2018-03-27
«Il vento è girato, l’Europa lo accetti: minacce e diktat non attaccano più»
Parla l'economista Giulio Sapelli: «Finanziare la crescita con il debito si può. Il voto ha detto che la sudditanza all'Ue è finita: rinegoziamo i trattati». «L'Europa ci ha usati come fossimo una colonia. Finisce che ci salveranno la nuova classe politica e il vecchio Donald Trump». Il professor Giulio Sapelli è allegro, avverte una temperatura finalmente mite in questa primavera post elettorale e ritiene che sia arrivato il momento di aprire le finestre. La rivoluzione del 4 marzo gli piace. Docente di Storia economica ed Economia politica all'Università Statale di Milano, membro dell'International board dell'Ocse, autore di pietre miliari come Modernizzazione senza sviluppo e Dove va il mondo?, a 71 anni riteneva di non doversi più meravigliare di nulla. Invece Matteo Salvini e Luigi Di Maio lo stanno sorprendendo.Perché?«Dicono con serietà che bisogna rinegoziare i trattati europei. Parlano da statisti e non da populisti. Mi hanno colpito favorevolmente, soprattutto Salvini. Auguro loro la miglior fortuna per il bene di un Paese che sta uscendo da un lungo inverno».Per la verità lo sconfittismo italiano sta tornando. Si parla di Def, di 20 miliardi per l'Europa, della lunga ombra di Carlo Cottarelli. «È già ricominciata la pressione disfattista, si prefigurano scenari apocalittici soprattutto da parte del Pd sconfitto e da personaggi come Enrico Letta, che vive all'estero e fa il tifo per altri Paesi. Gli ultimi governi non hanno fatto gli interessi dell'Italia, ma dell'Europa deflazionista che ci ha utilizzato come si utilizzavano le colonie. L'aria è cambiata, non solo da noi».Il tre per cento di deficit non si può sforare e la clausola di salvaguardia (per evitare l'aumento dell'Iva) non si può abbattere. Come si abbassano le tasse?«Nessuno ha ancora inserito nella Costituzione italiana un articolo nel quale si prevede l'obbligo dell'avanzo primario. Nella Carta non c'è scritto che non si può fare debito per finanziare una crescita vera. L'Europa va avanti a diktat, ma questo è negativo per tutti. La stagione delle troike e delle minacce è finita». Da cosa trae la certezza?«C'è una giovane classe politica che dice: bisogna rinegoziare i trattati. Fare esattamente come ha fatto il Portogallo con un governo di sinistra, badi bene. Bruxelles gli aveva imposto rigore, rigore, rigore. A Lisbona non hanno tagliato le pensioni, hanno tirato dritto e adesso il Paese è di nuovo in ripresa. I portoghesi hanno lo storico appoggio dell'Inghilterra, videro di buon occhio la Brexit. Davanti ai nostri no gli euroburocrati reagiranno e noi dovremo trovare buone sponde».Quali potrebbero essere, per liberarci dal pressing?«Dovremmo avvalerci del lavoro di Donald Trump sullo scacchiere mondiale. Il presidente americano è all'attacco della deflazione tedesca che ha fatto molto male all'America e all'Europa. E si prepara a imbastire una guerra commerciale con la Cina. Il legame atlantico deve tornare fondamentale in politica, non solo in economia. Gli Stati Uniti potrebbero aiutarci ad ottenere riforme che interessano a noi prima che all'Europa. Barack Obama era mosso da un unico interesse, quello della finanza. Oggi alla Casa bianca c'è un signore fatto a modo suo che ha rimesso al centro l'industria con i suoi fondamentali: esistono gli operai, esiste la produzione». Dobbiamo credere possibile una sterzata nei rapporti con Bruxelles?«È sbagliato andare avanti col pilota automatico. Abbiamo votato, c'è una nuova maggioranza e ci saranno nuove leggi. L'Europa deve capirlo. Glielo spiegherà bene Antonio Tajani, che è il presidente del Parlamento europeo».Perché è così ottimista su Movimento 5 stelle e Lega?«Perché hanno freschezza di età e di idee. Devono muoversi con accortezza e dire: rinegoziamo i trattati e facciamolo per il supremo interesse nazionale. Dobbiamo abbandonare l'idea impersonale di nazione e tornare all'idea di patria. Dev'essere l'Europa delle patrie; un concetto né di destra, né di sinistra, ma inclusivo. Se si lavora sui temi, il consenso può essere trasversale e abbracciare persino la sinistra». Da sinistra arriva una pioggia di critiche. Sono tutte immotivate?«Scusi, ma ha visto all'opera Marianna Madia o Franco Bassanini? Hanno distrutto la pubblica amministrazione. Peggio degli ultimi governi di centrosinistra non si può fare. Poi sento la critica che Salvini e Di Maio non hanno mai lavorato. Perché, Renzi ha mai lavorato? Io sono della Prima repubblica, quindi fuori gioco. Ma se penso a Pierluigi Bersani e Mario Monti mi vengono i brividi. Il governo Monti ci ha distrutto».Però dicono che questa nouvelle vague non ha alcuna esperienza.«Sono ottimista e sono per la democrazia parlamentare, questa ventata può essere salvifica. Ho conosciuto i ragazzi del Movimento 5 stelle, mi sembrano in gamba. E poi ho fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di educare. Quanto a Salvini, fu mio allievo all'università ed era uno studente brillante. Si ricorda ancora il corso che tenni su Adriano Olivetti. Un altro che sarebbe favorevole a questo vento di primavera».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)