2025-10-21
Il metodo «Squadretta» con i politici. «Soffiate e blitz per dettare legge»
Dalle carte di Clean 2 emerge che i carabinieri «infedeli» vicini all’ex procuratore Mario Venditti avrebbero indirizzato secondo il proprio tornaconto alcune operazioni legate a cantieri pubblici. Una riguarda il Policlinico San Matteo.Dal fascicolo Clean 2 emergono anche le relazioni politiche della «Squadretta» di sbirri che ruotava attorno all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, indagato a Brescia per corruzione in atti giudiziari in relazione all’archiviazione della posizione di Andrea Sempio per l’omicidio di Garlasco nel 2017.È tra Pavia e San Genesio che si sarebbe consumata una delle vicende più controverse. Il protagonista è il brigadiere Daniele Ziri, in servizio al Nucleo ispettorato del lavoro dell’Arma. Il 27 aprile 2023, nella sede della prefettura, si riunisce la cabina di regia interforze antimafia. Vengono disposti dei controlli nei cantieri pubblici della provincia. Tra i siti da verificare c’è quello della scuola elementare di San Genesio. La data fissata è tra il 10 e il 12 maggio. Ma sei giorni prima, ovvero il 4 maggio, il brigadiere Ziri si presenta nel cantiere, «in assenza di delega», sottolineano gli investigatori. Le celle telefoniche lo collocano sul posto tra le 8.14 e le 11.10. Un’informativa della Guardia di finanza ricostruisce le motivazioni che si nasconderebbero dietro a quel blitz di Ziri: avrebbe «preventivamente avvertito i responsabili della sicurezza» per «evitare conseguenze peggiori nel caso di un controllo interforze».La sicurezza del cantiere era stata affidata alla Civiling Lab Srl, una società che per la Guardia di finanza sarebbe «riconducibile all’ex europarlamentare Angelo Ciocca (titolare anche dello studio di progettazione Stc, ndr)», ex europarlamentare leghista in rotta con il suo partito, è stato prima condannato e poi assolto per la Rimborsopoli regionale, mentre nel 2025 la Procura di Pavia lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di istigazione alla corruzione. Le intercettazioni documenterebbero il contatto diretto con l’ingegnere Giulio Di Bartolo, legale rappresentante della Civiling Lab: «Mi hai chiamato proprio mentre ero di fronte a Ziri!». All’altro capo del telefono c’è il maresciallo dei carabinieri Antonio Scoppetta, condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi per stalking e corruzione. La risposta è: «Minchia!». Scoppetta appare sorpreso. E chiede: «Ma è venuto in ufficio da te?». Di Bartolo precisa subito: «No, no, da Stc, Angelo me lo ha presentato». Una frase che sembra essere sufficiente a collegare il militare al circuito politico-imprenditoriale locale. Una conferma è arrivata successivamente da uno degli indagati, il costruttore Carlo Primo Boiocchi. «Ho contattato Ziri dopo la richiesta dei carichi pendenti, che mi aveva molto preoccupato e quindi volevo confrontarmi con lui su cosa stesse succedendo e se avesse informazioni a riguardo».Il passaggio successivo deve essere apparso agli inquirenti come una sorta di cartina al tornasole: «Mi ha detto che non sapeva niente ma mi era parso preoccupato, perché diceva che c’era tensione all’interno del “sistema”, giravano voci che stesse per succedere qualcosa a San Genesio». È a questo punto che gli inquirenti cercano di capire meglio cosa intendeva l’imprenditore con la parola «sistema»: «Intendo tutto quello che girava intorno a loro, cioè a Scoppetta, a Ziri, a Ciocca». E tutto riporta al controllo al cantiere della scuola: «Quando c’è stato il controllo alla scuola di San Genesio», ricorda Boiocchi, «ho letto su Luce Pavese (blog che riportava notizie di ambito locale, ndr) che, fatto il controllo, Ziri è andato in Stc a redigere il verbale. Io già sapevo che sia Scoppetta sia Ziri erano amici di Ciocca e per me quella è stata una conferma». Nelle stesse carte gli inquirenti allargano lo sguardo oltre il singolo episodio: «La rete dei contatti tra gli esponenti delle pubbliche amministrazioni coinvolte, nonché del mondo politico e imprenditoriale, rende gli accertamenti particolarmente complessi».Relazioni che, secondo chi indaga, sarebbero state in grado «di indirizzare e influenzare i procedimenti amministrativi dell’area di San Genesio e non solo». Il quadro dei presunti legami con la politica avrebbe trovato un ulteriore riscontro nelle sommarie informazioni rese dal carabiniere Pietro Picone. Alla domanda se avesse notato politici nell’ufficio dell’ex maggiore Maurizio Pappalardo risponde: «Sì, ricordo l’onorevole Mura, ma non so altro». E Roberto Mura, già senatore e consigliere regionale, è stato, coincidenza, per due volte sindaco di San Genesio.Ma ci sarebbe un altro filone investigativo a confermare il legame con la politica. Si tratta di una delle inchieste più delicate della pandemia, quella sul Policlinico San Matteo che oggi, stando alle notizie diffuse ieri da alcuni media, sarebbe al centro di una nuova indagine. Secondo la Procura di Brescia, che indaga su Venditti e sul suo ex sostituto Paolo Mazza, quell’indagine del 2020 sarebbe stata usata come un’arma impropria per favorire un circuito di interessi. In pieno Covid, Venditti e Mazza indagarono per peculato e turbativa i vertici dell’ospedale, a partire dal presidente Alessandro Venturi, e ordinarono alla polizia giudiziaria di sequestrare il telefono del governatore lombardo Attilio Fontana e del suo assessore alla Sanità, Giulio Gallera. Quell’inchiesta finì nel nulla, ma oggi Brescia sembra voler capire perché fu avviata. Il procuratore capo Francesco Prete e il pm Claudia Moregola (la stessa che ipotizza a carico di Venditti la corruzione in atti giudiziari per Garlasco) avrebbero già sentito Fontana come persona informata sui fatti.Dalle testimonianze emergerebbe che la spinta iniziale all’inchiesta sarebbe partita da un grumo di potere locale interessato a prendere il controllo dell’ospedale. Il presidente Venturi, ritenuto «non avvicinabile», sarebbe stato oggetto di pressioni e, dopo l’apertura dell’indagine, avvertito che il suo telefono era sotto controllo. A informarlo, riporta la stampa, sarebbe stata Elena Galati, capo del personale del San Matteo e moglie del procuratore Venditti. Sarebbe comparso anche il nome di Pappalardo, che avrebbe puntato alla gestione della sicurezza dell’ospedale. Tre anni dopo, però, sarà lo stesso Mazza a chiudere il caso chiedendo l’assoluzione piena degli indagati.
(Ansa)
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