2025-05-01
Investitori mollati al buio da Sánchez
Figuraccia al summit del 28 aprile organizzato per attrarre finanziatori, finiti nel caos e bidonati dal socialista. Polemica sul Piano di sicurezza energetica, scaduto nel 2017.La notizia è passata in secondo piano, molti quotidiani anche italiani hanno preferito sorvolare sulla figuraccia di una Spagna che organizza il primo forum internazionale per attrarre investitori legati alle politiche green, più di 100 incontri bilaterali, e si trova a mandare via i manager nel blackout completo. Lunedì, giorno in cui milioni di spagnoli sono rimasti senza energia elettrica anche per 14 ore, nel caos di comunicazioni telefoniche e Internet collassate, mentre treni, metro, aerei subivano un lunghissimo stop e le auto circolavano impazzite con semafori spenti, a Madrid si celebrava l’Invest in Spain summit. Organizzato da Icex, ente pubblico nazionale la cui missione è promuovere l’internazionalizzazione delle aziende spagnole e gli investimenti esteri, accoglieva i dirigenti di oltre 75 aziende del settore automobilistico, tecnologico ed energetico di 25 Paesi. «Per discutere delle opportunità di business nel mercato spagnolo, principalmente nei settori strategici legati alla transizione verde e digitale», informava il governo. «L’incontro, che mirava a rafforzare l’immagine della Spagna come “destinazione affidabile per gli investimenti internazionali”, si è concluso in un contesto sconcertante», scrive Diario Socialista, quindi non un organo di opposizione al governo Sánchez. «C’erano ceo di multinazionali che usavano le torce dei loro cellulari per vedere […] Alcuni dirigenti hanno scelto di abbandonare l’evento prima». Il summit, inaugurato nelle prime ore della mattinata da re Felipe VI quando ancora non si era verificato l’«apagón», come è chiamato il blackout cominciato alle 12.33, doveva essere chiuso dal premier, che invece non si è fatto vedere negli incontri programmati con i dirigenti di alcune aziende, secondo quanto aveva annunciato dal ministero dell’Economia. Certo, l’emergenza nazionale lo richiedeva alla Moncloa, ma se consideriamo che i comunicati ufficiali furono ben pochi e il primo ministro ha atteso le 18.01 prima di parlare agli spagnoli, Sánchez doveva trovare il modo per dare un saluto ai ceo (il 30% delle aziende proveniva dagli Stati Uniti, quindi incontri particolarmente importanti) e salvare la faccia davanti a centinaia di possibili investitori esteri. Invece, il Forum è stato desolatamente interrotto, riprenderà prima dell’estate ha fatto sapere l’esecutivo. Intanto, l’immagine di una Spagna virtuosa che punta sulle rinnovabili e non vuole più alcuna centrale nucleare attiva, è stata incrinata dal comportamento del governo socialista. Il blackout di lunedì si è verificato senza la protezione o la certezza di un piano di sicurezza energetica. L’ultimo, approvato dal governo di Mariano Rajoy nel 2015, era scaduto nel 2017. Nel novembre 2020, i dirigenti del Psoe e di Podemos concordarono di avviare il processo di elaborazione della nuova Strategia per la sicurezza energetica. «La situazione attuale, segnata dalla transizione ecologica, unita all’emergere di nuove e continue minacce al paesaggio tradizionale, rende di vitale importanza avere una nuova strategia specifica nel campo della sicurezza energetica», pubblicava il Boe, la Gazzetta ufficiale della Spagna, citando una disposizione del Consiglio di sicurezza nazionale (Csn) di iniziare a redigere il nuovo piano. L’annuncio specificava che la nuova strategia per la sicurezza energetica avrebbe dovuto servire a «diversificare le fonti energetiche, garantire la sicurezza dei trasporti e dell’approvvigionamento e promuovere la sostenibilità energetica», e lasciava il progetto nelle mani del Dipartimento per la sicurezza nazionale della presidenza del governo, che avrebbe dovuto coordinare il lavoro di un comitato tecnico e di un comitato di esperti indipendenti, per poi condensare le loro conclusioni in un rapporto finale.L’impegno preso non è stato rispettato. Sono state messe a rischio vite umane, il Paese è stato tagliato fuori dalle comunicazioni e si è creata un’immagine negativa per gli investitori stranieri.Ieri, comunque, Beatriz Corredor, ex ministro socialista e attuale presidente di Red Eléctrica (Redeia), la filiale responsabile della gestione dell’infrastruttura elettrica, in un’intervista a Cadena Ser ha sostenuto che il sistema spagnolo «opera con le più rigorose misure di sicurezza in tutta Europa», che il blackout di lunedì «non si ripeterà», ma che «il rischio zero non esiste». E ha escluso di presentare le dimissioni, come si sta ventilando visto lo scontro con Sánchez che sottolinea la «responsabilità degli operatori privati», quindi anche di Redeia (società con partecipazione pubblica al 20%) per il massiccio «apagón». La portavoce del governo Pilar Alegría, dopo l’ultimo Consiglio dei ministri si è detta orgogliosa della «rapida reazione» al blackout. Sono state affrontate molte situazioni «assolutamente senza precedenti», ha dichiarato, «difendendo sempre l’interesse generale dei cittadini» e i risultati «ci sono». Il passaparola, a ogni livello, è difendere a ogni costo le energie rinnovabili.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)