2021-03-05
La sanatoria flop che non ha sanato nessuno
Teresa Bellanova (A.Ronchini/Getty Images)
Per velocizzare il condono dei clandestini voluto da Teresa Bellanova il Viminale mise a disposizione ben 30 milioni di euro. Ma oggi i dati mostrano che il 95% delle pratiche non è stato neppure esaminato. E circa 200.000 migranti sono rimasti nel limbo.Nel decreto Rilancio, al fine di velocizzare le pratiche, furono stanziati addirittura 30 milioni di euro. L'articolo 103, comma 23, del testo pubblicato in Gazzetta ufficiale era chiarissimo in proposito: «Per consentire una più rapida definizione delle procedure [...] il ministero dell'Interno è autorizzato a utilizzare per un periodo non superiore a mesi sei, tramite una o più agenzie di somministrazione di lavoro, prestazioni di lavoro a contratto a termine, nel limite massimo di spesa di 30.000.000 di euro per il 2020». Le «procedure da definire» con rapidità erano quelle per la regolarizzazione dei migranti prevista dalla sanatoria tanto voluta da Teresa Bellanova, già ministro dell'Agricoltura. Bisognava muoversi, fare in fretta, correre: gli stranieri dovevano essere dotati di permesso di soggiorno nel tempo di un respiro. Dopo tutto, il condono per clandestini ci era stato venduto come una misura assolutamente necessaria: a causa dell'emergenza Covid, la manodopera straniera da impiegare nel settore agricolo era venuta a mancare, e il governo non aveva trovato di meglio, per colmare il vuoto, di imbarcare gli irregolari. Ci fu detto, dunque, che bisognava sbrigarsi. Che non si poteva aspettare un secondo di più senza che i clandestini fossero messi in regola. Non servirono a niente le proteste delle associazioni di categoria degli agricoltori, non furono ascoltati gli inviti a seguire altre strade (ad esempio assumere i percettori di reddito di cittadinanza). La Bellanova voleva la sanatoria, e sanatoria fu. Fin dall'inizio si è capito che il fallimento era garantito. Il nostro giornale lo ha scritto più volte, e di recente siamo tornati a esaminare le conseguenze di quel provvedimento in Lombardia. Ora, però, ci sono alcuni dati in più. Non provengono da chissà quale organo sovranista, bensì da un dossier realizzato dagli organizzatori della campagna Ero straniero, dunque da tifosi delle frontiere aperte. Costoro hanno richiesto un accesso agli atti e hanno ottenuto i dati ufficiali del Viminale, delle questure e delle Prefetture. La scoperta che hanno fatto è inquietante, come ben ha riassunto ieri Fanpage.it. Sentite qua: «Al 31 dicembre 2020, delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103, comma 1, del decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020), in tutt'Italia erano stati rilasciati soltanto 1.480 permessi di soggiorno, cioè lo 0,71% del totale». Non è tutto: «Al 16 febbraio 2021 risulta che solo il 5% delle domande è giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6% è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso di soggiorno. In circa 40 prefetture, distribuite su tutto il territorio, non sono state avviate nemmeno le convocazioni». Significa, in buona sostanza, che circa il 95% delle domande di regolarizzazione presentate dagli stranieri non sono nemmeno state esaminate. Avanti di questo passo, per processarle tutte ci vorranno più o meno cinque anni. Ecco il frutto del provvedimento tanto auspicato da Italia Viva e dal suo ministro. «Ci sarebbe da gioire se non fosse che ancora una volta questo ci racconta della improvvisazione e della inadeguatezza della Bellanova», dice Andrea Delmastro di Fratelli d'Italia. «Paradossale è poi che la Bellanova, mentre il governo erogava tardivamente la cassa integrazione ai lavoratori italiani, avesse messo a bilancio 30 milioni di euro per assumere personale a tempo determinato per velocizzare le pratiche della sanatoria». Già: si correva sulle pratiche dei clandestini, ma non su quelle Inps. E oggi ci troviamo a esaminare il risultato: più o meno 200.000 irregolari ancora sospesi nel limbo. Gente che non si è rivelata utile per il settore agricolo e non è nemmeno riuscita a emergere dal nero. Un grande successo, non c'è che dire. Sarà per questo che Teresa Bellanova è stata premiata con l'incarico di viceministro delle Infrastrutture.
Beppe Sala (Getty Images)
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)