2025-10-21
Meloni difende il Made in Italy, il Pd s’infuria
Trump pubblica sui social un video dove si spiega che la Meloni sta trattando con gli Usa sui dazi. Palazzo Chigi: «Stiamo cercando di evitare le tariffe sulla pasta». Era quello che i dem le rimproveravano di non fare. Ma ora cambiano idea e la attaccano. Premessa: gli account «Maga» sono una miriade di profili social che rilanciano contenuti a favore di Donald Trump e contro i suoi avversari politici. Giorgia Meloni è spesso e volentieri protagonista di questi post, elogiata per la sua azione politica e per la lealtà nei confronti degli Usa. I contenuti rilanciati da questi account sono essenziali: messaggi diretti e pochi fronzoli. Capita che lo stesso Trump, su Truth, rilanci un video pubblicato da un account «Maga», quello di tale LynneP, che sta per Lynne Patton: è una specie di servizio di un tg con le immagini della Meloni e una voce che legge un testo. «Giorgia Meloni», recita la didascalia al video, «sfida l’Unione europea e punta a un accordo commerciale diretto con Trump. Ottima mossa, Meloni. È una scelta intelligente». Il servizio dice anche che la Meloni sarebbe pronta a ridimensionare il sostegno all’Ucraina. Ora, che Trump sui social sia a dir poco esuberante e che le «notizie» rilanciate dagli account social di propaganda politica debbano sempre essere presi con le molle sono verità incontrovertibili: vero è pure, però, che al di là dei negoziati tra Usa e Europa sui dazi, giorni fa si è avuta notizia di una procedura aperta negli Stati Uniti nei confronti di alcune aziende italiane produttrici di pasta, che rischiano dazi superiori al 100%. Probabilmente a questo si riferiva il servizio tg rilanciato da Trump, che comunque, come è stranoto, non considera l’Ue una entità unica ma preferirebbe trattare con i singoli Stati. Al di là di tutto, inevitabile scatta la reazione scomposta del Pd: si muovono (o meglio, dettano comunicati) un po’ tutti, a partire dai capigruppo alla Camera e al Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. «La Meloni», attacca la Braga, «non può far finta di nulla. Deve chiarire da che parte sta l’Italia e se è destinata a essere l’avamposto di Trump per rompere il fronte europeo e indebolire definitivamente l’Unione europea che non è soltanto un sodalizio economico, ma anche e soprattutto un patto politico tra Stati che condividono valori, diritti e libertà». «Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump», incalza Boccia, «ha rilanciato su Truth un video in cui si afferma che l’Italia si accingerebbe a negoziare direttamente con gli Stati Uniti sui dazi e che il nostro Paese sarebbe interessato a ridimensionare il suo sostegno all’Ucraina. Vista l’importanza e la gravità di tali affermazioni è urgente che Giorgia Meloni ci dica se quanto detto corrisponde al vero. Servono parole chiare: il governo smentisca quelle parole e chiarisca, magari in Parlamento, da che parte sta l’Italia. Non sarebbe accettabile», aggiunge Boccia, «che il nostro Paese si isolasse ancora di più in Europa. Nel contesto internazionale c’è bisogno di una Unione europea forte e non di Paesi che, magari per lucrare qualche sconto economico, accettano la legge del più forte». Parole dure, quelle di B&B (Braga e Boccia), ma che suonano pretestuose: il Pd ha sempre sostenuto che sui dazi con gli Usa deve trattare la Ue (e infatti così è), poi si è lamentato che la Meloni non ha ottenuto un trattamento di favore nonostante l’amicizia con Trump (contraddicendosi) e ieri è tornato a sentenziare che con gli Usa deve trattare la Ue (ricontraddicendosi un’altra volta). La Verità ha appreso da fonti di Palazzo Chigi che, al di là della estrema aleatorietà di quel video, le trattative commerciali le conduce l’Unione europea, ma c’è un tema sui superdazi sulla pasta italiana che riguarda solo l’Italia, e dall’Italia va affrontato. «Abbiamo un dialogo in corso con gli Stati Uniti», ha spiegato il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, «per cercare di arrivare ancora di più a migliorare quello che è il sistema tariffario di import verso gli Stati Uniti, che oggi è al 15%. Altra questione, invece, è l’assistenza che stiamo dando alle aziende che sono coinvolte, come avviene da 20 anni a questa parte, in contenziosi legali nei quali si rischia un aumento delle tariffe che però non c’entrano niente con gli accordi di carattere commerciale». Pure fonti di Palazzo Chigi precisano che «le trattative commerciali, come noto, sono guidate dalla Commissione europea trattandosi di competenza esclusiva dell’Unione. È stata invece da tempo avviata un’interlocuzione bilaterale, che affianca l’azione della Commissione, sul tema dei dazi antidumping prospettati dal Dipartimento del Commercio nei confronti di alcuni produttori italiani di pasta». Concludiamo ricordando le parole di fuoco dello scorso 6 ottobre del responsabile economia del Pd, Antonio Misiani: «I dazi Usa del 107% contro la pasta sono una mazzata per i produttori italiani e un ricatto vero e proprio per spostare le produzioni oltreoceano. Non ha niente da dire in proposito Meloni, aspirante “pontiera” con il suo presunto amico Trump? Quando inizierà ad alzare la voce e a farsi rispettare?». Avete letto bene: Misiani chiedeva alla Meloni (non alla Ue) di muoversi con gli Usa, mentre ieri il Pd ha intimato alla premier di non fare un passo senza la Ue. Altro che pasta: i Dem sono i soliti pasticcioni.