2023-01-20
Sanremo 2023, parla Will: «Voglio rispettare la storia di questo palco. Studio per arrivare preparatissimo»
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Calciatore mancato (giocava nelle giovanili del Chievo), mezzo inglese da parte di madre, timido quanto basta per far innamorare le mamme italiane. Will, nome d’arte di William Busetti, 24 anni, debutta tra i big dell’Ariston. La sua canzone si chiama Stupido. Ha la faccia pulita di quelle che conquistano al primo sguardo. E nonostante il suo pezzo - lo ammette lui stesso - non sia tra i più forti in gara (lui tifa per Giorgia!), Will si presenta al suo primo Festival di Sanremo con onestà e voglia di fare bene. Un posto tra i big guadagnato con il successo di Estate, pezzo del 2020: disco di platino, 30 milioni di stream su Spotify, il brano, ispirato a Someone You Loved di Lewis Capaldi gli ha aperto prima le porte di Sanremo Giovani e poi l’ingresso tra i campioni. Lui resta umile ma ha le idee chiare su cosa sta andando a fare: “Voglio rispettare la storia musicale di questo palco incredibile arrivando il più preparato possibile. Il festival mi ha incanalato in tutte le buone abitudini del mondo: vado in palestra tutti i giorni e sto studiando come un matto, per me è importantissimo essere a posto con la voce”.Di cosa parla la tua canzone? «Delle stupidità che tutti facciamo e che sono legate all’amore, in qualche modo dettate dall’affetto. Gesti che si fanno quando le parole non bastano più. Stupido è un brano in cui tutti si possono ritrovare perché a ognuno di noi almeno una volta nella vita è capitato di sentirsi stupidi e di fare delle sciocchezze per amore».La solita canzone d’amore? «Ci soffermiamo sulle cose grandi ma la vera bellezza sta nei piccoli gesti che ci rendono felici, soprattutto nei rapporti umani. Credo che molte canzoni d’amore possano sembrare banali ma non lo sono perché l’amore è un sentimento semplice, riuscire a esprimerlo invece è difficile. E poi meglio cantare l’amore: in questi anni c’è tanto odio nella musica e non va bene, soprattutto perché parliamo ai ragazzi».Senti il peso della competizione? «Arrivo dallo sport, ho sempre giocato a calcio, e quindi sì, sento la gara. Sanremo è una competizione e si cercherà di fare il meglio. La classifica c’è, è inutile ignorarla, ma io non sono nella condizione di pensarci, mi concentro sul mio viaggio personale. Per il resto credo che siamo tutti sulla stessa barca: mi auguro di conoscere gli artisti e di rubacchiare qualcosa da ognuno di loro». Per la serata delle cover ci racconti qualcosa? «Non posso dire nulla ma sono molto fiero ed emozionato della scelta finale. Credo che l’esibizione potrebbe piacere a tante persone».Se arrivassi ultimo come la prenderesti? «Andrebbe bene, ultimamente è un posto ambito…». Il 3 maggio maggio partirà il tuo primo tour nel club. «Non vedo l’ora, la dimensione live è il vero passaggio che ti rende artista. Ci tengo perché dopo Sanremo sarò più rodato e più esperto. Porterò qualche pezzo vecchio e qualcosa di nuovo, sarà incredibile».Che musica ascolti? «Mi piace il rap e quando è arrivata la maga ondata della trap mi sono lasciato trasportare. Ma con l’aiuto della mia famiglia ho recuperato il cantautorato italiano, le canzoni di Sanremo e una parte di pop e rock che arriva dall’Inghilterra perché mia mamma è di Manchester. Lei spingeva per i Beatles, i Queen, gli Oasis. Mio padre invece per Zucchero, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè. Io mi colloco nel mezzo che per me rappresenta il pop di oggi: scrivere dei bei concetti con le sonorità contemporanee». Come sei arrivato dal calcio alle canzoni? «A 16 anni ero nelle giovanili del ChievoVerona che era in serie A, poi sono tornano a Treviso, giocavo nell’eccellenza. All’università ho smesso col pallone perché mi sono reso conto che avevo meno tempo, mi ero fatto male, erano subentrate altre cose tra cui la musica. Durante la pandemia mi annoiavo molto e scrivere è diventata una via di fuga. Ora è il mio futuro». Parteciperai al FantaSanremo?«L’ho sempre fatto da prima che diventasse mainstream. Sì, starò al gioco e spero di dare grandi soddisfazioni a chi mi metterà in squadra».
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