, servirebbero 53 anni.Fino all'altro giorno il governo si pavoneggiava mostrando le classifiche in cui l'Italia stava ai primi posti nelle vaccinazioni anti Covid. In realtà, come si è capito dopo che Pzifer ha annunciato la riduzione delle forniture, non c'era alcuna ragione per vantarsi, in quanto i numeri portati ad esempio non significavano nulla. Il successo italiano di cui Giuseppe Conte e compagni andavano fieri è infatti costruito sul niente, anzi su un grande equivoco, e per rendersene conto è sufficiente controllare numeri e percentuali pubblicati sul sito del ministero della Salute. La cifra ufficiale dei vaccinati ieri risultava di poco inferiore a 1,4 milioni di persone e questo, secondo la narrazione dell'esecutivo, ci dovrebbe collocare ai vertici della campagna vaccinale europea contro il coronavirus. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché il risvolto della percentuale resa nota dal ministero è costituito dal numero di persone che sono state sottoposte alla seconda inoculazione. Come è noto, il vaccino Pfizer richiede due iniezioni, la seconda delle quali a una ventina di giorni dalla prima perché, come ha chiarito il presidente dell'Agenzia Italiana del farmaco, il virologo Giorgio Palù, altrimenti la copertura del vaccino non è assicurata. Chiarito questo, occorre dunque domandarsi quanti siano gli italiani che possono essere realmente considerati immuni al Covid in quanto vaccinati. La risposta, anche in questo caso, sta sul sito del ministero della Salute ma è assai meno pubblicizzata del numero di italiani vaccinati a metà: poco meno di 94.000 persone, che, in termini percentuali, significa lo 0,15% circa della popolazione. In pratica, allo stato attuale, a fronte di un italiano vaccinato ce ne sono 637 che sperano di esserlo. Considerato che il risultato conseguito è stato raggiunto dopo circa un mese di campagna vaccinale (le prime fiale come è noto sono arrivate in Italia il 27 dicembre), di questo passo, per completare il piano e ottenere l'immunità di gregge fra le persone, saranno necessari 53 anni. Il calcolo è semplice: se in un mese siamo riusciti a vaccinare in modo definitivo una sola persona su 638, significa che ne renderemo immuni 12 l'anno e per raggiungere il 100% dei 637 che restano servono 53 anni. Se poi invece abbiamo intenzione di accontentarci di un'immunità di gregge al 70%, vale a dire che ci si accontenta di vaccinare il 70% della popolazione, beh, allora in questo caso in 37 anni dovremmo farcela.Lo so che vi ho stordito di percentuali e che le mie ipotesi appaiono assurde e probabilmente lo sono, ma semplicemente mi sono limitato a fare qualche calcolo e la mia non è ideologia, ma aritmetica. Siccome sono stanco di sentire promesse assurde e anche proclami roboanti, ho deciso di smontare le tesi di alcuni nostri politici, i quali assicuravano fino a ieri che entro l'autunno tutti gli italiani o quasi sarebbero stati vaccinati. Ecco, tutto ciò non corrisponde al vero, in quanto per immunizzare il 70% dei cittadini sarebbe necessario inoculare ogni giorno il farmaco a più di 150.000 persone. Anche qui non si tratta di opinioni, ma di divisioni. Gli italiani sono 60 milioni e il 70% corrisponde a 42 milioni. Da qui a fine ottobre ci sono circa 270 giorni, e 42 milioni divisi per i prossimi nove mesi dà come risultato 155.000 circa. In pratica, entro il 31 ottobre, sabati, domeniche, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, primo maggio e Ferragosto, cioè ogni giorno che Dio manda in terra, negli ospedali si dovrebbero vaccinare 155.000 persone. Ora, fate conto che nelle scorse settimane, quando il governo spingeva perché le inoculazioni fossero fatte alla velocità di Speedy Gonzalez, al massimo si è toccata quota 80.000 e che sabato invece si è scesi a 27.000. Dunque, bastano due semplici conti per capire che i numeri promessi dal governo al momento non sono credibili. Di questo passo, al massimo sarà possibile vaccinare 14 milioni di persone, ma senza saltare un giorno, cioè cancellando le vacanze e immaginando che i centri vaccinali funzionino a pieno ritmo. Occhio poi, questi sono conti fatti immaginando una sola iniezione. Ma siccome il vaccino della Pfizer ne richiede due, le cose si complicano e i numeri pure. Questi conti della serva, che evidentemente i nostri politici non sono in grado di fare perché altrimenti non racconterebbero quotidianamente balle, non tengono poi conto dei presunti tagli alle forniture di Pfizer, perché se ci mettiamo anche quelli i tempi si allungano. In breve, si capisce perché ieri Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, ha messo le mani avanti, dicendo che per l'immunità di gregge servirà qualche mese di più. Il problema è che quella di Boccia è una mezza verità, in quanto di questo passo non serviranno due o tre mesi in più, ma alcune decine di anni. A meno che San Giuseppi faccia un miracolo, moltiplicando siringhe e vaccini. Ma visto che non gli riesce di moltiplicare neppure i senatori della maggioranza, qualche dubbio ce l'ho.
