2025-04-05
Sanremo, respinta la sospensiva Rai
Il Consiglio di Stato non congela il verdetto del Tar della Liguria sull’illegittimità dell’affidamento diretto del Festival a viale Mazzini. Udienza di merito il 22 maggio.Il principio stabilito dai giudici amministrativi rispetto al possibile passaggio di mano, dal 2026, del Festival di Sanremo è stato riconosciuto anche nel secondo grado di giudizio. Il Consiglio di Stato, infatti, ieri ha respinto la richiesta della Rai di congelare il verdetto del Tar Liguria che aveva dichiarato illegittimo l’affidamento diretto del marchio «Festival della canzone italiana». Una sconfitta pesante per Viale Mazzini, che sperava di guadagnare tempo e blindare il suo dominio sulla kermesse.Nulla di fatto: la situazione resta invariata fino al 22 maggio, quando verrà discusso l’appello nel merito. Per decenni il Comune di Sanremo ha consegnato il Festival alla Rai su un piatto d’argento, senza gare, senza concorrenti. Un’abitudine cementata nel tempo che, secondo la giustizia amministrativa, deve finire. Dal 2026, il Festival dovrà passare attraverso un bando pubblico, aperto a tutti gli operatori del settore. E a nulla sono serviti i ricorsi di Mamma Rai e del Comune di Sanremo: «Nessuna sospensione dell’efficacia della sentenza», affermano ora i giudici, «ritenuto che la già intervenuta fissazione dell’udienza di merito per il prossimo 22 maggio 2025 escluda ragioni di periculum in mora tali da giustificare l’adozione della misura cautelare richiesta». A innescare la miccia è stata Just entertainment, un’etichetta discografica indipendente, guidata da Sergio Cerruti, già presidente dell’Associazione dei fonografici ed ex vicepresidente di Confindustria cultura, che aveva chiesto di poter competere.Il Comune aveva fatto finta di niente. Ma Just Entertainment non si è fermata e ha impugnato l’assegnazione diretta alla Rai. Il Tar ha stabilito il principio dirompente: un marchio pubblico come Sanremo non può essere gestito senza passare per un bando. La Rai aveva provato a minimizzare: «Il Tar ha giudicato irregolari solo le delibere comunali sul marchio, non c’è rischio che il Festival finisca in mano a terzi». Ma la sentenza racconta un’altra storia: dal 2026, il Comune non potrà più concedere il marchio senza gara. Cancellando così il monopolio consolidato.La partita è esplosiva. La Rai sostiene di possedere i diritti sul format del Festival e che questo le garantirebbe comunque il controllo dell’evento. «I diritti di utilizzazione economica del format», secondo viale Mazzini, «non discenderebbero dalla concessione del marchio da parte del Comune. La combinazione del format (di cui sarebbe titolare Rai) e del marchio (di cui è titolare il Comune) darebbe vita a una comunione del diritto di proprietà sul format. Ne conseguirebbe l’impossibilità di associare il marchio a un format diverso». Ma il Tar ha smontato questa pretesa: «Le argomentazioni della Rai non possono essere condivise. La tesi muove da un presupposto non più attuale». Il marchio e il format, per i giudici, sono due cose diverse e il primo può essere ceduto a chiunque vinca la gara. Se la Rai vuole continuare a organizzare Sanremo, dovrà mettersi in fila. «Opinare diversamente, aderendo alle argomentazioni della Rai», spiegano i giudici, «renderebbe inutile la registrazione del marchio da parte del Comune. Se, come sostiene la Rai, il marchio non potesse che essere associato al format, nell’ipotesi in cui la Rai dovesse, per qualsivoglia ragione, decidere di non organizzare più il Festival, il Comune si ritroverebbe nell’impossibilità di sfruttare economicamente il marchio».Per l’ultima parola bisognerà attendere il 22 maggio. Se il principio della concorrenza verrà confermato, il Festival, dopo oltre 70 anni, potrebbe cambiare proprietario e persino emittente.