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L’episodio è avvenuto a Lucca: la donna alla guida del bus è stata malmenata da baby ubriachi: «Temo la vendetta di quelle belve».
Città sempre più in balia delle bande di stranieri. È la cronaca delle ultime ore a confermare quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: non sono solamente le grandi metropoli a dover fare i conti con l’ondata di insicurezza provocata da maranza e soci. Il terrore causato dalle bande di giovanissimi delinquenti di origine straniera ormai è di casa anche nei centri medio-piccoli.
Quanto accaduto a Lucca ne è un esempio: due minorenni di origine straniera hanno aggredito la conducente di un autobus di linea di Autolinee toscane. I due malviventi sono sì naturalizzati italiani ma in passato erano già diventati tristemente noti per essere stati fermati come autori di un accoltellamento sempre nella città toscana. Mica male come spottone per la politica di accoglienza sfrenata propagandata a destra e a manca da certa sinistra.
Zohran Mamdani (Ansa)
Le battaglie ideologiche fondamentali per spostare i voti alle elezioni. Green e woke usati per arruolare i giovani, che puntano a vivere le loro esistenze in vacanza nelle metropoli. Ma il sistema non può reggere.
Uno degli aspetti più evidenti dell’instaurazione dei due mondi sta nella polarizzazione elettorale tra le metropoli e le aree suburbane, tra quelle che in Italia si definiscono «città» e «provincia». Questa riflessione è ben chiara agli specialisti da anni, rappresenta un fattore determinante per impostare ogni campagna elettorale almeno negli ultimi vent’anni, ed è indice di una divisione sociale, culturale ed antropologica realmente decisiva.
Il fatto che a New York abbia vinto le elezioni per la carica di sindaco un musulmano nato in Uganda, di origini iraniane, marxista dichiarato, che qualche mese fa ha fatto comizi nei quali auspicava il «superamento della proprietà privata» e sosteneva che la violenza in sé non esista ma sia sempre un «costrutto sociale», così come il genere sessuale, ha aperto un dibattito interno alla Sinistra.
Jean-Eudes Gannat
L’attivista francese Jean-Eudes Gannat: «È bastato documentare lo scempio della mia città, con gli afghani che chiedono l’elemosina. La polizia mi ha trattenuto, mia moglie è stata interrogata. Dietro la denuncia ci sono i servizi sociali. Il procuratore? Odia la destra».
Jean-Eudes Gannat è un attivista e giornalista francese piuttosto noto in patria. Nei giorni scorsi è stato fermato dalla polizia e tenuto per 48 ore in custodia. E per aver fatto che cosa? Per aver pubblicato un video su TikTok in cui filmava alcuni immigrati fuori da un supermercato della sua città.
«Quello che mi è successo è piuttosto sorprendente, direi persino incredibile», ci racconta. «Martedì sera ho fatto un video in cui passavo davanti a un gruppo di migranti afghani che si trovano nella città dove sono cresciuto. Sono lì da alcuni anni, e ogni sera, vestiti in abiti tradizionali, stanno per strada a chiedere l’elemosina; non si capisce bene cosa facciano.
Emanuele Orsini (Ansa)
Dopo aver proposto di ridurre le sovvenzioni da 6,3 a 2,5 miliardi per Transizione 5.0., Viale dell’Astronomia lamenta la fine dei finanziamenti. Assolombarda: «Segnale deludente la comunicazione improvvisa».
Confindustria piange sui fondi che aveva chiesto lei di tagliare? La domanda sorge spontanea dopo l’ennesimo ribaltamento di fronte sul piano Transizione 5.0, la misura con dote iniziale da 6,3 miliardi di euro pensata per accompagnare le imprese nella doppia rivoluzione digitale ed energetica. Dopo mesi di lamentele sulla difficoltà di accesso allo strumento e sul rischio di scarse adesioni, lo strumento è riuscito nel più classico dei colpi di scena: i fondi sono finiti. E subito gli industriali, che fino a ieri lo giudicavano un fallimento, oggi denunciano «forte preoccupazione» e chiedono di «tutelare chi è rimasto in lista d’attesa».






